domenica 31 dicembre 2023

2023 - Km percorsi

Come di consueto, vado a vedere i km percorsi nel 2023.

Cominciamo dalla Stelvio che col giro del 30 dicembre 2023 a fine anno segna 172.401 km.

A fine dicembre 2022 ne aveva 149.748. Quindi quest'anno è tornata a "trottare" regalandomi 22.653 km di divertimento. La cosa fantastica è che i chilometri aumentano, ma questa Moto Guzzi gira semopre meglio. Più passa il tempo, più il motore gira liscio e scorrevole, sempre più "tondo". E cosa incredibile, consuma sempre meno: non è stato infrequente durante questo anno vedere i 19,9 km/L.. mediamente, comunque, gira ormai abbastanza regolarmente sui 17,8-18 km/L. Con la la ciclistica veramente perfetta completata dalle sospensioni Hyperpro, è veramente divertente anche sul misto, nonostante il peso considerevole staticamente. Brava Stelvio!

E veniamo alla T120, all'amata "Bonnie". Quest'anno sicuramente ha viaggiato meno che nel 2022, ma comunque ci sono usciti dei bei giri anche con lei. A fine dicembre 2022 era a 17.981. Alla fine del 2023, con il giro a Genova Boccadasse di inizio Novembre, è a 21.886.

Quindi nel 2023 mi ha scarrozzato per 3.905 km. Effettivamente credo sia il record negativo di km fatti con le varie modern classic che ho avuto. La verità è che cerco di risparmiarle un po' di strada, per non portarla fuori da una certa soglia di chilometraggio, perchè voglio tenerla un po' da conto. Solo che è talmente bella, e alcune volte sale talmente tanto la voglia di girare con il suo stile minimale e spartano, che mi dimentico le cautele e finisce con il farsi anche oltre 620 km in giornata (come nel giro di Luglio sul Mendola, il Tonale e l'Aprica). Sempre pronta e sempre affidabile!

Per tirare le somme, quindi, in questo 2023 ho scorrazzato allegramente per 26.558 km. I km in sè non sono nulla: non hanno nessun valore fino a che non realizzi che nessuno di essi è passato invano e, anzi, ogni metro mi ha regalato felicità, compagnia degli amici, splendidi paesaggi e tanti pensieri ed emozioni. Ecco allora che sì, i km diventano importanti. Mi avvio quindi al 2024 con la bella prospettiva di sperare di replicare tutto questo, grazie alle mie fidate 2 ruote.



sabato 28 ottobre 2023

Gilet Clover con paraschiena

In occasione del tagliando alla Guzzona gironzolavo nel negozio di abbigliamento della concessionaria. Sono sempre interessato all'abbigliamento tecnico e stavolta mi è caduto l'occhio su un capo che ho pensato possa fare al caso mio. Si tratta di un gilet della Clover.


Come si vede dalle foto, è un capo traforato, dotato di inserti riflettenti sia sul petto che sulla schiena. Inoltre ci sono 4 tasche con chiusura a velcro, che aumentano la possibilità di riporre bancomat, biglietti autostradali, soldi, cellulare, chiavi. Ci sono anche altre 2 cerniere, poste tra le tasche superiori e quelle inferiori, che danno accesso ad altre 2 tasche, in rete. La ragione per cui penso che possa tornare utile è che dispone della tasca in cui inserire un paraschiena di livello 2, sempre della Clover.
 

Come mostra la foto qui sotto, la taglia del gilet è la L, ma quello che è importante è la taglia della tasca dove si inserisce il paraschiena, che è M (come scritto sull'etichetta: "Back protector size: M").
 
 
La giacca Ventouring 2 della Clover che indosso abitualmente, infatti, ha una tasca dove inserire il paraschiena, ma è di taglia S: questo non consente di ospitare un paraschiena di livello 2 e mi costringe, per poter contare su una protezione valida, ad indossare quello della Forcefield con le bretelle, che è più lungo e protettivo.
L'idea alla base di questo acquisto è quella di non mettere il paraschiena nella giacca e di indossare invece questo gilet, sotto o sopra la giacca. In questo modo quando per esempio alla sera faccio due passi dopo aver lasciato la moto, posso andare in giro con la giacca tecnica meno ingombrante e più leggera. Inoltre posso indossarlo anche su capi non tecnici, privi di paraschiena, garantendomi una migliore protezione (penso soprattutto a quando uso lo scooter). 


