domenica 31 ottobre 2021

Salita autunnale allo Stelvio

E' cambiata l'ora, questa domenica mattina: si dorme un'ora in più! Almeno in teoria! Siccome il guzzista alle 6 del mattino, orario nuovo, ha già gli occhi aperti, dopo aver capito che Morfeo non ha nessuna intenzione di riprenderselo decide di saltare in sella alla Stelvio. In questi giorni le previsioni non lasciano molto spazio all'ottimismo, ma ormai da molto tempo ho deciso che non voglio farmi influenzare dal meteo: troppe volte è successo di aver passato delle giornate a rimpiangere di non essere uscito dopo che avevano dato brutto e invece il cielo era più che accettabile!

Mi metto in A4 fino a Seriate e poi, dopo un tratto di tangenziale, mi incanalo sulla SS42 del Tonale. 

Nota: questa è una strada a scorrimento veloce, che sulla carta dovrebbe consentire di raggiungere Edolo da Bergamo in grande rapidità. Tuttavia, anche se si è in moto, nei mesi dalla primavera all'autunno nei fine settimana è sempre intasata da colonne di auto e camper (..e anche da tante moto che rendono il traffico ancora più caotico..) dirette al lago o in montagna, e in inverno è intasata dalle auto di chi va a sciare. Quindi è bene mettere in conto notevoli perdite di tempo.  Questo periodo è, forse, uno dei pochi in cui effettivamente si riesce a percorrerla nei giusti tempi.

Costeggio il lago di Endine: con il cielo coperto e le acque piatte c'è un'atmosfera un po' malinconica, ma molto suggestiva. Perdo alcune occasioni per poter scattare delle belle foto, ma all'ennesimo slargo che trovo a bordo strada accosto per immortalare lo scenario.

Si susseguono numerose gallerie, anche molto lunghe: questo fa certo guadagnare molto tempo rispetto al passato, ma si deve rinunciare ad ammirare ampi tratti della bella Val Camonica. Passo oltre il bivio dove si sale al Passo del Vivione, verso Schilpario: sono stato solo una volta lassù, perdipiù salendo dall'altro versante, quello di Clusone, ma conservo sempre un ricordo molto vivido di quella giornata. Tuttavia non mi è mai tornata la voglia di rifarlo: la discesa verso la Val Camonica è bella, ma trovai la salita dal lato di Clusone molto stretta già a farla con la Bonneville, figuriamoci con la Stelvio con tanto di valigie. Proseguo e la strada diventa anche più piacevole e curvosa già prima di arrivare ad Edolo. Sono in dubbio: vado a destra verso Ponte di Legno e il Passo del Tonale e magari Val di Sole, Val di Non e Passo Mendola? O vado a sinistra? 

Scelgo di andare a sinistra: poi, una volta in Valtellina, vedremo quale direzione prendere. Finalmente curve e salita! La SS39 del Passo dell'Aprica è molto divertente e la Guzzi va su che è una bellezza: mi sorprendo a constatare che sembra ancora meglio della 790ADV come stabilità di percorrenza della traiettoria impostata e come progressività di cambio degli equilibri quando si passa da un lato all'altro. Forse per la prima volta ho percepito di persona il concetto di "anteriore granitico" di cui tante volte ho sentito parlare da amici che hanno la Stelvio: la forcella Marzocchi da 50 è veramente fantastica!

In cima al passo c'è un grande affollamento di vacanzieri: per fortuna non ho incontrato traffico a salire. Qualche minuto perso per dei lavori che prevedono un semaforo e il senso unico alternato e mi avvio per la discesa verso la Valtellina. Si arriva all'innesto di Teglio dopo tanti bei tornanti. Già ora, a fine ottobre, avere la possibilità di goderseli su strade asciutte e pulite è un bel regalo. 

La SS38 dello Stelvio non è per niente trafficata, tranne un piccolo incolonnamento per attraversare Tirano. Poi si allarga e diventa filante e rapida fino a Bormio.

Mentre attraverso Bormio non so ancora dove andare: Livigno vorrebbe dire poi Passo della Forcola e magari Svizzera e Passo Bernina, con rientro da St. Moritz e Passo Maloja verso Chiavenna; S. Caterina Valfurva vorrebbe dire Passo Gavia.

