lunedì 16 agosto 2021

In Abruzzo a cavallo di Ferragosto 2021

Dal 13 al 16 di agosto qualche giorno siamo riusciti a ritagliarcelo per fare strada in Abruzzo.

1° giorno: appuntamento a Campotosto e via ad Ovindoli

L'appuntamento con nessuno13 in arrivo dalla Toscana è al lago di Campotosto. Mi avvio sulla SS16, percorrendo la Costa dei Trabocchi fino a Torino di Sangro. Di qui prendo la fondovalle del Sangro fino all'uscita di Casoli: per diversi chilometri andando verso l'interno si viaggia tra campi che portano i segni anneriti dei violenti incendi divampati nei giorni scorsi. Prima di Guardiagrele prendo a sinistra con una secca svolta, in direzione di Fara S. Martino. La strada è piacevole e, a differenza delle ultime occasioni in cui era necessario seguire una deviazione che portava a scendere verso il Lago di Casoli, posso proseguire lungo il tracciato originale fino a Lama dei Peligni. Dopo Lama la strada diventa ancora più divertente, con le fantastiche curve verso Palena che corrono con la montagna a destra e la vallata peligna a sinistra: fantastico. Sembra di essere sull'orientale sarda. Poi la strada comincia a salire  correndo tra i boschi con tornanti secchi, ma non chiusissimi, fino a scavallare dal valico della Forchetta. Scendo e faccio una pausa prendendo a destra, dove c'è la stazioncina di Palena. 

Il posto è incantevole: la lunga spianata, con ai lati i rilievi spogli; la linea ferrata con un solo binario; la stazioncina con il tetto spiovente: sembra di essere nel vecchio West, con il treno a vapore che spunta da un momento all'altro. 

Sulla parete della stazione campeggia lo stemma che mi ricorda dove mi trovo: nel pieno del parco regionale della Majella.

Dopo aver solcato la pianura e aver ripreso alcune curve, a Pescocostanzo volto a destra in direzione di Cansano. La strada corre tra i prati, di tanto in tanto cavalli al pascolo, mentre sulla destra si stagliano i monti della Majella. Poi la strada diventa curvosa e piena di saliscendi, correndo di tanto in tanto su piccoli altipiani. Ricordavo questa strada come bella, ma anche rovinata e con molti tornanti infìdi per via della ghiaietta in traiettoria. Niente di tutto questo, stavolta: fondo affidabile, a tutto vantaggio del piacere di guida.

Discesa su Sulmona e raggiungo la Tiburtina, che imbocco in direzione di Popoli. Alla rotonda di Bussi prendo a destra per la SS17 che mi porta verso L'Aquila. Il tunnel all'inizio, poi la strada corre in leggera pendenza, larga e confortevole. Da qualche anno l'hanno resa ulteriormente scorrevole ed hanno aggiunto delle rotonde che tutto sommato rendono più vivace la guida. I lunghi rettilinei sulla vasta piana, i contrafforti del Gran Sasso sullo sfondo, a destra Navelli, a sinistra Capestrano: una vista di grande respiro, che non stanca. Raggiungo L'Aquila e di fronte a Porta Napoli, accesso al centro cittadino, volto a sinistra e scendo verso le strade di circonvallazione. Seguo le indicazioni per Teramo e la SS80. Solitamente queste zone mi rendono difficile l'orientamento, ma stavolta le indicazioni mi sono di aiuto e quindi procedo spedito. La SS80 volta a destra e comincia a salire con bel tracciato filante e curvoso. Raggiungo il Passo delle Capannelle dove un "capannello" di motociclisti è in sosta nel piccolo piazzale, per fare il punto della situazione e mangiare un panino al baracchino. Da qui si può andare verso Assergi e Campo Imperatore, ma io proseguo dritto per voltare a sinistra poco più avanti: è la SR577 del Lago di Campotosto, che infatti si apre davanti a me dopo qualche tornante. 

Prendo a destra e dopo non molto imbocco il ponte che attraversa il lago. 

