sabato 31 luglio 2021

E ho provato anche una Harley Pan America!

Sono sincero: non avrei mai pensato di mettermi a cavallo di un Harley Davidson; men che meno, poi, su questa che è l'emblema di un cambio epocale, alla ricerca di nuove opportunità di mercato.
Mentre ero in officina per il tagliando alla mia Stelvio mi è stato proposto di provarla e ho accettato.
 
 
Come sin dall'inizio si disse, l'estetica è sicuramente di quelle che colpiscono: in positivo o in negativo, ma rimane impressa. Devo dire che dopo la sensazione di bruttezza che ebbi ai primi tempi, poi bene o male mi ci sono abituato: non è bellissima, oggettivamente, ma ha una sua personalità
Ho provato la versione top, coi cerchi a raggi e i fari adattivi.
Non avevo mai guidato una moto con così tanti cavalli: siamo a 150. La moto si accende col sistema keyless. Appena salito in sella ho trovato azzeccata per me la posizione di guida, con la giusta distanza del manubrio dal busto. Anche l'altezza della sella non mi ha creato imbarazzo. Sulla Valassina, un tratto di superstrada veloce, ho tenuto la mappa più sportiva (credo si chiami "Sport") e quando si apre il gas si sente la spinta, eccome! Però l'erogazione è sempre lineare e progressiva: non strappa le braccia. Ho apprezzato questa caratteristica. Il parabrezza è regolabile a mano, in marcia, con una leva: l'ho tenuto alto e ho ravvisato una buona protezione, pur non essendo esso di dimensioni particolarmente estese. Anche la visibilità posteriore attraverso gli specchietti è ottimale.
 
 
Ho poi lasciato la superstrada per cercare almeno qualche tratto collinare. La maneggevolezza mi ha sorpreso. Intanto non sembra di essere su una moto dal peso comunque importante; inoltre tra le curve si è rivelata davvero agile e maneggevole: si sposta da una parte all'altra senza sforzo. Mi ha ricordato la mia KTM 790 ADV, che pure pesa molto meno. un altro aspetto che mi incuriosiva era verificare il calore del motore: ebbene, in marcia non si avverte minimamente; una volta fermi, ovviamente qualcosa sotto la coscia destra si sente, ma ho percepito molto più calore salire dai bicilindrici Triumph 1200 della Thruxton e della Scrambler 1200. In generale quindi una moto che sul piano del motore e della ciclistica mi ha sorpreso in positivo. Anche il display TFT mi è piaciuto: i dati sono ben distanziati fra loro, si trovano facilmente e non è troppo affollato: questo permette di trovare ciò che si cerca senza distogliere troppo lo sguardo dalla strada. La freccia rossa indica l'indicatore della funzione che abbassa ed alza il mono posteriore elettronicamente al momento in cui la moto è ferma. la "S" rossa indica la mappa motore attiva in quel momento.
 
 
La sella mi è piaciuta: è sdoppiata e sagomata in modo da non essere troppo larga tra le gambe, a tutto vantaggio della maneggevolezza. 


Per venire agli aspetti che mi hanno lasciato perplesso, ce ne sono vari, legati sia alla qualità delle finiture in generale, sia ad alcune soluzioni progettuali adottate.
 
Leve: sono di rifinitura diversa: quella del freno ha la superficie liscia, quella della frizione granulosa; anche le rotelline che ne regolano il distanziamento sembrano fatte di materiale differente. La sensazione è di poca cura nella rifinitura.



Parabrezza: è montato su due staffe davvero esili, che danno un senso di debolezza. A forza di utilizzarlo, non so se dura molto. Tra l'altro uno dei nottolini che sono sulle staffe tocca la faccia interna del parabrezza, di fatto scheggiandolo subito.
 
 
Carena anteriore: è di plastica ed è fissata con 4 perni a pressione. A parte il fatto che è in plastica, un meccanismo simile rende facilissimo a un malintenzionato portare via il pezzo.


Cavalletti: quando la moto è sul centrale, non è possibile tirare su il cavalletto laterale, perchè urta contro il centrale.


Blocchetti: i comandi sono tantissimi ed affollatissimi. Trovare il pulsante giusto coi guanti non è così diretto e questo distoglie dalla guida per abbassare lo sguardo verso i comandi. Secondo me i pulsanti e la loro disposizione andrebbero razionalizzati e ridotti.
 
Paramani: la parte esterna e fissata a pressione, con degli attacchi a forchetta che si inseriscono sull'estremità della manopola: soluzione che  ame pare dozzinale.
 

 
Altri dettagli danno un senso di provvisorietà e scarsa attenzione alle finiture.
Il canale centrale sul serbatoio appare fatto di una plastica molto sottile, poco stabile e apparentemente soggetta a scolorirsi doppo poco tempo.

Il serbatoio dell'olio freno posteriore sembra piazzato là un po' a caso.