Come ulteriore, utile accorgimento, il gilet è dotato su entrambi i fianchi di cerniere che consentono di regolarne l'aderenza al busto: questo permette di adattarlo anche allo spessore dei capi indossati, che in inverno è maggiore ed in estate molto più sottile e meno ingombrante. Personalmente preferisco sapere di poter contare sulla protezione della schiena, ma anche delle spalle e dei gomiti, ma se qualcuno ha pretese inferiori, anche in estate può indossarlo sulla maglietta ed avere almeno la schiena protetta. Vedremo con l'utilizzo se l'acquisto si rivelerà azzeccato: sono fiducioso.
 
Prezzo: 80€ il gilet ed 80€ il paraschiena: erano in promozione con sconto 10%.

lunedì 4 settembre 2023

Guanti estivi Rev'it Caliber

2 anni fa, ad agosto 2021, ho acquistato questi guanti da utilizzare nella stagione più calda. Si tratta dei Rev'it Caliber.
 
 
Dopo 2 anni di utilizzo per i giri primaverili ed estivi, nel giro in Valsesia di inizio settembre 2023 mi sono accorto che si erano consumati in corrispondenza dell'anulare del guanto destro.

Inevitabilmente, visto che la bella stagione non è ancora terminata, ho dovuto provvedere a sostituirli. In mancanza di tempo per valutare delle alternative, ho optato per lo stesso modello: nuovamente Rev'it Caliber. 


 

Come mi sono trovato: devo dire che i Rev'it Caliber si sono rivelati molto confortevoli, sufficientemente aerati, regalando una sensazione di soddisfacente consistenza pur essendo, ovviamente, più leggeri. La calzata è agevole sempre, il polsino corto si chiude con il velcro; raramente mi sono trovato le mani sudate e in ogni caso non ho mai avuto difficoltà ad infilarli anche in quelle rare occasioni. Dopo 2 anni di utilizzo (anche se sarebbe meglio parlare di 2 stagioni estive, perchè non sono stati usati nei periodi invernali) non presentavano segni di cedimento delle cuciture e nemmeno di usura. Infatti sono rimasto sorpreso quando ho notato il buco sul dito perchè nulla lasciava presumere visivamente che potessero cedere. Mentre dunque la funzionalità è eccellente sia come sensazione di protezione, sia come freschezza, sia come comfort, devo ammettere che mi sarei aspettato una durata maggiore, visto che comunque il prezzo non è trascurabile per dei guanti estivi: siamo intorno ai 90€ nel 2023 contro i circa 80€ del 2021. Potrebbe essere che per garantire una certa morbidezza la pelle sia particolarmente "tenera" e tenda ad usurarsi prima, anche per l'azione del sudore. Tendo però a credere che evidentemente qualcosa nella qualità della pelle non sia all'altezza. Ad ogni buon conto, mi sono trovato bene e, anche per mancanza di tempo nel valutare le alternative, ho deciso per questo 2° paio. Vedremo se la durata sarà superiore rispetto al paio precedente.

Dove comprare: come in altre occasioni, mi sono trovato ottimamente con il sito Holeshotmoto.it di Ancona, perchè il titolare, Guido Passarelli, è un praticante assiduo del motociclismo ed un appassionato di quello che propone. Consiglia in modo disinteressato quella che ritiene essere la soluzione migliore per il cliente tanto che la sensazione è quella di parlare con un amico, più che con un commerciante. Inoltre è sempre presente e prontissimo nel rispondere via email, via telefono, via social per assistere al meglio nel processo di scelta e di vendita. Lo consiglio ad ogni motociclista.



sabato 19 agosto 2023

Tra Gran Sasso e Majella: gran bei posti in Abruzzo!

Partenza al mattino presto, non sono neppure le 8, per andare svelto in direzione di Pescara. 