La Chioscheria, proprio sull'altro versante del lago, è circondata da tantissimi camper di turisti che stazionano in zona. Ci sono anche molti altri motociclisti. Mentre attendo nessuno13, ne approfitto per un panino e una birra, all'ombra di un provvidenziale telone: il sole scotta. E' passata quasi 1 ora quando il KTM1290 adventure si ferma accanto alla Stelvio. Finalmente ci si rivede: era un bel pezzo! 

Quattro chiacchiere, un altro panino, un'altra birra. In lontananza, verso sud ovest, il cielo prende a farsi scuro e si vedono le tipiche striature della pioggia che cade: la zona, a occhio e croce, è quella verso cui dobbiamo dirigerci. 

Anche i lampi contribuiscono a rendere fosche le previsioni. Confidiamo che spiova, ma passato un bel po' conveniamo che il maltempo non sembra voler scivolare via. In sella allora!

A ritroso verso il Passo delle Capannelle, ci sorprendono le prime gocce. Visto che abbiamo ancora quasi 2 ore di strada, preferiamo indossare gli antipioggia. 

 
Ne sono sprovvisti altri motociclisti che ci sorpassano: da qui la loro premura. Riprendiamo la strada verso L'Aquila: mentre facciamo benzina inizia a piovere davvero. Pazienza: le TKC70 sul bagnato danno tanta sicurezza e anche in questo caso non tradiscono. Si segue per Avezzano lungo la veloce SS5bis, finchè si prende in direzione di S. Felice d'Ocre, Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo. Che meraviglia!!!! Nonostante il cielo coperto ci godiamo le curve, ma soprattutto il panorama offerto dall'Altopiano delle Rocche: in alcuni momenti, con quel tipo di rocce quasi dolomitiche e gli arbusti bassi, sembra di essere su qualche altipiano della Sardegna! Proseguiamo per Rovere e Ovindoli, da dove seguiamo le indicazioni per Celano: la casa dove alloggeremo si trova a S. Potito di Ovindoli. 

Raffaella, la simpatica e giovane proprietaria dell'appartamento, ci aspetta e ci dà le indicazioni per farci ambientare. Ci ha anche trovato uno spazio recintato dove lasciare le moto alla sera.

La temperatura è decisamente diversa da quella a cui ci ha abituati quest'estate rovente di incendi: non arriviamo a 15 gradi e piove. Infastiditi? Ma nemmeno per sogno: viene da dire che dovrebbe essere sempre così! Beviamo un paio di birre socializzando con il proprietario della trattoria "Dal panzone" (poi constateremo che effettivamente l'adagio latino "nomen omen" ha un senso!!) e visto che ci siamo ci tratteniamo anche per la cena: non è il caso di rivestirsi per andare a cercare in moto un ristorante.

Vasto-Palena-Cansano-Sulmona-L'Aquila-Passo Capannelle-Lago di Campotosto-Celano

 

2° giorno: verso le Grotte di Stiffe e Campo Imperatore (Gran Sasso)

Al mattino prendiamo un caffè ad Ovindoli e ci dirigiamo verso S. Demetrio nei Vestini: vorremmo visitare le Grotte di Stiffe. Torniamo sulla Tiburtina verso S. Felice d'Ocre. Seguendo il navigatore voltiamo a destra in direzione di S. Panfilo d'Ocre. Dopodichè la strada diventa via via più isolata: somiglia sempre di più ad una stradina interpoderale. Andiamo avanti ancora per qualche chilometro, con la sensazione sempre più forte che il navigatore ne abbia fatta una delle sue. Raggiungiamo un bivio: a sinistra una stradetta simile a quella percorsa per arrivare fin qui; di fronte: un borgo, con una stradina scoscesa, di quelle tipiche di certi paesini di montagna arroccati, dove solitamente vedi le vecchine sedute sulle sedie di paglia, sull'uscio delle loro casette. L'istinto ci porterebbe a prendere la stradina a sinistra, seppur diretta verso l'ignoto, ma il navigatore indica chiaramente che la strada "giusta" è quella di fronte. Facciamo come dice e mettiamo le ruote su questa stradina scoscesa, lastricata da un pavè di lastroni e sanpietrini. 

Attraversiamo il paese (scopriremo più tardi che si chiama Casentino..) e ci rendiamo conto che è abbandonato, con i muri degli edifici che portano i segni di un terremoto. 