In definitiva, la sensazione è positiva, ma sembra quasi che la messa sul mercato sia stata frettolosa, senza che siano stati valutati (..o sistemati..) alcuni aspetti che invece su una moto comunque di valore e che deve entrare in concorrenza con altri mostri sacri del segmento cosiddetto "enduro stradale" ci si aspetta siano esenti da critiche. Vedremo cosa riserva il futuro a questa moto.

domenica 18 luglio 2021

Portovenere: monti e mare a Luglio 2021

Partenza con comodo, verso le 9 del mattino. 

Porto la Stelvio verso la Val Tidone passando nei campi tra Opera e il Lodigiano. Passo il Po e raggiungo Borgonovo: giro intorno al castello e prendo a sinistra, in direzione della Val Trebbia. Strade tra i campi e passo il fiume Trebbia sul ponte di Tuna, nei pressi di Gossolengo. Qualche km sulla SS45 e poi, poco prima di Niviano, nei pressi del monumento ad Annibale che commemora la battaglia del Trebbia della II guerra punica, volto a sinistra e mi dirigo verso la Val Nure. La raggiungo nei pressi di Ponte dell'Olio: passo il ponte e seguo la SP654 fino a Bettola. La strada costeggia il fiume Nure con un tracciato filante, con qualche saliscendi. 

Diventa più vivace nel tratto che va da Bettola a Farini. Nella piccola piazzetta di Farini prendo un caffè e riparto a far curve per qualche km ancora, fino al ponte della Cantoniera. Qui al bivio decido di seguire le indicazioni per Bedonia e il Passo Pianazze. Questa strada la conosco, l'ho fatta in svariate occasioni, ma ogni volta mi riprometto di non farla più: ha un bel tracciato, da la possibilità di apprezzare begli scorci panoramici sull'appennino Piacentino e Parmense, ma ha un fondo stradale letteralmente e costantemente indecente: avvallamenti, dislivelli, buche, rattoppi, ghiaietta in traiettoria fanno sì che non ci si goda il giro. Pazienza: adeguo il passo, tengo alta l'attenzione e procedo sulla SP8. Passato il Passo Pianazze diventa SP25. Proseguo per svariati km fino al bivio dove si immette nella SP359: scendo a destra, in direzione di Bedonia e del passo Montevacà. 

Raggiunta Bedonia, faccio rifornimento e dedico qualche minuto a reimpostare il navigatore: vorrei passare dal passo del Bocco, ma ci sono stato una volta sola e non vorrei perdere tempo a girare a vuoto, specie su queste strade che non sono propriamente la mia passione. Per fortuna la strada migliora molto da Bedonia e la strada fino al Bocco è godibile.

Scendo verso Varese Ligure, che raggiungo passando da Scurtabò: quindi attraverso il piccolo centro abitato da monte verso valle, mentre solitamente arrivando dal Passo Centocroci con la SS523 lo si sfiora soltanto. Vedo che il distributore subito a valle del paese ha chiuso. Poco male: è sempre stato  molto caro rifornire là! Sarebbe ora di mangiare un boccone, ma non ho molta fame e decido quindi di continuare verso S. Pietro Vara e Sesta Godano. Giunto alle porte di Mattarana, entro sull'Aurelia e seguo a destra per Genova. La strada che sale verso il Passo del Bracco è divertente, piena di curve guidate e con il fondo stradale in ottime condizioni. 

Dal passo, che si trova sopra Deiva Marina, si vede il mar Ligure.

La marcia della Stelvio continua verso sud, lungo l'Aurelia e la Val di Vara, in direzione di Riccò del Golfo e di La Spezia. Percorro il viale, tenendo a destra l'Arsenale della Marina Militare e a sinistra lo Stadio Picco. La strada che segue la costa ricorda molto la Costiera Amalfitana: stretta, curve continue, saliscendi, mare a sinistra e collina a destra, motorini guidati da gente che, con infradito e telo da mare, raggiunge le spiaggette locali. Finalmente scollino e scendo verso il borgo marinaro di Portovenere. Il mare, finalmente!

Per le moto ci sono dei parcheggi appositi, proprio sul lungomare.

Risalendo il promontorio si gode di scorci ancora più affascinanti: il sole illumina i boschi e il mare, e i colori ne vengono esaltati. Grossi yacht stazionano nella piccola rada.

Una panoramica del piccolo borgo.

Tornando verso Le Grazie e La Spezia, si possono anche vedere alcune fregate della Marina Militare ormeggiate nell'Arsenale.

Rifornisco la Stelvio proprio prima di lasciare La Spezia e mi dirigo verso S. Stefano di Magra, per imboccare la SS62 della Cisa ad Aulla. Non ricordavo che prima di arrivare a Pontremoli ci fosse così tanto da percorrere, a dire il vero. Passo anche davanti a Filattiera, dove dormimmo la prima sera del "Dove ci va Tour" del 2018. I chilometri mi passano un po' lentamente, anche perchè mi precedono in varie occasioni veicoli molto lenti. Comunque una volta presa la SS62 della Cisa il traffico si dirada quasi del tutto e posso pensare solo a godermi la strada.

