sabato 27 novembre 2021

Al Santuario della Madonna del Sasso, fine Novembre 2021

Ho voglia di mettere in giro il 790, ma mi avvio senza realmente sapere dove andare. Vado verso ovest, dal momento che sembra una situazione meteo meno incerta. Tuttavia, come d'abitudine, non faccio a meno dell'abbigliamento antipioggia e anche di un paio di guanti e di un collare antivento aggiuntivi: in caso di pioggia, l'esperienza insegna che potrebbero fare comodo. Lascio la superstrada che porta  a Malpensa all'uscita di Oleggio e scendo verso il ponte di ferro sul Ticino. Si entra in Piemonte. Prima il falsopiano dopo il ponte e poi due belle curve in salita e imbocco la strada che porta verso Varallo Pombia e il Lago Maggiore. Solo che svolto prima, sulla sinistra, perchè guidando mi è venuta voglia di andare verso la Valsesia seguendo la SP32 in direzione di Gattico e Borgomanero. Poi salgo verso Gozzano. Scatto una foto: mui aiuta a ricordare dove sono passato.


Mi faccio la SP76 "Cremosina" verso Pogno. Piccola sosta, con uno sguardo al cielo, che effettivamente non sembra promettere nulla di buono.

Comunque proseguo, perchè la strada è piacevole. Mi porta fino a Borgosesia. Ammetto che la topografia di queste parti non riesco proprio a stamparmela in testa: senza navigatore, che mi limito a seguire pedissequamente, dovrei fermarmi ad ogni incrocio per capire dove andare. Se mi sentissero i miei amici novaresi.... per loro questo è il cortile di casa per le scorribande in moto del fine settimana.

Giro un po' per Borgosesia, passo il ponte sul fiume, ma non so darmi un altro obbiettivo. Ma mi viene in mente che c'è un posto, sul Lago d'Orta, che mi ha incuriosito dalla prima volta che l'ho notato. Accosto, imposto il navigatore e ritorno sui miei passi percorrendo a ritroso la via Cremosina. E' anche l'occasione per fare qualche curvetta, seppure la temperature rigida e, soprattutto, il fondo stradale umidiccio, non invitino a sollecitare troppo le gomme. 

Ripasso da Pogno e svolto a sinistra (ci sono chiare indicazioni, comunque..) sulla SP47 e poco più avanti mi si para davanti quella che ho deciso essere la mia meta. Su uno sperone granitico a strapiombo si staglia contro il cielo grigio e nuvolo il profilo del Santuario della Madonna del Sasso.

Provo solo a immaginare che razza di impervio percorso si debba fare per raggiungere la sommità. A dire il vero, neppure sono sicurissimo che si possa salire fin lassù con la moto. Comunque proseguo sulla SP47 e poi sulla SP46: vediamo cosa mi aspetta. Un bivio con le indicazioni mi fa imboccare una strada in salita, a sinistra. Ci sono tornanti e la pendenza è anche discreta, ma il tracciato è guidabile e ci sono anche alcuni falsipiani che consentono di distogliere l'attenzione dalla strada per lanciare uno sguardo al panorama. Una rotonda, un sentierino isolato che digrada leggermente, ed ecco uno slargo, alle spalle del Santuario. Ci sono arrivato!!!!

L'area è deserta: non c'è anima viva. Lascio la moto e scendo alcuni gradini in pietra che mi portano sul fianco del Santuario, dove è posizionata l'iscrizione che ricorda la data di completamento della chiesa.

Il complesso sacro è stato edificato a partire dai primi anni del 1700. Sono arrivato dal sentiero alla sinistra e mi sono trovato nel giardino che discende verso lo strapiombo. Da qui posso osservare la chiesa, il campanile e la canonica attigua.


Ecco l'interno del Santuario, in stile Barocco come si usava al tempo.


Dando le spalle alla chiesa e camminando sul parato del piazzale, si arriva al muretto che si affaccia sul Lago d'Orta. La vista spazia veramente a 180°: di fronte abbiamo il Sacro Monte con Orta S. Giulio e l'isola di S. Giulio, sovrastati dal Mottarone. Non è un caso che questo punto panoramico sia chiamato "balcone del Cusio".