Seguo Livigno e la strada subito si inerpica con belle curve, ma ancora all'interno della parte alta di Bormio. Poi si arriva nei pressi di un tornante: a sinistra si va a Livigno, seguendo il tornante sulla destra si va al Passo dello Stelvio. Pochi istanti, per fare mente locale e cercare la convinzione. Mi va di provarci, perchè è l'ultima occasione di sicuro, per quest'anno: vada per lo Stelvio! Il traffico è praticamente inesistente per lunghi tratti. Di tanto in tanto incrocio i pulmini delle scuole sci e degli sci club diretti verso valle, mentre tutto intorno, sotto un cielo decisamente plumbeo, le foreste sulle pareti delle gole assumono i toni delle colorazioni autunnali. Non ho modo di fermarmi senza che questo possa risultare di intralcio ad altre eventuali vetture che dovessero sopraggiungere, quindi proseguo: ma è bello guardarsi intorno. Salendo, chilometro dopo chilometro, la temperatura si abbassa e gran parte della salita la percorro con 6-7 gradi. Certo, non è prioprio estate, ma tutto sommato si gestisce abbastanza. Ho regolato a metà della potenza le manopole riscaldate, ma indosso ancora i guanti traforati estivi: per ora non avverto disagio.

Dopo qualche chilometro mi trovo a raggiungere un suv e un furgoncino che, naturalmente, mi rallentano, ma non ho alternative: non c'è proprio spazio per sorpassarli tra un tornante e l'altro. A dirla tutta, mi fanno anche un po' comodo perchè lascio che sia la vettura in testa a scoprire eventuali mezzi che impegnano i tornanti scendendo in direzione contraria. Sono tornanti molto chiusi, e non sempre si riesce a vedere se ci sia qualcuno che scende: con una moto pesante, ad andatura molto bassa, se non si fa attenzione si rischia di "stallare" e di doverla appoggiare in terra. Per questa ragione, potendo leggere con debito anticipo qual è la situazione davanti a sè, si può regolare l'andatura, la marcia e la traiettoria migliore per evitare quella antipatica situazione. Mentre l'ascesa continua, entriamo in una nuvola e si vede veramente poco: per fortuna ho le auto davanti a me che si rendono visibili a chi scende. Da questo momento in poi la temperatura scende molto, e si aggira tra 4 e 1 grado: si accende la stellina di neve sul quadro della moto. Al piccolo slargo, nei pressi del bivio tra la Svizzera e lo Stelvio, parcheggio la moto accanto a una camionetta della Guardia di Finanza che fa servizio di sorveglianza. E' il momento buono per cambiare i guanti: l'esperienza mi ha insegnato che è sempre bene averne di ricambio e nella valigia ho un paio di guanti invernali, imbottiti, impermeabili e in pelle. Prima, però, scatto un paio di foto per immortalare il contesto. A sinistra si va verso la Svizzera e il Passo Umbrail.

In direzione della casetta con le finestre azzurre si sale per gli ultimi 2-3 chilometri di tornanti per il passo Stelvio.

Che bel sollievo i guanti invernali!!! Ora si che si sta meglio! Vado dritto, verso lo Stelvio: ci sono, non posso non andarci! Gli ultimi tornanti, passo accanto all'Albergo "Folgore" e raggiungo i 2.757 metri del Passo Stelvio. C'è la neve ammucchiata un po' ovunque e un certo via vai di sciatori che mi guardano con un'aria tra il sorpreso e l'incuriosito

Faccio un po' il punto. Sono più o meno le 13. Tornare indietro può voler dire che al bivio poco più in basso (dove ho fatto la foto prima..) posso andare verso la Svizzera, l'Umbrailpass e l'Ofenpass, per poi passare Zernez e tornare in Italia o dal Bernina, o da St. Moritz e il Passo Maloja e il lago di Como; o posso proseguire dritto, oltre il passo, e discendere dal versante altoatesino verso Merano. In entrambi i casi, c'è molta molta strada per tornare verso casa e bisogna anche fare i conti col tempo a disposizione: le giornate si sono molto accorciate e una cosa è percorrere la parte finale del giro su strade sicure e "urbane", un altro trovarsi nell'incipiente oscurità ancora fuori da contesti popolati. Il passaggio dalla Svizzera probabilmente comporterebbe questo secondo scenario, senza contare che non conosco la situazione meteo dalla parte della val Mustair e dell'Engadina, nè sul Bernina. Sulla base di queste considerazioni, decido che la scelta più saggia è di rimanere in Italia e mi avvio per la discesa altoatesina. 300 metri a valle del passo c'è uno slargo e posso scattare qualche foto. Qui si vedono gli impianti di risalita.