Anche se dopo l'ingresso in Emilia il navigatore mi vorrebbe far scendere verso Berceto e poi sull'A15, decido che non è ancora tempo: il bello delle giornate estive è che durano tanto di più e quindi ci si può trattenere un po'. Perciò tiro dritto verso Cassio e passo anche la Trattoria Cattani, dove in altre occasioni ho sostato per un caffè. Arrivo fino in fondo alla Cisa, scendo su Salita (gioco di parole, ma tant'è..) e dopo poche centinaia di metri prendo la A15 da Fornovo. Da questo punto in poi, è autostrazio: nulla da segnalare, se non uno scroscio durato si e no 2 minuti tra Fidenza e Fiorenzuola. 

Il giro di oggi: GIRO VALTREBBIA, VALNURE, VAL DI VARA, PORTOVENERE E CISA

Eccoli qua i 540 km che anche oggi la Stelvio si è messa sul curriculum: instancabile ed efficiente, con consumi anche questa volta attestati sui 18,3 km/l. Siamo intorno ai 122.600 km, con la gomma anteriore ormai ben provata dalla strada ottimamente percorsa. Prossimi passi: cambio delle gomme e tagliando e sarà pronta per tanti altri chilometri in questa estate (..speriamo!).

lunedì 12 luglio 2021

Luglio 2021: tempo di un paio di giorni sulle Dolomiti

Un paio di giri sulle Dolomiti sono quanto di più desiderabile e desiderato, anche perchè per via della pandemia manco da molto tempo da quei luoghi meravigliosi.

1 giorno: Val d'Adige, Valsugana, Fiera di Primiero e Passo Rolle

Arrivato dalla Valsugana di gran carriera, con grandi rallentamenti sulla A4 tra Bergamo e Sommacampagna, sono risalito lungo la sponda occidentale dell'Adige fino ad oltre Trento. Si guida fino in fondo alla circonvallazione, superando anche Lavis e la deviazione per la Val di Cembra e la strada si trasforma nella SS47 della Valsugana. Per fortuna lungo l'Adige e in Valsugana poco traffico. Mangio un boccone prima di prendere la strada che sale verso Fiera di Primiero. Mentre sono fermo do anche un'occhiata alla mappa del Touring e decido di andare su per il passo Rolle. Una cervellotica deviazione nel piccolo centro abitato di San Martino di Castrozza fa quasi passare la voglia di proseguire ma, a parte questo, la strada è praticamente sgombra e un po' mi sorprende la gran folla che trovo in cima al passo.

Giusto il tempo di uno scatto e decido di tornare giù. Scambio qualche messaggio con Fabio: anche loro sono in arrivo a Fiera di Primiero. Li attendo pazientemente in un distributore all'ingresso del paese. Arrivano dopo una mezzoretta: Fabio e Monica col GS e Luca e Martina con la nuova Tiger 900 Rally Pro. Grandi abbracci: soprattutto con Luca e Martina non ci vedevamo da una vita! La tentazione sarebbe di un aperitivo in paese, ma alla fine decidiamo di raggiungere il rifugio e di metterci comodi. Prendiamo una strada molto stretta, che si inerpica nei prati verso Transacqua, finchè un'ultima, breve rampa sterrata ci porta a destinazione. Posto incredibile! Siamo circondati da montagne stupende e immersi nel verde dei prati, con i boschi tutto intorno!


Parcheggiamo le moto nell'ampio spazio antistante il rifugio.. 


Finalmente è il momento dell'aperitivo! Luca se la gode decisamente..

..del resto, in un contesto del genere è inevitabile stare bene!

Alla sera, visto che è fresco, finisce che si ha bisogno di scaldarsi e anche di digerire l'ottima cena: l'allorino fa il suo lavoro!

2 giorno: Lago di Calàita, Val Vanòi, Rifugio Refavàie, Cicòna

Giro Lago Calàita, Refavàie e Cicona

Al mattino il cielo è un po' coperto: deve essere anche scesa qualche goccia di pioggia. Il panorama resta comunque affascinante!

Dopo una bella colazione, ci muoviamo con calma. A valle di Fiera di Primiero ci inerpichiamo per alcune stradine secondarie, un po' impegnative visto il peso dei mezzi che guidiamo. Attraversiamo il piccolo villaggio di Imèr e poi quello di Gobbera e, dopo un piccolo cimitero, svoltiamo a destra lasciando la SP79 per la SP239 del Lago di Calàita. La strada sale tra i boschi, a destra e a sinistra alcunui masi, di tanto in tanto; l'ultimo tratto vede il diradarsi degli alberi e gli ultimi tornanti portano al termine della strada, chiusa da una sbarra che preclude l'accesso al rifugio sulla sommità. Per fortuna siamo in moto ed aggirare la sbarra non è un problema. Lo spettacolo del lago di Calàita con le Pale di S. Martino, sullo sfondo, velate dalle nuvole è meraviglioso.

Torniamo a valle con questa meraviglia negli occhi e raggiungiamo Canal San Bovo. Poi in direzione di Refavàie, in Val Vanòi. La strada termina al rifugio: da qui parte un sentiero per escursionisti. Il torrente Vanòi scende con delle fresche rapide verso valle.

Ci godiamo il fresco, all'ombra.