Tra le pietre della strada spuntano ciuffi di erbetta che ne dimostrano chiaramente il non utilizzo da lungo tempo. La larghezza della stradina diminuisce sempre di più, come la pendenza: come se non bastasse, al centro della piccola carreggiata ora ci sono anche i gradini. Girare la moto e tornare indietro? Improponibile: per la pendenza e il peso delle moto, per la mancanza di spazio e perchè, se anche riuscissimo a girarle, dovremmo scalare i gradini in uno spazio ristrettissimo, dove mancare un appoggio o perdere l'equilibrio vorrebbe dire finire rovinosamente a terra e fare danni al mezzo e a noi stessi anche. Insomma: il navigatore ci ha cacciato in un bel casino. Vedo negli specchietti nessuno13 che è dietro di me, ha una visuale migliore degli spazi dove riesco a passare (considerando che ho le valigie montate!): in particolare una serpentina in un tratto molto stretto, coi gradini in pendenza, mi preoccupa molto perchè non tocco coi piedi per via del dislivello. Riusciamo a passare e raggiungiamo uno slargo, una piccola piazzetta del borgo. 

L'incertezza certo non aiuta a contenere l'apprensione: se proseguendo (unica cosa possibile..) trovassimo un edificio che blocca la strada, sarebbe un bel problema. Per fortuna la lunga strettoia pendente finisce su una stradetta più larga e prosegue verso una strada di transito 500 metri più avanti: la tensione passa, la sudata che abbiamo fatto no, e quindi ci fermiamo sotto un fico, leviamo il casco e ci sediamo all'ombra per un quarto d'ora! CASENTINO: faccio una foto al cartello perchè non voglio dimenticare questo posto!!

Riprendiamo la strada per le Grotte di Stiffe: per salire all'ingresso ci sono un paio di km e qualche tornante: le auto  e numerosi camper sono tutti parcheggiati al lato della strada, ma le moto possono salire. Una gentile guida ci trova anche il posto per un'escursione che durerebbe oltre 1 ora, ma l'attesa sarebbe di almeno 2 ore: la ringraziamo, ma preferiamo altre soluzioni, anche perchè attendere così a lungo vestiti da moto sarebbe arduo! Scendiamo quindi verso la SS17 in direzione di Barisciano e attacchiamo la salita per il Gran Sasso. Fantastica: da qui non l'avevo mai fatta, almeno fino ad arrivare a S. Stefano di Sessanio. Poi da lì si volta a destra e si sale. La vegetazione scompare, resta solo la montagna brulla e la vista sulla vallata. Di fronte, in lontananza, Rocca Calascio. Poi la strada lascia la vallata per salire verso l'altipiano: pochissimo traffico, completa solitudine, spazi sempre più estesi, la cornice dei monti di fronte: uno scenario che non può lasciare indifferenti. 

Scendiamo verso il lago Racollo, passando accanto ad una mandria di decine e decine di mucche al pascolo. Poi, al bivio, prendiamo a sinistra per andare verso Campo Imperatore. Qualche chilometro e poi a destra, per la salita verso la sommità. Scenari meravigliosi. 

In moto superiamo una coda di auto e camper: sono incolonnati per il pedaggio. Proseguiamo (per le moto 3€ al giorno: prezzo equo!) e con gli ultimi, bellissimi tornanti, arriviamo al piazzale. E' pieno di moto e pieno anche di tavolini dei vari baretti che preparano arrosticini, panini, grigliate. E' il momento di fermarci a mangiare un boccone. Una nuvoletta provvidenziale ci ripara dal sole diretto, mentre la temperatura e l'aria sottile contribuiscono ad una permanenza gradevole. 

Mentre va avanti la performance di un cantante scalzo appollaiato su un vecchio Bullit Volkswagen nell'ambito di una rassegna dai toni hippie che si tiene in questi giorni sul Gran Sasso... 

..approfittiamo per goderci la vista sulla valle della Funivia, verso L'Aquila, che è di quelle che non si dimenticano. 