Volgendo lo sguardo a sinistra: le Alpi sullo sfondo e, semicoperta, in fondo al lago, Omegna, estremità settentrionale del Lago d'Orta. In primo piano l'imbarcadero di Pella. In lontananza sembra che un raggio di sole squarci il cielo scuro di nuvole.

Devo ammettere che staccarmi da questa meravigliosa vista non è facile. Mi trattengo ancora un po', prima di riprendere la discesa verso il lago. Una volta giù, seguo di nuovo per Gozzano e mi immetto nuovamente sulla SP229 per andare verso nord, lungo la sponda orientale del lago, quella che avervo di fronte guardando dal Santuario. Questo tratto di lungolago è guidato e filante, molto divertente. Anche nella bella stagione non è frequentatissimo, a differenza degli altri laghi circostanti: questo è un aspetto che me lo fa apprezzare ancora di più. Belle curve sinuose, alcune in discesa, belle tonde, un paio di bivi che mi porterebbero verso Ameno e il Mottarone, una discesa ancora e una rampa finale di alcune centinaia di metri mi conducono alla rotonda che si trova proprio accanto a Villa Crespi, con la sua inconfondibile architettura. Attualmente ospita anche il ristorante dello chef Cannavacciuolo.

E' quasi passata l'ora di pranzo. Il languore aumenta, ma non mi fermo certo da Cannavacciuolo: mi accontento di un pub che si trova di fronte. Un bell'hamburger abbondante, al piatto, una fresca birra media, e mi sento ristorato. Le giornate ormai sono corte: come si vede, sul lago comincia ad affacciarsi la luce del tramonto. Saranno passate le 3 del pomeriggio da poco meno di una mezzoretta.

Riprendo la strada verso Arona, poi Varallo Pombia e il Ticino. Arrivo a casa sul far della sera, con 300 km in più sulla moto e con un bel senso di ristoro. 

Ecco il giro di oggi: Madonna del Sasso e Lago d'Orta

Girare con la bella stagione è un'altra cosa, ma anche questi che potrei definire "giretti" invernali danno la possibilità di dedicarsi a scoprire luoghi magari vicini, ma meno noti. E comunque farsi una guidata almeno nel fine settimana è un bel toccasana che aiuta a distrarsi dalla routine quotidiana. A fine novembre il 790 Adv ha su 9.369 km.



domenica 21 novembre 2021

La Salama da sugo a Bondeno con lo Stelvio Club

Partenza con calma al mattino, con una temperatura bella rigida. Del resto in questo periodo bisogna prendere quello che passa il convento. alla fine dei conti lo scopo è quello di passare una bella serata con gli amici del Moto Guzzi Stelvio Club. Sono mesi, forse quasi 1 anno, che si sta pianificando questo incontro, poi rimandato nell'autunno del 2020 a causa della recrudescenza che allora si ebbe nei numeri della pandemia. Finalmente le condizioni sono più favorevoli e non mi perderei per nulla al mondo questa occasione per rivedere tanti amici!
Pochi km sulla Paullese e mi rendo conto che il faro sinistro della Stelvio non funziona. Lo dimostra anche la condensa che si è formata nell'alloggiamento del faro, dovuta al mancato calore della lampadina.
 

So come intevenire per cambiare la lampadina, ma soprattutto... HO LA LAMPADINA DI RICAMBIO! Questo mi rende un po' orgoglioso, a dire il vero: la porto sempre e rendersi conto che essere stati previdenti è servito è sempre una bella sensazione!

Devo armeggiare un po', dietro il faro, sotto il quadro degli strumenti, perchè la posizione non è proprio agevole. E' anche freddo e le mani sono poco sensibili. Alla fine comunque risolvo il problema: gli occhi della Stelvio sono di nuovo due!