Tornando indietro Fabio ci fa scendere verso il torrente, nei pressi di un ponte che è quasi al livello dell'acqua. Consente il passaggio da una sponda all'altra, ma solo quando il meteo non lascia temere condizioni critiche che possano generare alluvioni o esondazioni. E' una bella occasione per portarci le moto e scattare qualche foto.

Benzina a Canal S. Bovo e arriviamo a Cicòna, dove Andrea e Norina fanno gli onori di casa. Svaccati sul prato che Andrea ha rasato, ci si gode il meraviglioso panorama sorseggiando qualche spritz accompagnato da formaggi e speck: che paradiso!

Poco lontano una famiglia di cervi pascola paciosamente nel prato. Non sono per nulla intimiditi dalla nostra presenza e si lasciano avvicinare senza timore.

Dopo qualche ora passata in ottima compagnia, con Andrea e Norina ospiti squisiti, purtroppo arriva il momento di tornare a valle. La Stelvio evidentemente si trova bene qui, al punto da fare qualche capriccetto per ripartire. Il motore si accende, ma non si illuminano nè il quadro, nè le luci, nè le frecce. Alla fine comunque si tratta forse qulche contatto sballato: dopo un ultimo giro di chiave tutto torna a posto e possiamo avviarci. Scendiamo prima verso Fonzaso e poi verso Quero/Vas, costeggiando il Piave lungo la SR348. Nei pressi di Quero attraversiamo il Piave passando su un ponte che ha la carreggiata fatta da assi di legno! 

Visto il caldo che c'è a valle, cerchiamo il refrigerio risalendo un po' in collina: Fabio ci guida attraverso le colline di Valdobbiadene e Pianezze, coperte da chilometri e chilometri di vigneti: un vero spettacolo! Scendiamo a valle nei pressi di Combai e poi, dopo una breve sosta, ci separiamo. 

E' stato un grande fine settimana in posti fantastici, dove al piacere di andare in moto si è unito il piacere di stare in ottima compagnia: speriamo che presto ci sia di nuovo occasione.

Per la cronaca, in serata la nazionale italiana di calcio ha vinto il titolo europeo superando i padroni di casa dell'Inghilterra.

3 giorno:

MOENA-CAREZZA-VALGARDENA-CORTINA

Alle 8 al bar ci troviamo per colazione. Moreno col suo GS1150 e Cesco in sella alla Triumph Bonneville T120 che era di Moreno. Non vedevo Cesco da una vita: sono proprio contento che oggi ci sia anche lui!

Fa già caldo e l'uscita da Treviso è abbastanza laboriosa, per via dell'intenso traffico. Comunque finalmente troviamo un po' di refrigerio appena cominciamo a guidare "allegri" verso Quero/Vas sulla SR348 Feltrina. Poi passiamo il Piave sulla SS50 del Grappa e del Rolle e saliamo verso Sedico, Mas e Agordo percorrendo la SR203. Da Cencenighe Agordino attacca la salita del Passo S. Pellegrino. Lunghissima e con diversi tornanti, anche impegnativi. Di tanto in tanto qualche mezzo più lento o dei lavori in corso ci rallentano, ma alla fine lo spettacolo che si apre in cima al passo riempie gli occhi e i polmoni.


Scendiamo verso Moena e la val di Fassa e da Vigo prendiamo a sinistra per salire verso il Passo Costalunga. Troviamo un po' di auto lente, ma in compenso ci muoviamo all'ombra del massiccio del Catinaccio, che è quanto di più dolomitico si possa immaginare. Poco dopo aver superato il Passo di Costalunga, accostiamo. Due chiacchiere e decidiamo di andare a destra, verso il Passo Nigra. Prima, però, risaliamo in sella per scendere a sinistra, dove, dopo pochi tornanti, si apre alla nostra vista il Lago di Carezza.

I colori sono incredibili e altrettanto suggestivo è il riflesso nelle acque di questa gemma del massiccio del Latemar, sullo sfondo. L'area circostante è stata duramente colpita dal passaggio della tempesta Vaia, nell'ottobre del 2018: vaste aree di foresta sono state letteralmente abbattute e sradicate dalla violenza dei venti. In tutta questa devastazione il lago è divenuto maggiormente visibile dalla strada: in precedenza era possibile solo intravvederlo. La mia sensazione, tuttavia, è che prendendo a pretesto una risistemazione dell'area, si sia colta l'occasione per spianare parcheggi e creare altri spazi per consentire lo sfruttamento turistico della zona. 

Un solerte sorvegliante del traffico ci invita a spostarci dal lato della strada: facciamo perciò inversione e risaliamo verso il bivio dove prima avevamo sostato, per andare verso il passo Nigra. Procedendo lungo la strada, siamo sempre all'ombra del Catinaccio, alla nostra destra: anche in questo tratto fervono lavori di risistemazione a parcheggio di diverse zone, soprattutto nei pressi di alcuni impianti di risalita. Mentre scendiamo verso Tires, nello specchietto si vede benissimo il Catinaccio che domina sui verdissimi prati: fantastico. Ogni volta che passo di qua mi fermo a scattare una foto: solo che stavolta, essendo in discesa, diventa complicato fermare la moto. 