Una parte della mattinata la trascorro con due vecchi amici in quel di Pescara. Poi mi dirigo verso l'interno dell'Abruzzo, percorrendo la SS5 Tiburtina. Mentre guido nel caldo abbastanza opprimente di questa giornata, mi chiedo se sia il caso di andare su a sinistra, per Caramanico e la Majella, per salire in quota e godermi una giornata all'ombra fresca di qualche bosco; oppure proseguire e salire sul Gran Sasso: implicherebbe molti più chilometri e non ci sarebbe modo di godersi l'ombra degli alberi. Alla fine mi dico che è sempre giusto cogliere le opportunità offerte dalla permanenza estiva in Abruzzo e quindi Bussi e su, lungo la SS153 della Val Tirino. Deviazione sulla SS602 di Forca di Penne per un breve tratto, prima di voltare a sinistra sulla SP98 delle Vigne. E' una strada che ho scoperto ormai diversi anni fa e, da allora, la scelgo sempre per andare verso il Gran Sasso. Permette di elevarsi sulla estesa piana circostante con tanti tornanti, consentendo allo sguardo di spaziare su tutta la valle e i monti circostanti.

All'immissione con la SP8 si prosegue dritto, per raggiungere il piccolo e pittoresco borgo di Calascio, dominato dalle rovine della celebre Rocca e dalla chiesa di S. Maria della pietà, dalla caratteristica pianta.  Merita assolutamente una visita! Nei giorni più affollati e turistici una navetta porta dal paese al castello, ma si può salire anche a piedi (sono un paio di km in salita..) o con auto proprie (..ma solo in giornate ordinarie).

Mi lascio alle spalle Calascio: girando a sinistra si va verso S. Stefano di Sessanio; vado a destra, proseguendo sulla Sp7 in direzione di Castel del Monte. Intanto, in alto a sinistra, il profilo di Rocca Calascio si staglia contro il cielo azzurro. 

La strada, da quando si prende la SP98, è divertentissima e dall'asfalto grezzo, ma assolutamente ottimo e dalla grande tenuta: mai ghiaietta in traiettoria, trasmette tanto affidamento. Ci si può godere la guida, oltre che il bel panorama. Curve regolari si alternano a falsi piani e tornanti. Il campanile svetta sul piccolo borgo di Castel del monte, mentre in lontananza si vede Rocca Calascio.

Riprendo a salire verso Campo Imperatore: con l'altura l'aria si fa più leggera e la temperatura più fresca e gradevole. Gli scenari del Gran Sasso sono favolosi.

Supero il valico di Capo la serra e la strada scende curvosa verso l'altopiano, che si apre alla vista e si estende a perdita d'occhio, fino al Corno Grande, all'estremo opposto, lontano parecchi chilometri. Questa vista regala sempre grandi emozioni!



La strada si snoda scendendo ancora un po' per poi risalire fino al luogo dove si trovano i due storici punti di ristoro di questa zona: il Ristoro Giuliani, sulla sinistra, e il Ristoro Mucciante, sulla destra. Entrambi sono affollati all'inverosimile, circondati da decine e decine di camper e di moto. Del resto una sosta in uno di questi luoghi per arrostire carne, arrosticini, formaggi fa parte dell'esperienza. Diciamo che, avendola già fatta, evito volentieri di immergermi in quell'allegro caos.

Continuo quindi la mia strada sui gradevoli saliscendi: capita anche di imbattersi in una mandria di mucche che attraversano lentamente e paciosamente la strada, senza minimamente curarsi delle auto e delle moto. Sono loro ad essere a casa, dopotutto.

Supero il bivio del lago Racollo e arrivo al bivio per salire a Campo Imperatore. Di arrivare in cima non ho voglia, anche perchè già mi prefiguro la confusione e l'affollamento per arrivare al piazzale della funivia. Preferisco prendere un panino dal furgoncino che sosta al bivio: pane casereccio, un filo di olio d'oliva, una fetta di prosciutto nostrano tagliato al coltello, un paio di fette di formaggio anch'esse tagliate davanti a me. Non potrei desiderare di meglio. Mentre gusto il panino, decido che invece di proseguire scendendo dalla parte di Assergi tornerò un po' indietro per riprendere la strada del lago Racollo per scendere a S. Stefano di Sessanio. Bellissima sia nella prima parte, con la salita verso il valico, sia nella seconda, dove tornanti in discesa molto panoramici permettono di ammirare la vallata e il caratteristico borgo di S. Stefano di Sessanio dall'alto.