Dall'altro lato invece si ammira la vallata, con i famosi tornanti che si susseguono per chilometri verso Trafoi e Prato allo Stelvio. E' una vista davvero mozzafiato per la sua grandiosità. Non amo particolarmente venire quassù, perchè soprattutto nella bella stagione è pieno di traffico e invece di goderti la guida o il panorama, devi solo pensare a tenere sotto controllo chi ti precede e chi arriva in senso contrario. Invece in questo periodo, se il clima lo consente, il traffico è inesistente e ci si può soffermare su quanto di meraviglioso l'ascesa e il luogo sanno offrire.

La Stelvio snocciola i tornanti uno dopo l'altro. La strada presenta diversi punti dove giunti al tornante, proseguendo dritti, si può parcheggiare in delle piccole piazzole. Vorrei scattare qualche foto, ma non mi sento proprio sicuro a parcheggiare la moto così pesante in una posizione di pendenza che potrebbe implicare un equilibrio precario o uno sforzo eccessivo per raddrizzarla, e senza neppure avere piena visibilità di chi sopraggiunge al tornante. Finalmente trovo uno spazio adatto, con totale visibilità del tornante, e posso sostare e immortalare questi colori meravigliosi.

Continuo la discesa verso Prato allo Stelvio e al bivio seguo le indicazioni per Merano. Ora c'è anche un bel sole. Le coltivazioni di mele che si estendono a  perdita d'occhio sono inondate di luce. Anche la strada, per quanto abbastanza diritta, ha dei bei saliscendi e qualche bella curva ampia per scendere di quota. A Silandro mi fermo per fare benzina e colgo l'occasione per anticipare ad un caro amico che nel giro di  tre quarti d'ora passerò a salutarlo. Non ci vediamo da 2 anni ed è bello rivedere lui e la sua bella famiglia, ammirare la casa, tipicamente altoatesina, ricoperta di bellissimi fiori e immersa nel verde, tra le piantagioni di mele. Chiacchieriamo un po', mi fa assaggiare un ottimo pezzo di strudel e ci salutiamo. Da qui in avanti, sono le 16 passate, devo avere un ritmo più alto e mi tocca mettermi in autostrada. Il rientro dopo 636 chilometri percorsi da stamattina, è nell'oscurità, con la Stelvio che passa anche la soglia dei 134.000. 


Alla fine sono un po' stanco, ma veramente contento: ho fatto probabilmente l'ultimo lungo giro per molti mesi, sono passato da posti meravigliosi, ho rivisto il mio caro amico. What else?

Ecco il percorso della parte di giro interessante di oggi.

Lago di Endine-Edolo-Passo Aprica-Bormio-Passo Stelvio-Trafoi-Merano-Lana

Note sui consumi della Stelvio: da quando ho dovuto sostituire la boccola del collettore dopo il giro in Toscana la moto ha cominciato a consumare davvero molto, come faceva più o meno nello scorso inverno. Dai 17.5-18 km/L che percorreva da ormai molti mesi in qua, ha ricominciato a stare sui 14,5. Nell'ultimo rifornimento fatto in questo giro ha fatto registrare 15,6 km/L: spero sia un segnale che la centralina sta pian piano riparametrando i valori dopo che la guarnizione saltata li aveva sballati. altrimenti avrei un problema da considerare, visti anche i costi del carburante, di questi tempi.

Note sul costo della benzina: ormai da diversi mesi il costo della benzina verde sale costantemente. Ormai siamo tra 1,74-1,79 € al litro al self (in Alto Adige 1,81€/L), ma in autostrada siamo mediamente intorno a 1,90€ al litro (sempre self).

domenica 17 ottobre 2021

Metà Ottobre e ancora Toscana!

Di nuovo in viaggio!