Proseguiamo verso valle e raggiungiamo Fiè allo Sciliar passando per una strada secondaria, abbastanza imboscata, che però costeggia il castello di Prosels (..in italiano: Presule..), conservato perfettamente. Benzina e ci avviamo a risalire la Valle Isarco, all'ombra dell'Alpe di Siusi, passando per Castelrotto e Ortisei, passando sulla SP64 per il Passo Pinei.

 

Posti bellissimi, che ogni volta catturano per la maestosità dei monti, la vividezza del colore dei prati, le caratteristiche strutture con i tetti spioventi, sempre ornate di fiori. Comunque un certo languore si fa sentire: come sempre, poichè resistiamo a tutto, ma non alle tentazioni, troviamo un ristorante a Selva di Val Gardena e ci "attavoliamo". Solito pranzo "frugale", questa volta costituito da 3 canederli e qualche formaggio locale: si faranno sentire sulla via dl ritorno!

Alla fine, tra una chiacchiera e l'altra, abbiamo trascorso un'oretta. Riprendiamo il nostro giro verso la Val Badia: prima Corvara, poi La Villa, dove si potrebbe salire verso San Vigilio e la Val Pusteria, ma il giro diventerebbe troppo lungo. Decidiamo quindi di andare verso destra, in direzione di Cortina. Che bellezza la salita verso il Passo Valparola e il Passo Falzarego: cielo coperto e temperatura decisamente fresca: ci voleva proprio!!! La strada scorre leggera, le curve si snodano una dopo l'altra in modo naturale e diventa la cosa più normale del mondo cercare di fare la successiva sempre meglio di quella precedente, pennellando e dosando il gas in modo da percepire il motore che gira al regime giusto. E' una sensazione bellissima.

Prima di raggiungere Cortina sfiliamo altri passi "minori", poi la "perla delle Dolomiti" ci accoglie con un gran traffico congestionato: dal piacere della guida si passa allo stress. Ed in effetti, da quel momento in avanti, la SS51 "Alemagna" è totalmente o quasi trafficatissima, anche a causa di numerosi cantieri aperti per via dei Giochi Olimpici del 2026. Inoltre anche il traffico di mezzi pesanti è notevole e contribuisce a rendere complicato sorpassare, anche se si è in moto. Ci perdiamo un po' di vista, ma conosciamo la direzione da prendere e quindi seguitiamo a viaggiare fino a Longarone. Qui facciamo il punto della situazione e, viste le code lunghissime, decidiamo di rientrare prendendo l'autostrada fino a Treviso nord. Anche in autostrada ci sono parecchi lavori che impongono il cambio di corsia.

Dopo l'intera giornata in sella, ci meritiamo qualche spritz: anche Lorenzo che abita in zona si aggrega per l'occasione. La serata si conclude con una bella cena a base di pesce. E la fortuna mi consente anche di provare (...ed apprezzare tantissimo!!!!) i bògoi: che prelibatezza!!!

Grazie a Moreno e Cesco che hanno girato con me in questa gran giornata: ci siamo proprio levati una bella voglia di km in posti fanstastici e con la giusta compagnia! Spero proprio che queste occasioni tornino a moltiplicarsi, come era in passato.

La mia Stelvio? Una meraviglia!!! Sono un po' fuori chilometraggio per il tagliando, ma gira che è un orologio!!! Alla fine siamo arrivati a 122.000 km.


lunedì 5 luglio 2021

Con la Toscana inizia Luglio

1° giorno: 
Dopo aver salutato il 790 ADV ho occasione di rimettere le ruote in strada. E' rimasta solo la Stelvio a farmi compagnia d'ora in avanti.
Parto con 118.800 km. Notare la presenza del paracoppa, appena montato.
 

 
Ho optato per la borsa da serbatoio e il rullo da sella: penso che l'agilità sarà fondamentale nel gran traffico di questa estate. 
Partenza di buon ora e autostrada svelta fino a Modena sud.
Poi inizia il bello: attraverso Vignola e mi inerpico per Guiglia, in direzione di Zocca. 
 
 
La strada è entusiasmante! Ci sono parecchi avvallamenti, questo va detto, ma sono abbastanza regolari e "leggibili": questo consente di andare via abbastanza tranquilli. Ci si mette anche la temperatura gradevole a rendere il tutto ancor più piacevole.
Mi lascio alle spalle Zocca e proseguo in direzione di Castel d'Aiano finchè la SP623 giunge al bivio per Tolè. 
 
 
Prendo a sinistra la SP25 e, poco prima di Tolè, a destra per Cereglio: una lunga discesa mi porta a Vergato. Passo anche il valico della Sella della Croce, mai sentito prima.
 