Giunto al paese, prendo a sinistra per Barisciano, dove mi immetto sulla SS17 dell'Appennino Abruzzese e Appulo Sannitico. Un lunghissimo rettilineo sull'altipiano porta a costeggiare diversi paesini che meriterebbero una sosta e una visita: S. Pio delle camere, Bominaco, Navelli. Breve sosta per un caffè (sto accusando il caldo..) e riprendo la strada. Passato un piccolo valico, la strada comincia a scendere verso Popoli con un tracciato estremamente panoramico, punteggiato di tornanti. E' questa la strada che fa da teatro alla cronoscalata automobilistica nota come "Svolte di Popoli"

A questo punto si potrebbe anche dire che di svago ce n'è stato e si può dirigere il muso verso casa. Invece sulla SS5 Tiburtina dove sono sbucato vado a destra verso Sulmona. Passo la rotonda per Raiano, costeggio Roccacasale dove avevamo dormito con Nolmar e Vecchialenza nel viaggio del 2011 attraverso l'Italia e proseguo con la SS17 verso Pratola Peligna e Sulmona. In alto, a mezza montagna sulla sinistra, l'eremo di S. Onofrio al Morrone domina la valle dove si trova Bagnaturo, altro luogo dove avevo fatto tappa nel giro del luglio 2022 con Peo. Proseguo spedito lungo la SS17 che comincia ad arrampicarsi sull'altra montagna abruzzese, la Majella. La carreggiata é larga e con ampi tornanti porta verso Pettorano sul Gizio e Rocca Pia, prima di sbucare da una galleria sull'estesissimo altopiano delle Cinque Miglia. Una striscia di asfalto dritta e deserta si estende per chilometri, tra i campi, i pascoli, le montagne dell'Aremogna, nel comprensorio sciistico di Roccaraso.

Mi fermo per fare benzina: 1,94€ al litro! Ormai è fuori controllo. Decido che rifornirò in quello successivo, ma ne approfitto per una sosta e per bere un altro caffè. Ho già in mente come proseguire. La Stelvio sembra un po' ingolfata: do qualche manata di gas e mi rimetto in strada. Supero la rotonda che porta all'Aremogna e al Monte Zurrone (c'ero stato con la Bonneville la scorsa estate!), faccio benzina all'Eni sotto Rivisondoli (sempre 1,94€ l litro!) e seguo la SS84 Frentana attraverso la piana costeggiando il tracciato della ferrovia Sangritana, a binario unico, fino alla stazione di Palena e al vicino valico della Forchetta. Qui inizia un altro tratto molto bello sia motociclisticamente, che per paesaggi. Si inizia con la discesa tra i tornanti all'ombra dei boschi dove ci sono le sorgenti del fiume Aventino e poi si continua guidando con tante curve filanti su quella che viene definita "la balconata d'Abruzzo": a sinistra la montagna, a destra una profonda gola. Si vedono in basso i paesi di Lettopalena e Taranta Peligna. Molto spettacolare. Si passa accanto alla Grotta del Cavallone, di dannunziana memoria, e su uno spuntone di roccia, a destra, si vede la cappella del Sacrario militare della Brigata Majella. Quindi si raggiunge Lama dei Peligni. Invece di scendere a destra, per il lago di Casoli, tengo la sinistra in direzione di Fara S. Martino, famosa per la Pasta De Cecco e per le sorgenti del fiume Verde, dai colori incredibili.

Cosa vedere: qui c'è solo l'imbarazzo della scelta. Piana delle 5 miglia con le sue immensità; il sacrario del Monte Zurrone, con la sua vista e la sua solennità; le sorgenti del fiume Aventino; le Grotte del Cavallone dove D'Annunzio ambientò "La figlia di Iorio"; il Sacrario della Brigata Majella, che commemora le gesta della liberazione portate avanti da una delle più famose brigate partigiane; le sorgenti del fiume Verde, dai colori eccezionali. Lasciano la moto nello slargo sterrato poco più avanti una camminata di circa 500 metri su un sentiero porta alle vicine Gole di S. Martino, con l'eremo omonimo: assolutamente da non perdere! 