Con Nolmar appuntamento ancora a Cantagallo, sulla A1. Rispetto all'ultima volta è passato 1 mese e le giornate si sono accorciate abbastanza: le divagazioni che ci eravamo permessi a Settembre questa volta non sono possibili. Prendiamo la parte panoramica del valico appenninico. Si va che è una meraviglia: traffico praticamente nullo. Tuttavia vanno registrati molti lavori in corso che costringono a continui cambi di corsia. Una volta discesi verso il punto in cui si ricongiungono la panoramica e la direttissima, ci troviamo incolonnati dietro decine di mezzi pesanti. Per fortuna l'uscita di Barberino del Mugello è prossima: un rapido cenno di intesa e si lascia l'A1 nei pressi del grosso outlet che da qualche anno hanno costruito nella zona. Sempre bello costeggiare il Lago di Bilancino: la strada è larga e permette di sorpassare agevolmente le auto incolonnate. Prima di arrivare a S. Piero a Sieve voltiamo a destra, immettendoci sulla SS65 della Futa che scende dall'appennino. Si va in direzione di Firenze lambendo Vaglia, Pratolino e La Lastra. Siamo ormai alle porte della "granata Fiore" di dantesca memoria: di fatto ci troviamo nel bel mezzo del traffico cittadino, scendendo sui viali di circonvallazione per un bel tratto. Non è mai gradevole trovarsi nel traffico di una grande città, anche se abbiamo esperienza di Atene, Palermo, Napoli, solo per citarne alcune. Il traffico è molto congestionato e le viette che ci troviamo a percorrere non permettono di procedere con rapidità e di infilarsi tra le auto. Ad ogni buon conto, armati di sana pazienza, raggiungiamo il grosso svincolo nei pressi di Firenze Sud dopo essere passati sotto  Piazzale Michelangiolo: nei pressi di Ponte a Ema prendiamo la SR222 "Chiantigiana", da Grassina in giù verso Strada in Chianti. Ormai siamo sul fare del tramonto e da quando imbocchiamo la strada verso S. Polo in Chianti si viaggia nel buio della sera. Per fortuna, pur essendoci poco traffico, non si ha la sensazione di correre proprio isolati nelle campagne: la mia apprensione è data essenzialmente dal timore di incontrare animali selvatici. Nemmeno a farlo apposta: prima a bordo strada la carcassa di un cinghiale quasi tagliato a metà, probabilmente a seguito dell'impatto con un'auto; poi un altro cinghiale, questa volta vivo e vegeto, che ha attraversato pochi secondi prima che sopraggiungessimo noi, si rifugia nella boscaglia, non prima che il mio sguardo lo abbia seguito mentre scompare arrampicandosi sull'argine di terra alla mia destra. Non lascio che questo mi deconcentri e continuo a prestare attenzione alla strada illuminata dai fari della Stelvio. L'ultimo tratto sulla SR69 da Figline Valdarno a Montevarchi è più rilassante: di fatto è un tratto di statale urbana. Sono ormai le 19 passate quando raggiungiamo l'hotel. Ci sistemiamo e sento Noisy: è in zona Figline a girare in moto e sarebbe stato bello poterci rivedere davanti a una birra dopo una vita, ma il ritardo accumulato ci costringe a rimandare alla prossima occasione.

Serata che trascorriamo a cena in un ottimo ristorante di Montevarchi: prenotato in anticipo da Nolmar. Anche questa volta non abbiamo avuto a pentircene!

Al mattino l'aria comincia ad essere freschina, se non addiritttura fredda: quindi risveglio con calma, colazione e si programma il percorso. Abbiamo tutto il giorno per andarcene in giro in una delle zone più belle della Toscana! E la giornata è bellissima!

Da Montevarchi raggiungere il Chianti è veramente comodo: appena si esce dalla circonvallazione iniziano subito le colline e si scalda subito il feeling con le curve, peraltro in un contesto panoramico meraviglioso: siamo già carichi e non abbiamo fatto neppure 10 km! Cavriglia e SR429 per Radda in Chianti: rotonda subito dopo il benzinaio e su verso la piazza del paese, per poi ridiscendere e proseguire in direzione di Castellina. A dirla così si fa facile, ma la strada... la strada, ragazzi, è un godimento continuo: non si fa che pennellare le curve e sentire il motore che gira "tondo", mentre intorno il sole accarezza queste colline stupende, ricoperte di vigne e di ulivi, con muretti a secco e casali di pietra dai colori chiari. Aggiungiamoci che il traffico è praticamente inesistente e il fondo stradale è perfetto, e si capisce che ci sembra di essere in una specie di nirvana a due ruote!! 

Immancabile la foto a Castellina con il Gallo nero, simbolo del Chianti: che vista si gode verso la valle! 


Poi si continua sulla SR22 Chiantigiana verso sud. 


Passiamo "sotto" Siena e scendiamo lungo la SS2 Cassia che costeggia la valle del torrente Arbia: Isola d'Arbia, Monteroni d'Arbia, Ponte d'Arbia, fino a passare Buonconvento, con il colorito mercato a ridosso delle mura. Siamo in pianura, comunque gradevole, ma non passa molto che riprende "la giostra": si sale verso Montalcino, tra vigneti a perdita d'occhio. 



Proseguiamo ancora sulla SR55 e raggiungiamo l'Abbazia di S. Antimo, circondata dai cipressi e illuminata dal sole del mezzogiorno. 


Bellissimo il giardino di piante officinali, situato in un piccolo chiostro.


Anche gli interni, con il grande soffitto in travi di legno, sono molto suggestivi.


Dopo qualche ora in sella è un bel "premio", e quindi ci concediamo ancora qualche minuto per passeggiare nel prato che circonda l'abbazia, dalla parte dell'abside.