Nel grande piazzale antistante l'albergo dove venne tenuto prigioniero Mussolini (oggi chiuso: fino a un paio di anni fa era aperto) si trova la cappelletta della Madonna della neve, custodita dal CAI, dove Papa Giovanni Paolo II si fermò a pregare. Il Santo era amante di queste montagne, così vicine a Roma, che gli ricordavano i monti Tata della sua Polonia.


Scendiamo nel primo pomeriggio dalla piazza dell'Osservatorio verso la zona di Fonte Vetica. Si guida seguendo il nastro di asfalto nero su questo sconfinato altopiano circondato dalle grigie creste dei monti, con una luce veramente particolare. 

Ad un tratto siamo costretti ad accodarci ad altri mezzi incolonnati, che procedono lentamente, fino a fermarsi. Un intero gregge di pecore, governato e protetto da solerti cani pastore, attraversa la strada sotto lo sguardo rapito dei turisti: motori spenti, tutti giù dai mezzi a gustarsi questo momento che per chi non vive sui monti è unico. 

Non c'è la fretta, non c'è il fastidio che normalmente emergerebbe per una sosta non prevista: solo tranquillità e curiosità. Sono centinaia di capi che saltellando e ammassandosi caracollano a lungo prima di attraversare: in moto cerchiamo di prestare attenzione a scarti improvvisi delle pecore, magari intimorite dal rumore degli scarichi. 


Dopo un po', contenti, proseguiamo in direzione di Castel del monte e di Rocca Calascio: le rovine del castello diroccato torreggiano sulla valle, mentre appena sotto di esse si scorge la caratteristica sagoma della bella chiesa di S. Maria delle grazie. Da Rocca Calascio la strada che scende verso valle è ancora godibile e guidata, fino a sbucare sulla SS17 nei pressi di S. Pio delle Camere. Proseguiamo sempre dritto, seguendo le indicazioni per Popoli, che raggiungiamo dopo una lunga discesa di numerosi tornanti, dalla cui altezza possiamo ammirare la valle del Pescara. A valle fa veramente caldo: ci fermiamo nei pressi di un baretto, con un piazzaletto e un po' di ombra, per cercare un sollievo dai 39 gradi! 

Ci aspetta la Tiburtina, SS5, da Raiano a Collarmele passando dalle gole di S. Venanzio, da Castelvecchio Subequo, Castel di ieri e il Valico di Forca Caruso. Questo tratto di strada è MOTOCICLISTICAMENTE MEMORABILE! Da Raiano si sale leggermente guidando con il parco naturale delle gole di S. Venanzio sulla destra: il tracciato è divertentissimo, con curve più filanti e con altre più secche, per poi diventare veramente da urlo proseguendo in leggera pendenza verso il Valico di Forca Caruso: sono tanti km, con asfalto che in questa occasione è perfetto, e non c'è il minimo traffico. 


Favoloso, davvero. Dal Valico di Forca Caruso lo sguardo spazia sui monti circostanti, coronati da molte pale eoliche, e il silenzio e la solitudine dei luoghi regalano un senso unico di libertà e serenità. 


Raggiungiamo Collarmele e, dopo diversi chilometri di pianura, risaliamo verso Celano. La cittadina è sovrastata da un'imponente struttura fortificata, il castello Piccolomini, monumento nazionale.

Prima di cena ci soffermiamo nella piazza del paese, dove si tiene una riunione pugilistica. 

A sera invece facciamo quattro passi nel centro storico, animato dal passeggio e da tanti localini dove ci si può fermare a bere qualcosa.

Altopiano delle Rocche-Grotte di Stiffe-Campo Imperatore-Valico di Forca Caruso-Celano 

 