 
 
Sono abbastanza agli sgoccioli con la benzina e faccio rifornimento dopo aver chiesto informazioni al personale di un lavaggio. L'addetto, evidentemente motociclista anche lui, mi suggerisce di seguire per Grizzana Morandi: è esattamente dove avevo già deciso di passare, ma non gli rovino l'entusiasmo di descrivermi quanto sia bello quel tratto. In realtà lo conosco ormai abbastanza bene, perchè dopo esserci passato casualmente una volta, ci sono volutamente tornato in varie occasioni di viaggi verso sud. La cosa che mi piace, oltre al tracciato pieno di tornanti, è che quando cominci a scendere verso valle da Grizzana, ti si para davanti tutta la vallata: in basso si vede l'autostrada A1 tra Bologna e Firenze e l'effetto è sempre quello di potersi godere il caotico traffico standosene appartati. Di fronte - a sinistra Rioveggio e, quasi di fronte, S. Benedetto Val di Sambro (tristemente noto soprattutto per le stragi del rapido 904 e dell'Italicus) - la strada risale il monte che porta alla Raticosa. Scelgo anche qui un tracciato che conosco, passando da S. Benedetto Val di Sambro Stazione e risalendo con la SP60 e poi con la SP61 verso Monteacuto Vallese, il Valico di Montefredente e la strada di Bruscoli. 
 
 
Passo il confine tra Emilia-Romagna e Toscana. Il navigatore vorrebbe farmi andare verso Scarperia e la Sorgente Panna, ma decido di proseguire per la via più diretta per il Mugello, fino al lago di Bilancino. La SR65 mi porta verso Olmo e la Vetta le Croci. Mi godo le belle colline di Fiesole, anche se non riesco a trovare uno scorcio adatto per fotografare la vista su Firenze. Devo anche ammettere che, col peso che si ritrova, non è facile fermare e tenere la Stelvio in pendenza mentre si scatta una foto: alle volte servirebbe fare inversione per poterla mettere sul cavalletto, ma non sempre c'è spazio e modo di farlo. Non sono poche le foto che avrei voluto scattare, alle quali ho dovuto a malincuore rinunciare. Comincia a fare caldo da Fiesole e la discesa verso Firenze, a cui si aggiunge il traffico cittadino, la percorro col sudore che mi dà fastidio. Per fortuna raggiungo Piazzale Michelangelo e posso togliere il casco per qualche minuto. Vista meravigliosa!
 

Ok il casco.. ma questa meraviglia va mostrata anche senza.. ecco "la granata Fiore" in tutta la sua meraviglia!

 
Non vorrei arrivare tardi ed ho ancora un passaggio che vorrei fare, prima di arrivare a destinazione. Quindi mi rimetto in sella. La strada verso Firenze/Impruneta è svelta. Riconosco il piazzale dove incontrammo tanti anni fa (forse il 2011??) molti amici toscani del gruppo delle Triumph. Ne è passato di tempo, accidenti!
Seguo il raccordo autostradale Firenze-Siena fino a Tavernelle, per poi andare verso Certaldo e S. Gimignano. Ho inserito nel navigatore un percorso su strade di campagna, secondarie, che mi aspetto possa farmi apprezzare le colline ricoperte di vigne. Per fortuna non mi ero sbagliato e mi godo i saliscendi e la tranquillità, con tanti casali di pietra e ben curati a punteggiare il paesaggio. Ecco S. Gimignano, con le sue torri celeberrime svettare dietro le mura!
 
 
Comincio ad essere un po' provato dal caldo e dai chilometri, ma la meta non dovrebbe essere molto distante. Raggiungo il casale immerso nel verde, dove ho prenotato per la notte, facendo una grande sorpresa a Moreno, Dude, Fabio e Monica: se la stanno spassando in piscina e quando mi vedono cominciano a ridere increduli. Parcheggio la moto accanto alle loro...

 
...e mi godo il meritato relax.
 

Cliccando si vede il percorso e il giro di oggi:
 
Dove alloggiare: il casale Il Pietreto, Colle Val d'Elsa è immerso nel verde, appartato tra le colline, ed offre anche parcheggio gratuito per le nostre moto. L'accoglienza è puntuale e discreta e il gestore è stato estremamente disponibile. La cena molto gradita, con prodotti locali di ottima qualità. Sicuramente da tenere presente pro futuro

Allestimento moto: in previsione del traffico ho smontato le valigie rigide e ho preferito optare per la borsa da serbatoio FAMSA e per il rullo da sella Tornado taglia M della Enduristan. Ho fissato il tutto con dei tiranti e tutto ha funzionato perfettamente. La borsa da serbatoio (ammetto: non è bellissimo vederla così alta, ma non mi ha dato alcun fastidio nell guida. Inoltre ho dovuto espanderla per via delle dimensioni "importanti" della giacca antipioggia) contiene una mascherina da usare al volo, documenti, guanti e collare di riserva, copriguanti impermeabili, pantaloni e giacca impermeabile, atlante stradale italiano del Touring. In realtà avevo messo anche una staffa pieghevole per montare la telecamerina, ma per pigrizia alla fine non l'ho mai tirata fuori. Svariati attrezzi sono poi nella piccola borsina della Kappa fissata sul portapacchi posteriore. 
 
2° giorno:
Dopo aver salutato i ragazzi, riprendo la strada verso sud. Visto che non è lontano, passo rapidamente da Monteriggioni.
 