E' il momento di ripartire: direzione Monte Amiata (il piccolo borgo, non il monte!), Poggio Rosa e la Val d'Orcia: bellissimo il bastione di Castiglione, che si erge imponente a dominare la valle! Poi arriviamo al bivio per Bagno Vignoni: la tentazione di andare a sinistra c'è, ma per fortuna siamo già stati in passato a visitarla e quindi possiamo accontentare lo stomaco che ha cominciato a brontolare: si va verso S. Quirico d'Orcia. E non a caso!!!! C'è il Ristorante Garibaldi, che conosciamo da tempo e dove nemmeno un mese fa abbiamo potuto apprezzare la cucina. 


Dove mangiare: dovete fermarvi qui per pranzo!!! Ristorante Il Garibaldi, S. Quirico d'Orcia 

Benzina, un paio di caffè e si riparte: si risale dalla Val d'Orcia, lasciamo la Cassia a Torrenieri e in direzione di S. Giovanni d'Asso, Asciano e Rapolano ci immergiamo completamente per chilometri nei colori caldi delle Crete Senesi. Ma che meraviglia!!! 


Guidare in questo contesto regala sensazioni difficilmente descrivibili se non le si è provate almeno una volta. 


I campi dissodati, il colore giallo chiaro, i filari di cipressi sui poggi, con i casali in pietra sulla sommità: quanto di più toscano possa esserci! 


 

Appena mi rimetto in marcia dopo la sosta, la Stelvio comincia a fare i capricci: il motore va benissimo, ma deve essersi rovinata la guarnizione che si trova nel punto di giunzione dei collettori: passa aria e il V90 della Guzzi quando sono in rilascio ricorda un F104! Dopo qualche km imparo a gestire i giri in modo che il rumore non sia troppo molesto: la centralina ci mette del suo riparametrando qualcosa nel rapporto stechiometrico e tutto sommato, fastidio e consumi aumentati a parte, nessun problema.

Quello che davvero conta è che rientriamo a destinazione appagati da tanto spettacolo naturale e super felici per aver trascorso una giornata in sella su alcuni dei tracciati più belli che esistano: poco traffico, temperatura ideale, fondi stradali impeccabili.

Siamo pronti per bissare la cena da Daniele e Riccardo, a Montevarchi: il titolare ci accoglie con il sorriso, e ci tratta meravigliosamente: degna conclusione di una giornata fantastica, che diventa ancora più perfetta con la clamorosa vittoria in rimonta del Milan contro l'Hellas: 3-2 dopo essere stati sotto 0-2!

Ecco il percorso di oggi:

Chianti-Val d'Orcia-Crete Senesi

Dove dormire: consigliatissimo l'Hotel Valdarno a Montevarchi. Posizione strategica: in 5 minuti si è subito sulla strada curvosa per il Chianti. Rapporto qualità prezzo ottimo, garage coperto disponibile, proprietari gentilissimi.

Dove cenare: ci siamo trovati ottimamente al Ristorante Daniele e Riccardo: cucina con ingredienti di qualità, ricercata il giusto, e simpatia dei proprietari. Unica accortezza: prenotate, perchè abbiamo visto arrivare gente che è stata mandata indietro.

All'indomani si riparte, concedendoci due altri grandissimi regali. Il primo: la strada che, come ieri, da Montevarchi ci porta verso Cavriglia, Radda e Castellina dove, voltando a destra (ieri avevamo voltato  a sinistra), si prosegue verso Poggibonsi sulla SR429 per Cedda: da urlo! Questi ultimi 18 km pazzeschi: li percorriamo rilassati e allo stesso tempo esaltati da quanto è favoloso godersi questi posti quando si è abituati a tante "stradacce", perdipiù trafficate. Qui pochissimo traffico, 20 gradi e un contesto naturale che amplifica il godimento motociclistico. 

Consiglio sul percorso: da Castellina prendere la SP130 e SR429 per Cedda, e non in direzione di La Strolla

MONTEVARCHI-CASTELLINA-POGGIBONSI (55 KM da urlo!) 

La cosa bellissima di queste strade è il tracciato che segue l'orografia molto dolce e pertanto si snoda con curve e tornanti dal raggio perfetto e tondo, spesso anche in sequenza e in contropendenza, che consentono di guidare con una scorrevolezza e una progressività ideali. Capisco che sono concetti da motociclista, che forse poco interessano a chi è abituato all'auto, ma uno degli scopi di questo blog è anche quello di attirare l'attenzione di chi va in moto con spunti e suggestioni che spingano a partire per questi posti meravigliosi.