Riprendo la mia strada attraverso le pianure padane: non ho fretta e mi piace l'idea di passare anche da Mantova. Nei pressi di Palazzo Te una vecchia locomotiva, ottimamente restaurata dall'Associazione Veneta dei treni storici nel 2009, fa bella mostra di sè.

Memore di alcune immagini di Mantova adagiata sul Mincio, che forse risalgono a quando venni qui in gita scolastica tantissimi anni fa, vado a cercarmi un punto da cui quegli scorci possano essere visibili. Percorro il periplo della piccola penisola al centro dell'ansa e passo il fiume Mincio attraverso il Ponte di S. Giorgio: dalla sponda del Lago Inferiore riesco a fare una foto soddisfacente.

Continuo il mio viaggio lungo la SP482 che mi porta nei pressi del ponte sul Po ad Ostiglia. Decido di passarlo per portare la Stelvio a Revere. Ero stato qui in occasione del pranzo di  Natale 2016 con gli amici Stelvisti, organizzato su un pontone ormeggiato proprio sul fiume. Ecco il centro del paese.

Ed ecco le zone sulle sponde del Po, che erano di pertinenza del circolo canottieri di Revere.

Vista malinconica e suggestiva.

Arrivo e mi sistemo nel B&B che l'amico Igi ha riservato. Faccio un giro del paesino di Bondeno, visito la cattedrale, quattro passi nel centro. Ecco una mappa dei sentieri del Po: molto interessante, per orientarsi, ma anche per prendere spunto per dei giri futuri.

Nel frattempo arrivano Stefanone, da Monfalcone, e via via tutti gli altri: praticamente occupiamo i due bar di Bondeno per gli aperitivi. Grandi risate e tanta allegria per aver finalmente potuto rivederci dopo tanto tempo. Emilio, il Presidente, Alby, Brosima, LMammin addirittura da Bruxelles, CP, Italo e Antonella, Barabba; più tardi arriva anche Beppe, in moto; Dakama, Igi. Sicuramente dimentico qualcuno, ma è del tutto involontario. La serata passa tra risate e battute e un'ottima cena al ristorante Tassi: un'istituzione, qui in zona, per la salama da sugo, una delle specialità locali. Igi ha organizzato tutto meravigliosamente!

Al mattino la sveglia è nella nebbia, quanto di più caratteristico ci possa essere da queste parti e in questa stagione. La temperatura, in combinazione con la grande umidità, non è delle più miti.

In ogni caso, anche perdersi nelle strade di campagna, avvolti nella coltre di nebbia e nei suoni ovattati, ha qualcosa di suggestivo.

Una sosta tra i campi dissodati per sistemare meglio le bottigliette di Amaro Sibillla gentile omaggio di GEM che purtroppo non ha potuto essere presente.

Mi colpisce molto il contrasto tra il marrone scuro della terra e il bianco candido e misterioso  tutto intorno.

Per ora di pranzo sono a destinazione: anche stavolta il freddo non ha impensierito la Stelvio, che ha ormai superato i 135.000 km. Nel primo giro del 2021, a febbraio, nelle Langhe con Peo e Skyblue erano 115.000: siamo a 20.000 km percorsi quest'anno, di cui la grandissima parte da Luglio in avanti. Sono molto soddisfatto.

Quello che mi soddisfa meno sono i consumi, che da un paio di mesi sono tornati ad essere molto rilevanti, attestandosi intorno ai 15 km/L scarsi. Spero sia il freddo, che non aiuta i motori come questo, per di più raffreddati ad aria, ma farò sicuramente qualche verifica in officina alla prima occasione.


sabato 13 novembre 2021

Alla ricerca del sole verso la Raticosa e la Futa

Al mattino il risveglio è pigro e lento: del resto le previsioni non aiutavano a trovare le motivazioni per abbandonare il letto caldo per immergersi nella nebbia della pianura.

La Stelvio però risponde "presente!" quando vado a destarla, in garage. Accondiscendente e fedele, avvia il suo V90 e borbotta felice nell'umidità del mattino. Non so bene dove andrò a parare, ma mi metto in testa di dirigermi verso sud, fiducioso che la nebbia insista solo dalle mie parti. I km passano, ma tutto quel clima ovattato, che avvolge i campi neri e dissodati, non accenna a cambiare. 