Dopo Fara S. Martino mi dirigo verso Altino e la SS62 Fondo Valle Sangro mi porta di nuovo verso la costa e il mare.

Alla fine sono quasi 410km di giro, davvero appaganti sotto tutti i punti di vista. 


Ecco il giro di oggi: GRAN SASSO E MAJELLA

L'Abruzzo è davvero uno scrigno da aprire e scoprire giorno per giorno, con tanti tesori nascosti. Questo giro ne ha individuati alcuni, ma sulle stesse tratte ci sono tanti altri punti di interesse.

 

sabato 8 luglio 2023

Galoppata in Bonnie tra Lombardia e Trentino Alto Adige

A dire il vero al partenza del mattino avviene quasi controvoglia. Avevo in mente di andare via dal pomeriggio di ieri fino a domenica sera, ma la stanchezza e anche il gran caldo prospettato mi hanno levato entusiasmo e fatto desistere: sarei portato invece a riposarmi e recuperare energie. Ad ogni buon conto, superato il test di vestirsi da moto con stivali e tutto il resto nei 26 gradi del mattino, il resto viene più facile. Si parte senza avere una destinazione definita. Andiamo verso nord e vediamo cosa succede. Valassina già affollata e intasata da code per chilometri e chilometri verso nord: è tutto un guidare a velocità molto limitata, con cento occhi e le antenne tese tra le due colonne di auto i cui conducenti pensano ai fatti propri e non sicuramente alle moto che sopraggiungono e chiedono solo un minimo di spazio per fuggire da quella trappola. Accendo l'abbagliante e metto le 4 frecce per essere più visibile, accompagnando di tanto in tanto con una piccola manata di gas a folle per farmi sentire dai conducenti e chiedere strada. Qualcuno meno addormentato e distratto di altri si sposta lievemente a destra: ringrazio in modo evidente alzando una gamba o una mano. Lascio la Valassina a Civate e faccio il lungolago di Lecco: anche qui è parecchio affollato, ma sempre meglio che fare la coda nelle gallerie della superstrada.
Non ho ben chiara la destinazione, ma per il momento rientro sulla SS36 a nord di Lecco, solo per uscirne poco più avanti, ad Abbadìa Lariana, e farmi la SP72 che costeggia il lago. A Mandello del Lario, visto che ci sono, passo davanti allo stabilimento della Guzzi (..è la 2° volta dopo sabato scorso..) e becco un ritrovo di vecchie Guzzi V7 750 e 850 GT. Meravigliose, davvero: emanano un fascino unico. Ne ho visionata una domenica scorsa per conto di un amico e vederle ora tutte davanti a me mi cattura. Scatto tante foto e le mando al mio amico. Eccone qualcuna.