 
Devo ammettere che ieri sera non ho potuto pianificare il percorso per andare verso sud, quindi sono andato un po' a senso, appoggiandomi essenzialmente su passaggi già conosciuti. 
Quindi pranzo d'obbligo con un tagliere"essenziale" di salumi e formaggi al "Porcellino divino" di S. Maria degli Angeli, sulla E45.
 
 
Il pensiero di trovare traffico eccessivo ed anche il gran caldo hanno contribuito a che il tracciato seguito sia stato molto "spiccio" e non degno di particolari note. Valico del soglio nei pressi di Sellano.
 
 
Poi Borgo Cerreto, sotto Cerreto di Spoleto, incolonnato dietro camion lentissimi sulla SS465 e Norcia. Faccio benzina alla IP al bivio, ma senza salire a Castelluccio, passo "basso", per raggiungere la SS4. Di qui superstrada direzione Ascoli e S. Benedetto, dove mi immetto sulla A14. Code per lavori ormai scontate, tra Roseto e Pescara Nord. Fine di una giornata abbastanza interlocutoria, calda e stancante.
In serata la nazionale italiana di calcio batte la Spagna ai rigori ed approda alla finale del campionato Europeo a Londra, contro l'Inghilterra padrona di casa.
 
3° giorno:
Mi rimetto in sella: la destinazione di oggi è Foligno, in Umbria. Si torna verso nord.
Sono dello spirito giusto e, dopo aver fatto il pieno, percorro la SS16 Adriatica nel tratto meraviglioso della Costa dei Trabocchi, tra Vasto e Torino di Sangro.
Da Torino di Sangro parte una strada statale della fondovalle Sangro che consente di collegare rapidamente la costa a Castel di Sangro. Tuttavia lascio la strada a scorrimento veloce nei pressi di Casoli, per poi proseguire sulla vecchia statale. Certo, basta trovare un camion e ci si trova incolonnati e impossibilitati a sorpassare, per via della presenza di centri abitati e pochi tratti dritti, ma una volta lasciati alle spalle questi mezzi ingombranti, si può godere di tutta la meraviglia che regala percorrere queste zone in sella a una moto. 
Il percorso che ho scelto oggi passa alle pendici della Majella, parte dal versante orientale che guarda l'Adriatico e aggira per intero il massiccio situato nella parte meridionale dell'Abruzzo, portandoci fino a Sulmona, sul versante occidentale della montagna. 
Da Fara S. Martino la strada ha sulla destra le pareti della montagna e sulla sinistra la vallata, ripida e panoramica. Con un percorso che per lunghi tratti non ha parti dritte, ma corre filante a mezza costa, si passa da Lama dei Peligni e Palena, in piena luce del sole. Ci si lascia alle spalle il Sacrario della Brigata Majella e le Grotte del Cavallone, di dannunziana memoria. Poi ci si immerge nel fresco e nell'ombra dei boschi con tornanti continui, fino a raggiungere il Valico della Forchetta. Appena discesi, davanti ai nostri occhi si apre una piana solcata dal binario singolo della ferrovia "Sangritana", dove predomina il giallo dei campi e il blu del cielo. Tutto intorno le alture della Majella a fare da cornice. Traffico inesistente e scenario quasi mistico.


Anche i cartelli stradali che invitano a guidare con prudenza non presentano i "soliti" caprioli come potenziali vittime della strada nonchè fattori di pericolo, ma... degli "orsi", che in queste zone d'Abruzzo non sono infrequenti.

Note: nel periodo in cui sono passato l'asfalto era meraviglioso quasi ovunque, a differenza di circostanze precedenti. Quindi ho potuto godere appieno del meraviglioso tracciato di questa strada, la SS84.

Proseguo in direzione di Rivisondoli, abbarbicata su un'altura sulla destra, e con diversi tornanti guidati mi immetto sulla SS17. Appena si sbuca da un tunnel si apre davanti la Piana delle Cinque Miglia: un altopiano all'ombra delle montagne dell'Aremogna, del comprensorio sciistico di Roccaraso, uno dei principali e meglio attrezzati dell'Appennino.
 
 
L'altopiano si distende a perdita d'occhio, prima che la strada, con una lunghissima discesa ad ampi tornanti, faccia scendere di quota e porti verso Rocca Pia e Pettorano sul Gizio, concludendosi a Sulmona. Proprio qui mi tocca constatare che, dopo circa 1.000 km da quando l'ho sostituito, anche questo paracoppa ha subito la stessa sorte del precedente: fessurato sulla parte anteriore destra. Me ne accorgo perchè intorno ai 3.500 giri i lembi della fessurazione vanno in risonanza e dalla parte bassa della moto arriva un suono fastidioso e ululante. Poi scoprirò che anche il supporto anteriore destro si è fessurato di netto. Le vibrazioni del motore della Stelvio non perdonano.
 