Assorto nei miei pensieri (..la moto mi rilassa, per quanto ovviamente resti vigile...) mi ridesto che sono ormai ben oltre Modena! E finalmente la coltre di nuvole si squarcia e la luce comincia a riscaldare l'aria, ma anche lo spirito. Mi riattivo e la testa vaga alla ricerca di un obbiettivo per questa giornata, ora che lo sguardo può spaziare. Decido che sono andato abbastanza avanti da poter dirigere le ruote verso l'Appennino, tra l'Emilia e la Toscana.

Nei pressi di Casalecchio, alle porte di Bologna, mi avvio verso Sasso Marconi e e la statale della Val di Setta, fino a voltare a sinistra dove il traffico si dirada e si può cominciare a godere di un certo respiro. Eccolo, l'Appennino Bolognese! C'è una bellissima luce nel freddo del mattino, ed i colori sono molto nitidi e luminosi!

Belle curve, finalmente, ed arrivo a Monghidoro: ignoravo quale fosse stato il suo nome, in passato: Scaricalasino!

La strada che va verso la Raticosa è deserta: il bello di girare in questo periodo è che c'è pochissimo traffico e si può guidare più rilassati. Raggiungo il Passo della Raticosa.

Un centinaio di metri più avanti, nonostante non abbia incontrato nessuno salendo, è affollato di moto, come di consueto: è uno dei punti di ritrovo dei motociclisti bolognesi e toscani, che sostano prima di rientrare a valle, per prendere qualcosa al bar. Io rallento, ma visto l'affollamento preferisco proseguire: fatto 30, decido di fare 31 e raggiungo il Passo della Futa, qualche km più avanti. Ecco lo storico ristorante, in cima al passo, 200 metri prima della rotonda da cui si scende verso il Mugello.

Proprio il fatto che ci sia la trattoria mi convince a fare sosta e mangiare un boccone. Ci sono in sala alcuni avventori saliti fin quassù. Una rapida scorsa al menù mi fa propendere per quello che viene descritto come la specialità della casa: il pollo fritto. Francamente mi aspettavo qualcosa di più particolare: non mi entusiasma e anche mangiarlo è abbastanza complicato, perchè gli ossicini sono immersi nella pastella e se non si mastica con cautela si rischia di ferirsi la bocca. Ad ogni buon conto, non lascio nulla nel piatto e sono contento di aver messo qualcosa nello stomaco. Non voglio attardarmi troppo perchè le giornate cominciano ad accorciarsi e vorrei evitare di arrivare col buio, specie in questo periodo in cui non è rara la nebbia. Tornando indietro, per qualche ragione sbaglio percorso e prendo a destra, anzichè a sinistra. La strada mi porta verso valle con belle curve, mi godo veramente il tracciato, ma finisco nei pressi di Fontanèlice e seguo per Castel S. Pietro. Esco diverse decine di km a sud di Bologna: anzichè abbreviare, ho allungato di una quarantina di km!

Comunque la vista delle valli da Monghidoro spazia lontanissima, con la luce del pomeriggio che illumina l'Appennino Emiliano/Romagnolo.

Una volta sceso a valle, raggiungo Bologna e faccio benzina a Borgo Panigale, prima di mettermi in A1 e rientrare più svelto. Faccio in tempo a fermarmi a Reggio Emilia in un autogrill che raggiungo proprio appena cadono le prime gocce. Indosso l'antipioggia e proseguo senza grossi problemi. Anche oggi se fosse stato per il meteo sarei dovuto rimanere a casa, ma mi ritrovo ad essere contento della scelta fatta: da 0 km e giornata ad annoiarmi, a quasi 600. Soddisfattissimo!