La strada lungo il lago scorre gradevole e sinuosa e anche il traffico tutto sommato è accettabile. La scelta è tra Chiavenna e Passo Spluga (visto che il Maloja l'ho fatto sabato scorso) per sconfinare in Svizzera e poi ci si pensa; oppure fare la Valtellina e, nel percorrerla, decidere dove andare a parare. Code interminabili già nelle gallerie nuove prima di Morbegno: certo, in moto si passa la fila, ma sempre con mille attenzioni e cautele. Anche la statale è una coda ininterrotta di decina di km. Più volte mi sorprendo a commentare "si sapeva, non poteva che essere così!" e più volte la tentazione di tornare indietro ha fatto capolino. Faccio benzina ad un Tamoil: la scelta ricade sull'Aprica (..con tutto quello che segue e che racconterò...), in modo da mettere fine a questo stillicidio di incolonnamenti. Al bivio di Tresenda prendo a destra per la SS39 del Passo di Aprica. Finalmente si scorre! E finalmente una guida rilassata e spontanea, con la Bonnie che sale  leggera e agile su per i tornanti, restituendo finalmente il tanto ricercato svago per cui il motociclista sale in sella! Aprica ovviamente è affollata, essendo una località climatica, ma proseguo e mi avvio per la lunga discesa verso Edolo. Sulla destra l'Adamello e i suoi ghiacciai. Una volta in paese, al bivio, mi immetto sulla SS42 del Tonale e della Mendola: ci vogliono 2 minuti buoni prima di trovare la "finestra" per passare tra quelli che scendono dal Tonale e quelli che arrivano dal Lago d'Iseo e Brescia. Quella tratta è pesante a salire ed è pesante a scendere: ogni volta è un delirio di traffico. Cerco di evitarla ogni volta che posso. Comunque la strada verso il Tonale con la moto si percorre liberamente, senza particolari ostacoli: anche la temperatura, salendo, è buona e rende tutto più vivibile. Questo, se si gira in moto, deve essere il tempo delle montagne, quando il meteo lo consente: impensabile affrontare le pianure o andare verso sud, se lungo il tragitto non si trovano presto dei rilievi e delle curve che interrompano l'afa e la monotonia della pianura. Sul passo del Tonale ovviamente tutti i parcheggi sono stracolmi di auto, pullman e moto. Il cielo è coperto e c'è un gradevole venticello. 


Approfitto del fatto che più o meno sono tutti fermi per pranzare e riprendo la strada. La discesa dal Tonale è lunghissima. Sulla destra le gole e sullo sfondo la Presanella. Mentre mi godo le curve, matura la scelta per la prossima destinazione. Sento che i chilometri si stanno accumulando (ma preferisco non guardare quanti ne ho già fatti..) e sono ancora in fase di "andata": bisogna considerare che c'è anche un "ritorno" da fare, nel quale la stanchezza e il caldo potrebbero giocare un ruolo importante. Le giornate sono lunghe, il divertimento è tanto: non si molla niente! La discesa finisce e comincia la parte pianeggiante della Val Vermiglio, verso Mezzana. Passo la rotonda che a destra porterebbe a Marilleva e continuo. Alla rotonda di Dimaro potrei prendere per Madonna di Campiglio e, scendendo poi verso Pinzolo, proseguire lungo la Val Rendèna e la pianura bresciana. Non è il momento, ancora, di iniziare il "ritorno"! Mi lascio alle spalle la rotonda, tappezzata di grandi manifesti celebrativi dello scudetto del Napoli, che qui viene in ritiro pre-campionato, e proseguo in direzione di Malè. Ci sono indicazioni per Bolzano e quelle seguo al bivio, voltando a sinistra e salendo tra sconfinate piantagioni di mele, tutte diligentemente ammantate da reti anti-grandine. Sulla destra il Lago di Santa Giustina. Continuo verso il paesino di Fondo. In almeno un paio di occasioni, sulla sinistra, i cartelli indicano la Val d'Ultimo, ma mi porterebbe troppo a nord, a Lana, quasi a Merano. E' troppo. Continuo dunque verso Fondo seguendo i cartelli per il Passo Palade e il Passo Mendola. Al passo Palade non sono mai stato: anche in questo caso significherebbe finire tra Bolzano e Merano, un po' più a sud di Lana. Resta la considerazione di prima: troppo, lo tengo buono per il futuro. Quindi una volta arrivato a Fondo vado a destra e seguo per il Mendola. 