Il secondo regalo è la SS64 Porrettana che prendiamo da Pistoia e che ci porta con una bella salita dalle curve perfette su fino al passo, da cui la vista spazia su tutta la pianura pistoiese, punteggiata di vivai. Pranziamo ottimamamente al passo e riprendiamo la strada verso Bologna.

Dove mangiare: se siete sulla Porrettana a ora di pranzo, una sosta al Ristorante Il Signorino è consigliatissima!

Perdiamo del tempo per un lungo semaforo che alterna la circolazione poco dopo il ristorante, ma poi la Porrettana scorre via veloce e anche divertente. Facciamo benzina e con Nolmar ci lasciamo alle porte di Bologna, prima di iniziare l'ultima tratta del viaggio, in A1, verso casa. 

Anche stavolta un'uscita "cotta e mangiata", messa in piedi in quattro e quattro otto, che ci ha regalato suggestioni ed emozioni fantastiche!

E la Stelvio arriva diligentemente alle soglie dei 133.000 km!

domenica 10 ottobre 2021

Fine settimana tra Val di Fiemme e Altopiano di Asiago

Partenza prima delle 8 il sabato mattina: mi aspettano a Molina di Fiemme. Purtroppo il traffico sulla A4 non è d'accordo nel togliersi di mezzo e prendo direttamente la A35 fino a dopo Brescia. Ancora avanti, di nuovo sulla A4, con il traffico spesso troppo intenso. Poi la Brennero su fino a Trento nord, dove faccio benzina. Da qui finalmente comincio un altro viaggio. L'idea sarebbe quella di fare la val di Cembra, da Lavis, ma il navigatore decide che forse è meglio tornare un po' verso sud e prendere l'inizio della SS47 della Valsugana. Mi adeguo e dopo qualche chilometro si va a sinistra, con la SP71 che corre con la montagna sulla sinistra e le gole sulla destra. E' un tracciato pianeggiante, che corre a mezza costa, ma con molte curve che seguono il profilo della montagna. Alcuni tratti all'ombra accentuano la sensazione di freschetto che mi accompagna dalla partenza mattutina e mattiniera. Non ho sbagliato in pieno l'abbigliamento (è inizio ottobre e ho scelto maglietta termica, camicia con maniche ripiegate, pantaloni in tessuto e giubbotto di pelle con le prese d'aria sul petto e sulla schiena aperte), ma diciamo che non ero più abituato a guidare per ore con meno di 10 gradi. Tornando al viaggio: ho scoperto questa strada per raggiungere Molina di Fiemme per caso e devo dire che è davvero bella! Dopo Lases, col suo lago, per un lungo tratto la strada corre parallela al torrente Avisio, che forma più avanti il lago di Stramentizzo. Siamo ormai nei pressi di Molina di Fiemme: ho appuntamento con Nolmar e Dude nei pressi di un bar, ma è chiuso. Ecco che arrivano dopo una decina di minuti: il giro può cominciare davvero!

Visto che siamo intorno a mezzogiorno, decidiamo di spostarci più avanti, a Predazzo, per mangiare un boccone: direi che abbiamo pescato bene!

 

Da Predazzo ci muoviamo sulla SS50 "del Grappa e del Rolle" costeggiando il lago di Paneveggio. Non saliamo al Rolle, ma ci teniamo a sinistra, per andare sulla SP81 del Valles. 


La salita al Passo Valles è uno spettacolo. Ed ancora meglio è scoprire che il traffico è inesistente. Il sole adesso fa il suo dovere e scalda, mentre il cielo è di un azzurro nitidissimo. Nolmar sembra trovarsi davvero a proprio agio col nuovo BMW R1200GS!

Questo punto, appena valicato il Passo Valles a 2.032 metri, regala sempre uno scorcio indimenticabile: la vallata si apre proprio appena scavallato. 

La discesa verso Falcade è lunghissima e molto panoramica. La percorriamo a buona andatura seguendo una Yamaha T700 e una Honda guidata da una ragazza. Abbiamo tutti più o meno lo stesso ritmo e sfiliamo tutti insieme qualche auto che si presenta lungo la strada. Siccome sono in coda al gruppetto, mi godo la vista di un simpatico carosello ad ogni tornante, dove ognuno in sequenza allarga e chiude. Divertente: aiuta anche a darsi un ritmo. Passiamo oltre il bivio per il Passo S. Pellegrino e continuiamo verso Canale d'Agordo. Un cartello ricorda che questo è il paese dove ebbe i natali Papa Giovanni Paolo I (..Papa Luciani..), il cui pontificato durò appena 33 giorni. Ci separiamo ai piedi della salita, a Cencènighe Agordino: noi a destra, loro a sinistra, verso Alleghe. Andiamo svelti fino ad Agordo, dove prendiamo la SP347 e "attacchiamo" la salita per il Passo Duràn. Che dire: un'altra di quelle strade fantastiche di cui è punteggiata la nostra favolosa penisola. Bello il tracciato, coi tornanti; bello l'asfalto, impeccabile; fantastico il panorama.