Sceso su Sulmona, il caldo è davvero asfissiante, ma sono deciso a proseguire. Senza passare in autostrada, vado verso Pratola Peligna e poi verso Raiano. Da qui, svolto per Goriano Sicoli. La strada è bellissima come tracciato, anche se un po' rovinata. In alcuni momenti viene da pensare di essere sulla strada sbagliata, che finirà in qualche posto isolato, ma superata Goriano Sicoli, il tracciato si reimmette in un tornante sulla SS5 Tiburtina, in direzione Roma. 
 
 
Di qui la Tiburtina prosegue verso Collarmele con asfalto perfetto e curve stupende. Anche i panorami sono mozzafiato sulla Majella. 
 

 
In alcuni punti si viaggia circondati da giganteschi mulini a vento, nel bel mezzo di un grande campo eolico. Si arriva al valico di Forca Caruso. Stando in quota la temperatura è ancora sopportabile.
 

 
Dopo la curva a destra, lo sguardo si apre su Avezzano e la piana del Fucino.
Proseguo verso Collarmele e quando mi fermo a fare benzina il termomentro della Stelvio segna ben 38 gradi!
 

 
Sono abbastanza provato: mi prendo qualche minuto sotto la tettoia del distributore prima di riprendere il viaggio verso Celano.
Questa strada mi rimarrà impressa e sicuramente nelle prossime occasioni che si presenteranno di passare in Abruzzo la ripercorrerò, magari anche soffermandomi su altri tratti tipo Castelvecchio Subequo e Castel di Ieri, che oggi non ho percorso. La zona del Sirente Velino, con Secinaro e in direzione di Rocca di Cambio, è tanto sconosciuta quanto suggestiva, non solo motociclisticamente.
 
Ecco il tratto di viaggio abruzzese di oggi: ho anche inserito delle possibili varianti.

Non avevo mai visto il lago del Salto, mentre avevo visto con Moreno il Lago del Turano. Il navigatore ha fatto un po' di confusione (..che sia stato il caldo???): fatto sta che da Avezzano a Lago del Salto ho fatto un tratto di A25 e un tratto di A24. Poi mi sono immesso sulla strada a scorrimento veloce SR578 che passando per Borgorose e Petrella Salto tira dritta fino a Rieti. 
Seguendo una strada abbastanza stretta e neppure ben messa come asfalto, sono sceso per cercare un punto dove si potesse apprezzare il lago. Non è molto sfruttato turisticamente e l'unico punto un minimo suggestivo è stato il ponte, in via di ristrutturazione, dal quale ho potuto scattare qualche foto.
 


Ho poi ripreso il cammino, reimmettendomi per la via più breve sulla SR578. E qui la Stelvio ha festeggiato i 120.000 km!!!
 

 
Di qui ho raggiunto Rieti e col raccordo Rieti-Terni la zona della Cascata delle Marmore. 
Trovare un punto adatto per poterle vedere abbastanza bene mi ha fatto perdere un po' di tempo, ma alla fine ho potuto scattare una foto soddisfacente.


Finalmente a metà pomeriggio ho raggiunto i 35 gradi di Foligno. Non ci ero mai stato e per quel poco che ho visto mi è parsa una bella cittadina. Qui gran bella serata mangereccia in trattoria, con gli amici del Moto Guzzi Stelvio Forum: Alessandro, Michela, Massimo e Barbara mi hanno raggiunto per cena e abbiamo finalmente potuto rivederci dopo quasi 2 anni (Massi in realtà si era sparato una valanga di km per essere alla motopizzoccherata di Morbegno, 3 gg fa)!! Grandi ragazzi!!!
 
4 giorno:
Fine del giro, non senza un solenne acquazzone di quelli estivi in zona Reggio Emilia. In un pomeriggio soleggiato, si profila all'orizzonte un cielo nero e minaccioso: per fortuna devo rifornire e mi fermo in una stazione di servizio nei pressi di Reggio Emilia. Giusto il tempo di lasciare la moto al coperto e levare il casco, che inizia un violento fortunale. Almeno una decina di moto arrivano nel giro di 3 minuti, per cercare riparo. 
 

Praticamente per 10 minuti piove letteralmente in orizzontale! 
 

 
Per fortuna avevo potuto fermarmi per tempo e ho messo l'abbigliamento antipioggia solo per non bagnarmi una volta ripartito, visto che l'autostrada era completamente allagata.
Alla fine in 4 giorni di viaggio la Stelvio ha passato i 120.000 km e si è sciroppata 1.802 km: finalmente è tornata in azione!
 


Nota sui consumi: non so quali siano le ragioni, per me imperscrutabili, ma la Stelvio ha preso a percorrere ordinariamente tra i 17 e i 19 km con un litro. Che davvero arrivato a questi chilometraggi il motore si sia "sciolto"? Ormai la seconda tacca dell'indicatore sul cruscotto si spegne tra i 175 e i 185 km, e la spia della riserva si accende intorno a 220-230 km. Rifornendo ogni volta circa 12 litri, l'autonomia si dovrebbe aggirare largamente oltre i 300 km.. Ovviamente per non avere pensieri, intorno ai 240 km percorsi, rifornisco, ma per me è molto soddisfacente. Brava Stelvio!


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