 
Anche in cima al Mendola è strapieno di moto. Al ristorante Bellavista mi affaccio per guardare Appiano e Bolzano, là in fondo. Dilemma: Bolzano e statale della valle dell'Adige, tutta dritta, o qualche altra opzione curvosa per non rendere banale il ritorno? Un'occhiata al navigatore: c'è ancora qualcosa che si può "spremere" da questo giro (..e continuo a non guardare i chilometri percorsi, per non farmi influenzare..). Niente discesa su Appiano e Bolzano. Torno indietro dalla stessa strada da cui sono arrivato e mi reimmetto sulla SS43 della Val di Non a valle di Cles, dopo essere passato da Romeno. Discendo la vallata fino a Mezzocorona e S. Michele all'Adige, con un po' di tangenziale di Trento fino a passare Lavis e prendere di nuovo a destra per lasciare la Valle dell'Adige e dirigersi di nuovo verso i monti. SS45 bis tra le gole verso Càndine, Vigolo Baselga e Castel Toblino, sul lago. Ero passato di qua in un altro paio di occasioni, ma venendo dal lago di Garda, e ricordo che era stata una piacevole scoperta. A Sarche, SS237 del Caffaro, fino a Ponte Arche (dove si immette la strada che arriva da Andalo e Molveno e che sarebbe stata un'alternativa per "scendere"), Stènico e Tione di Trento. In pratica sono sbucato a valle di Campiglio e Pinzolo, dove mi sarei trovato se alla rotonda Dimaro la scelta fosse stata di "tagliare" a destra, senza arrivare al Mendola. Invece ci ho messo un bel po' di chilometri, curve e divertimento in più: perfetto!! Seguo la SS237 verso sud, verso il lago d'Idro. A destra, alla rotonda, ci sarebbe la tentazione di andare verso ovest e arrivare in Val Trompia passando dal Passo Maniva, ma quando è troppo è troppo. Continuo fino ad Anfo e ancora verso Nozza e Sabbio Chiese. Anche lì i cartelli indurrebbero in tentazione, per andare in Val Trompia, ma ormai l'orario di arrivo previsto è già tardo ed è meglio capire quando basta. Breve sosta per bere un caffè, un po' di acqua e mangiare un gelato. 
Proseguo verso la pianura e poi, seguendo le statali, da Brescia verso Antegnate e Caravaggio arrivo a destinazione quando sono da poco passate le 20. Rapida ingrassata alla catena della Bonnie, prima di rimetterla in box, e chiudo questa fantastica giornata in sella con quasi 630 km, quasi tutti di curve e divertimento. 

La T120 è arrivata a 20.700 km, dei quali 1.000 circa fatti tra lo scorso sabato in Svizzera e questo. Non male, direi, per una moto che troppo facilmente viene considerata "da bar". Lascio a chi non usa la moto queste facili ironie. E' una signora moto: i limiti stanno solo nell'entusiasmo di chi la possiede.


E per finire, basta cliccare qui sotto per vedere la parte curvosa del giro di oggi:

domenica 2 luglio 2023

In giro per passi svizzeri: Maloja, Bernina, Albula e Julier

Desideroso di fare strada con la Bonneville, mi avvio verso Lecco ancora indeciso se andare verso Bergamo o andare verso la Svizzera. Alla fine mi lascio guidare dal caso, e anzichè lasciare la Valassina per Bergamo, proseguo dritto fino a Lecco, evitando le gallerie. Costeggio il lago, passo accanto al chioschetto dove già qualche motociclista è in sosta prima di iniziare il suo giro, e proseguo per Mandello del Lario uscendo ad Abbadia Lariana. Ci vado? Ma si, ci vado: alla rotonda di Mandello volto a destra, passo sotto il ponticello e approfitto per scattare una foto alla T120 davanti ai cancelli della fabbrica della Moto Guzzi. 
 
 
Come sempre, ci sono delle persone in "pellegrinaggio", tra cui anche diversi stranieri: faccio 4 chiacchiere con dei francesi, prima di riprendere la strada che costeggia il lago, fino a Colico. C'è poco traffico e quindi me la godo con piacere, seguendo il tracciato sinuoso. Ecco una panoramica da Bellano.
 
 
Valtellina o Chiavenna? Alla fine decido per Chiavenna e, come di consueto, mi fermo al punto di ristoro di Moreschi per un caffè. Ne approfitto per farmi preparare un bel panino col formaggio: sarà il mio pranzo, per oggi.
Riparto verso Chiavenna, ma invece di fare la via che mi fa attraversare il ponte, volto a sinistra poco più avanti e arrivo alla rotonda del bivio tra Spluga e Maloja dalla strada secondaria. Non si può dire che il cielo sia soleggiato. Indosso una camicia di cotone a maniche corte sotto il traforato e la temperatura è abbastanza fresca. Dopo Chiavenna la strada sale piacevolmente, con belle curve. Mi lascio sulla destra le cascate dell'acqua Fraggia e proseguo verso il confine di Stato. Passo in Svizzera e mi avvio per la Val Bregaglia. Grossi lavori in corso sulla carreggiata: è stata creata una variante proprio nei pressi della zona dove anni fa scese a valle una grossa frana. Devo constatare per l'ennesima volta che quando gli svizzeri si mettono a rifare le strade, lo fanno con grande scrupolo e padronanza: infatti esse sono sempre impeccabili. Continuo la lunga salita con curve filanti che si alternano a tornanti. È sempre particolare ammirare le volute e la salita che si snoda per ascendere rapidamente al passo Maloja.