Arriviamo in cima col sorriso nel casco.

Un caffè, quattro chiacchiere, e ci godiamo il posto davvero incantevole.

La salita al Duràn è una delle mie preferite: la ricollego sempre al giro che facemmo per la prima volta da queste parti nel 2013: ero con la Bonnie, all'epoca.

Scendiamo verso la Val di Zoldo: la parte che sale da Agordo è più bella di quella che scende verso il villaggio di Dont: più stretta, più sconnessa, meno "ritmica". Arrivati a Forno, non possiamo esimerci dall'approfittare del bar dell'Hotel Posta (quello dove abbiamo soggiornato un paio di settimane fa per il CARUGO 2021) per uno spritz!

Il tratto che scende verso Longarone lo facciamo con il sole alle spalle, e sono quella ventina di km che ti godi proprio alla grande: strada che sfila, asfalto a posto e ritmo giusto. Solo la parte finale ce la perdiamo un po' per via di alcune auto che procedono troppo lentamente. Il tratto dritto per poterle sorpassare arriva solo quando ormai siamo nei pressi della galleria sopra Longarone.

Prendiamo la A27 passando sopra il Lago di S. Croce e il Fadalto, e a Vittorio Veneto ci avviamo lungo la SP635. Ora il contesto sono le dolci colline venete, in direzione di Cison di Valmarino. Stiamo guidando tra le colline del Prosecco, con scenari ormai celebrati come tra quelli italiani più belli e riconoscibili. 

 

Sulle colline, diretti a Valdobbiadene, la strada si snoda nella bella luce del tardo pomeriggio: ai lati della strada si susseguono le cantine che danno l'opportunità di degustare ed acquistare il vino. Noi preferiamo fermarci in un'osteria per il nostro meritato calice.

 

Ora si che si può rientrare a valle: 544 km, la seconda parte di giornata veramente bella e goduta!!! 

Ecco il giro di oggi:

TRENTO-VAL DI FIEMME-PASSO VALLES-PASSO DURAN-LONGARONE-VALDOBBIADENE

E non è finita: la serata con una bella cena al Ristorante "Colombo" di Breda di Piave per festeggiare Dude!

All'indomani, domenica mattina, la prendiamo con comodo e ci avviamo lungo il Piave sulla SR348 "Feltrina". La temperatura non è proprio mite: ci saranno 6 gradi. Sul corso del Piave, dalle parti di Quero e Vas, ci tuffiamo nelle nuvole di nebbia! Passiamo da Seren del Grappa e anche nei pressi del bivio che porta verso Lamòn e Canal S. Bovo, dove avevamo trascorso una bella giornata a casa di Andrea in occasione del fine settimana di META' LUGLIO AL RIFUGIO CALTENA.

Poi iniziamo a salire sull'altopiano di Asiago con la SP76: è tutta una lunghissima salita che con tantissimi tornanti prima ci porta ad Enego e poi verso Foza e Gallio. La vista dall'Altopiano è fantastica: peccato esserci fermati poche volte e non aver fatto foto, ma eravamo davvero entusiasti e non volevamo interrompere il momento.

Passiamo al volo nei pressi del grande Sacrario Militare di Asiago, per immortalarlo.. col proposito di tornare con più calma e consapevolezza, magari in un giro dedicato a tutti i sacrari che punteggiano queste montagne, a memoria dei tanti soldati che hanno combattuto e perso la vita su queste montagne che sono da allora nella storia d'Italia.

Resta il tempo per un pranzo, a dire il vero bello "tosto".

 

META' LUGLIO AL RIFUGIO CALTENAEcco il giro lungo il Piave e poi da Enego su per Asiago:


Scendiamo verso Piovene Rocchette passando dalla SP349 verso Roana dove anni fa, mentre eravamo in giro in gruppo, un paio di noi presero una multa. Cose che capitano. La strada che scende su Piovene Rocchette è pienza zeppa di tornanti in sequenza. In alcuni ci sono addirittura dei ragazzini e degli "spettatori" assiepati, come se stessero attendendo una gara. Posso immaginare che non sia raro che su un tracciato come questo diversi "intutati" si sfidino in gare di velocità (ahimè, aggiungo!), come succede ad esempio dalle parti delle Coste di S. Eusebio, nel bresciano.