Ecco qui sotto una schermata del giro che ho fatto: non so essere più preciso perchè le strade le ho prese un po' a caso, come venivano, orientandomi sommariamente col sole e aiutandomi col nome di qualche paese che conoscevo.



sabato 6 novembre 2021

Valcava, Zambla e Presolana a novembre 2021

Genericamente ruote a nord, dove nei pressi di Lecco prendo a destra in direzione di Calolziocorte, località celebre per la presenza del Castello dell'Innominato, di manzoniana memoria. Continuo verso le zone in provincia di Bergamo: SP179 che sale verso Torre de' Busi. In questa stagione in cui si deve cominciare a stare un po' lontano dalle montagne per ragioni legate alle condizioni delle strade, alle temperature, al meteo spesso sfavorevole, le curve in moto diventano quasi un miraggio. Quindi quando si presentano le occasioni, con queste giornate stupende, ogni curva è fonte di godimento doppio! Mentre salgo incrocio due motociclisti che scendono e che mi fanno dei cenni: mi sembra di capire che ci sono problemi di circolazione e tocca tornare indietro. 

In effetti, proseguendo, trovo una serie di auto incolonnate. La strada è abbastanza stretta, quindi non è proprio agevole risalire la coda. Sono tutti fermi e sono scesi dalle auto. Smonto dalla moto e 200 metri più avanti capisco la ragione dell'incolonnamento: c'è il senso alternato per via di alcuni lavori di messa in sicurezza del costone che è tagliato dalla strada. Dopo qualche minuto riceviamo il via libera dagli operai e si riparte. Alcuni tornanti portano a salire di quota abbastanza rapidamente e questo permette di godere di una splendida vista sui laghi di Arlate, Annone e Pusiano. Fanstastiche anche le Alpi innevate sullo sfondo.

La salita verso il Passo di Valcava, a 1.200 metri di altitudine, dura una ventina di minuti (al netto delle soste forzate..) e si raggiunge uno slargo. C'è modo di parcheggiare la moto e, volendo, di mangiare un panino acquistato in un baracchino. Preferisco però fare due passi in salita, sulla collina, dove svetta una gigantesca antenna per telecomunicazioni.

Certo non si può fare a meno di osservarla, ma per fortuna girandosi verso l'altro versante della valle si gode di una meravigliosa vista panoramica: giudicate voi se non merita di restare ad ammirare  questo spettacolo delle montagne bergamasche.

La discesa verso la Valle Imagna e Almenno è lunga e piena di bei tornanti: peccato solo che è in ombra. Visto che ci sono, mi metto in mente di dirigermi verso il Passo Zambla, in direzione di Sedrina, Zogno e Serina sulla SS470 della Val Brembana e la Strada Provinciale 27. Poi inizia la salita e le curve, di nuovo, in direzione di Oltre il Colle. Raggiungo il passo di Zambla con la vista sulle Alpi Orobie Bergamasche. La giornata continua ad essere radiosa, anche se le temperature sono "montane": del resto siamo oltre i 1.200 metri di altitudine.

La discesa dal Passo Zambla è lunga, con molti tornanti secchi e chiusi finchè la SP46 si immette sulla SS671 della Val Seriana nei pressi di Ponte Nossa. Passando da Clusone, la strada sale verso Bratto e con un'altra serie di belle curve arriva al Passo della Presolana. siamo sempre sui 1.200 metri di altitudine.

Devo dire che si è fatta una certa ora e non ho ancora pranzato. Vado un po' in giro per la zona, alla ricrca di una trattoria, ma essendo passata l'ora, anche a Bratto, più a valle, non trovo nulla. Risalgo allora verso il passo e mi faccio bastare un panino col formaggio tipico della valle, con una birra. Quello che mi giova di più è il sole pomeridiano che per una ventina di minuti batte proprio nel punto dove si trova il mio tavolo. Essendo un po' infreddolito, mi tratterrei anche oltre, ma il sole scende dietro il monte. E' tempo di risalire in sella e di tornare a casa. 

Alla fine il giro di oggi è stato pressappoco questo: Passo Valcava-Passo Zambla-Passo della Presolana

Il 790 ha fatto i suoi primi 9.000 km.


I post più cliccati