Non sono uno che soffre il freddo, ma quassù la sensazione della bassa temperatura si è ulteriormente accresciuta: ne approfitto per acquistare una felpetta sottile nel negozio di articoli sportivi in cima al passo. Costeggio il lago godendomi la vista sulle montagne circostanti.

Comincia a delinearsi un'idea di percorso: invece di salire subito allo Julierpass, vado verso il Berninapass. Poco prima di St. Moritz faccio benzina: contando i litri e i km percorsi, scopro con soddisfazione che, oltre a farmi divertire, la Bonnie ha fatto i 25 km/L! Passo St. Moritz e volto a destra. Bellissima la vista che da un tornante scopre il ghiacciaio del Bernina.

La strada è larga e molto filante, per raggiungere Diavolezza: sulla destra la funivia. Dritto, la strada riprende a salire, mentre di tanto in tanto incrocia i binari delle Ferrovie Retiche, quelle del celebre trenino rosso. Prima del passo c'è l'Hospitz, pieno di moto. Non mi fermo: voglio arrivare 300 metri più avanti, al Berninapass.

Fotografo la vista sulla valle, con le nuvole che aleggiano: non è propriamente una bella giornata.

Torno indietro, sui miei passi, fino al bivio per St. Moritz: prendo a destra verso Samedan. Poco più avanti, alla Punt Chameuse, una deviazione secca a sinistra attacca la strada per il passo Albula. Ora il cielo si è aperto e il sole scalda un po' la temperatura: va già meglio. Bellissima l'albulastrasse, coi suoi spazi aperti! Uno stambecco (..in legno!) veglia sul percorso.

Ed eccomi al passo Albula: anche se c'è il sole, un vento teso e fresco spazza l'altipiano.

Qualche residuo delle nevi invernali resiste là in cima, mentre inizio la lunghissima discesa. Traffico zero, pochissime moto, si guida davvero in sicurezza e rilassati, mentre tutto intorno si aprono gole, prati verdissimi e cascate. Arrivo al caratteristico paesino di Bergün: tutto molto "svizzero".

Mentre guido mi scopro a pensare che mi sto davvero godendo il giro. Filisur e poi Tiefencastel, per voltare a sinistra riprendere a salire, sulla strada cantonale 3. Mi accodo a 2 BMW GS e ad una V100 Mandello, e li seguo nelle curve, curioso di carpire ogni possibile indicazione di come si comporta la nuova tourer di Moto Guzzi. Uno sguardo alla Mandello e uno ai bei panorami circostanti, con il lago di Marmorera e la diga. Le curve si snodano guidate e sinuose, per farsi poi più secche e chiuse nell'ultimo tratto prima di raggiungere lo Julierpass.

La discesa verso Silvaplana è veloce, qualche tornante nel finale, ma si arriva abbastanza in fretta sul lungolago. Giro in tutto relax: non posso non perdermi uno scatto a questi magnifici cavalli nei pressi di Sils.

Un ultimo sguardo dal Maloja.

Mangio il panino col formaggio che avevo comprato al mattino, mi godo l'aria fresca e stavolta i tornanti sono a scendere. Qualche scatto ancora, tra i campi della Val Bregaglia.

La grande diga, sullo sfondo.

Si torna verso Chiavenna, un ultimo caffè da Moreschi e via di nuovo, costeggiando tutto il lago di Lecco. Alla fine saranno 485 km e tanto gusto per le zone visitate e per il piacere della guida che queste strade sempre regalano!

Clicca qui per vedere il GIRO SVIZZERO di oggi.







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