Saluto Nolmar, che anche oggi è stato un grande compagno di strada, e riprendo nel tramonto la strada verso casa. La Stelvio fa sempre, più che onorevolmente, la sua parte: come se ci fosse bisogno di conferma, ma anche sul misto delle montagne più aspre si dimostra veramente divertente!


domenica 3 ottobre 2021

Un paio di giorni tra Riva del Garda e Bardolino

A inizio Ottobre decidiamo di fare una sorpresa agli amici di Riva del Garda. Appuntamento al Lago di Ledro, dove arrivo nel primo pomeriggio.

 

Mi sistemo e prendo un boccone che il locale sta quasi per chiudere.

Nel frattempo arrivano gli altri e ci concediamo qualche spritz e un "hugo", tipico di queste parti: col suo mix di prosecco, sciroppo di fiori di sambuco, seltz e foglioline di menta viene servito in dei barattolini col manico.

Tra una chiacchiera e l'altra il sole comincia a scendere sul lago di Ledro.

E' il momento di rimettersi in sella per scendere verso la destinazione.

Ed eccola, Riva del Garda, con la sua medievale Porta S. Marco.

Il nostro alloggio è situato in pieno centro storico e questo ci permette di girare a piedi comodamente.

Mentre gli altri si sistemano, ne approfitto per un piccolo giretto esplorativo e mi imbatto nella cara, vecchia Bonnie T100 Lady B della nostra amica Paola: sempre bella, attira gli sguardi come se fosse nuova!


E proprio ai nostri amici Paola e Christian della birreria artigianale "Fuoristile" andiamo a fare la sorpresa! Ormai è un classico: anche a febbraio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia, avevamo fatto un giro sul Garda, non annunciati. E oggi, come allora, ci sono calorosi saluti, seppur nel rispetto delle distanze imposte dalle regole di contenimento del contagio.


Tra una risata e l'altra, non possono mancare le birre!


 

La serata passa davvero piacevolmente, con Christian che ci illustra via via quello che ci accingiamo a bere: gli abbiamo chiesto di guidarci e consigliarci nella degustazione delle birre.

Ovviamente non restiamo a stomaco vuoto!

E la proposta via via diventa più strutturata.

Ci raggiungono poi, già a tarda serata, alcuni loro amici e l'atmosfera diventa così piacevole da indurre uno di loro a farci assaggiare qualcosa di veramente speciale. Ovviamente apprezziamo moltissimo il gesto.. ed anche la birra che ci viene data l'opportunità di assaggiare!

Tiriamo tardi, è ormai notte e il centro di Riva del Garda è deserto quando decidiamo di ritirarci. Ringraziamo i nostri amici, dando loro appuntamento al più presto, con l'auspicio che si possa tornare definitivamente a girare senza restrizioni.

Dove dormire a Riva del Garda: noi ci siamo trovati ottimamente in questi appartamentini chiamati "Casa Alpino", nel pieno centro di Riva. Le moto le abbiamo lasciate circa 300 metri a  monte, appena fuori da Porta S. Marco, in un parcheggio convenzionato, chiuso e coperto. E' lo stesso dove avevamo lasciato le moto a febbraio 2020, quando però avevamo alloggiato più vicino al parcheggio (i riferimenti li ho messi nel racconto di quel giro, il link è poco più in alto).

Al mattino seguente facciamo colazione sul corso di Riva del Garda, recuperiamo le moto nel garage al'ingresso del paese e ci rimettiamo in marcia, verso la parte meridionale del lago. Su suggermento di Jules Winnfield ci dirigiamo verso Bardolino: siamo alla ricerca di un ristorante di cui gli hanno parlato molto bene. Il traffico della domenica mattina sul lago non è proprio gradevole, ma alla fine riusciamo a cavarci fuori dal caos di camper e auto incolonnate e a raggiungere il ristorante-locanda "Il Cardellino"

Ci sistemano più che bene nella taverna..

...e, come di frequente accade, ci ritroviamo a mangiare e bere divinamente, con grande soddisfazione!!! Metto solo una foto di questa cascata di prosciutto e roast-beef, tanto per rendere l'idea!

Anche questa due giorni volge al termine: non avevamo grossi programmi, se non quello di rivederci e di recuperare un po' della socialità andata persa nei mesi passati: ogni occasione viene buona per proporre un'uscita fuori porta, qualche curva e una bella trattoria dove condividere bei momenti in amicizia.

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