sabato 31 luglio 2021

E ho provato anche una Harley Pan America!

Sono sincero: non avrei mai pensato di mettermi a cavallo di un Harley Davidson; men che meno, poi, su questa che è l'emblema di un cambio epocale, alla ricerca di nuove opportunità di mercato.
Mentre ero in officina per il tagliando alla mia Stelvio mi è stato proposto di provarla e ho accettato.
 
 
Come sin dall'inizio si disse, l'estetica è sicuramente di quelle che colpiscono: in positivo o in negativo, ma rimane impressa. Devo dire che dopo la sensazione di bruttezza che ebbi ai primi tempi, poi bene o male mi ci sono abituato: non è bellissima, oggettivamente, ma ha una sua personalità
Ho provato la versione top, coi cerchi a raggi e i fari adattivi.
Non avevo mai guidato una moto con così tanti cavalli: siamo a 150. La moto si accende col sistema keyless. Appena salito in sella ho trovato azzeccata per me la posizione di guida, con la giusta distanza del manubrio dal busto. Anche l'altezza della sella non mi ha creato imbarazzo. Sulla Valassina, un tratto di superstrada veloce, ho tenuto la mappa più sportiva (credo si chiami "Sport") e quando si apre il gas si sente la spinta, eccome! Però l'erogazione è sempre lineare e progressiva: non strappa le braccia. Ho apprezzato questa caratteristica. Il parabrezza è regolabile a mano, in marcia, con una leva: l'ho tenuto alto e ho ravvisato una buona protezione, pur non essendo esso di dimensioni particolarmente estese. Anche la visibilità posteriore attraverso gli specchietti è ottimale.
 
 
Ho poi lasciato la superstrada per cercare almeno qualche tratto collinare. La maneggevolezza mi ha sorpreso. Intanto non sembra di essere su una moto dal peso comunque importante; inoltre tra le curve si è rivelata davvero agile e maneggevole: si sposta da una parte all'altra senza sforzo. Mi ha ricordato la mia KTM 790 ADV, che pure pesa molto meno. un altro aspetto che mi incuriosiva era verificare il calore del motore: ebbene, in marcia non si avverte minimamente; una volta fermi, ovviamente qualcosa sotto la coscia destra si sente, ma ho percepito molto più calore salire dai bicilindrici Triumph 1200 della Thruxton e della Scrambler 1200. In generale quindi una moto che sul piano del motore e della ciclistica mi ha sorpreso in positivo. Anche il display TFT mi è piaciuto: i dati sono ben distanziati fra loro, si trovano facilmente e non è troppo affollato: questo permette di trovare ciò che si cerca senza distogliere troppo lo sguardo dalla strada. La freccia rossa indica l'indicatore della funzione che abbassa ed alza il mono posteriore elettronicamente al momento in cui la moto è ferma. la "S" rossa indica la mappa motore attiva in quel momento.
 
 
La sella mi è piaciuta: è sdoppiata e sagomata in modo da non essere troppo larga tra le gambe, a tutto vantaggio della maneggevolezza. 


Per venire agli aspetti che mi hanno lasciato perplesso, ce ne sono vari, legati sia alla qualità delle finiture in generale, sia ad alcune soluzioni progettuali adottate.
 
Leve: sono di rifinitura diversa: quella del freno ha la superficie liscia, quella della frizione granulosa; anche le rotelline che ne regolano il distanziamento sembrano fatte di materiale differente. La sensazione è di poca cura nella rifinitura.



Parabrezza: è montato su due staffe davvero esili, che danno un senso di debolezza. A forza di utilizzarlo, non so se dura molto. Tra l'altro uno dei nottolini che sono sulle staffe tocca la faccia interna del parabrezza, di fatto scheggiandolo subito.
 
 
Carena anteriore: è di plastica ed è fissata con 4 perni a pressione. A parte il fatto che è in plastica, un meccanismo simile rende facilissimo a un malintenzionato portare via il pezzo.


Cavalletti: quando la moto è sul centrale, non è possibile tirare su il cavalletto laterale, perchè urta contro il centrale.


Blocchetti: i comandi sono tantissimi ed affollatissimi. Trovare il pulsante giusto coi guanti non è così diretto e questo distoglie dalla guida per abbassare lo sguardo verso i comandi. Secondo me i pulsanti e la loro disposizione andrebbero razionalizzati e ridotti.
 
Paramani: la parte esterna e fissata a pressione, con degli attacchi a forchetta che si inseriscono sull'estremità della manopola: soluzione che  ame pare dozzinale.
 

 
Altri dettagli danno un senso di provvisorietà e scarsa attenzione alle finiture.
Il canale centrale sul serbatoio appare fatto di una plastica molto sottile, poco stabile e apparentemente soggetta a scolorirsi doppo poco tempo.

Il serbatoio dell'olio freno posteriore sembra piazzato là un po' a caso.

In definitiva, la sensazione è positiva, ma sembra quasi che la messa sul mercato sia stata frettolosa, senza che siano stati valutati (..o sistemati..) alcuni aspetti che invece su una moto comunque di valore e che deve entrare in concorrenza con altri mostri sacri del segmento cosiddetto "enduro stradale" ci si aspetta siano esenti da critiche. Vedremo cosa riserva il futuro a questa moto.

Nessun commento:

Posta un commento

Apprezzamenti, consigli e critiche costruttive sono benvenuti!

I post più cliccati