3° giorno: Ferragosto, verso Campo di Giove

Al mattino con l'arietta fresca risaliamo verso Ovindoli, dove facciamo colazione. Poi da Rocca di mezzo prendiamo a destra per la SS686. Andiamo in direzione dei Prati del Sirente. Si guida per km tra prati e boschi, all'ombra dell'imponente massicio del Sirente che dà il nome al parco regionale: nessun segno di attività umana e una totale immersione nella natura. Qua e là greggi di pecore e mucche che pascolano liberamente. Dopo Secinaro ripercorriamo la SS5 in direzione di Raiano e Corfinio, per poi dirigerci verso Sulmona: passiamo dalla parte della Majella, con un pensiero a dove pranzare per Ferragosto. Pacentro sarebbe un bel paese davvero: prima imbocchiamo una strada che dovrebbe portarci là, ma si interrompe per delle frane costringendoci a fare dietro-front; poi proseguiamo sulla via principale e seguiamo una seconda strada che finalmente ci porta a Pacentro: non troviamo trattorie o ristoranti disponibili e quindi proseguiamo, fiduciosi che più avanti possa saltare fuori qualcosa. Da Pacentro, con le sue bellissime torri, la strada SR487 prende a salire con tantissimi tornanti, con le gole sulla destra: fantastico! Di tanto in tanto, quando la strada attraversa delle radure, ci sono gruppi di auto posteggiate e villeggianti dediti a grigliate nei prati: al bivio prendo a sinistra per il Passo S. Leonardo. Purtroppo la grande struttura dove speravo di poter pranzare è chiusa per ristrutturazione. Maledizione! Torniamo indietro e prendiamo la strada che porta verso Campo di Giove: passiamo nei pressi di Fonte Romana e quando disperavamo ormai di trovare un posto per il pranzo, ecco che ci colpisce una piccola struttura sulla destra, prima di raggiungere Campo di Giove. Un breve cenno di intesa, piede sinistro a terra e... si salgono i 50 metri di rampa! Un rapido accordo con il personale della piccola struttura e parcheggiamo le moto: non possono sistemarci nei tavoli all'aperto, perchè sono al completo e non abbiamo prenotato, ma con il green pass possono sistemarci all'interno. E' fatta! Una birra sulle sedie a sdraio posizionate sul pendìo.

 
Poi ci chiamano: il nostro tavolo è pronto. Dall'interno, con una gradevolissima aria condizionata, le ampie vetrate ci consentono sia di guardare la vallata, inondata dal sole agostano, sia di tenere sotto controllo le numerose griglie con la brace ardente, dove i cucinieri cominciano a posizionare costate, salsicce, tagliate, arrosticini. 
 

 
Tra antipasti di salumi e formaggi locali, pasta fatta in casa con sugo di agnello, carne arrostita, contorni e vino, passiamo un pranzo di ferragosto di grandissima soddisfazione! 
 




 
Il personale gentilissimo, solerte e disposto alla battuta nonostante la mole di lavoro, regala tranquillità. Dopo il pranzo uno dei gestori, Riccardo, ci racconta della struttura, dei progetti che ha per svilupparla, dei rapporti alle volte complicati con l'Ente Parco della Majella; poi ci invita a tornare presto. Sicuramente il posto finisce tra le nostre strutture di riferimento per quando saremo in zona!

Dove pranzare: Agriturismo "La baita di Eva" è una struttura semplice, dove si mangia cibo genuino, tradizionale del luogo, con prezzi accettabili e con spazio intorno per godersi il panorama. Porzioni generose, come si addice all'Abruzzo!

In lontananza le striature del cielo verso la zona dove pensavamo di passare (Rivisondoli e l'Altopiano delle 5 miglia) ci convincono a tagliare un po' il percorso: raggiungiamo Campo di Giove, stazione climatica affollata dai villeggianti, e ci godiamo alla grande la discesa verso Cansano (dove anni addietro avevamo alloggiato per una notte proprio con nessuno13 e Ogeko) e Sulmona. Di qui, vista l'ora, prendiamo l'Autostrada per gli ultimi 40-50 km verso Celano. Deve aver piovuto da poco, perchè il fondo è bagnato, ma noi per fortuna non prendiamo una goccia di acqua! E anche questo Ferragosto è trascorso alla grande, anche se non avevamo fatto programmi!  

Altopiano del Sirente-Majella-Sulmona-Celano 


 

4° giorno: sulla Majella e verso il mare e la Costa dei Trabocchi

Al mattino prepariamo i bagagli e salutiamo il gentilissimo e disponibilissimo sig. Antonio, con cui in questi giorni abbiamo condiviso anche lunghe chiacchierate serali. E' stato piacevole ascoltare i suoi racconti e le storie della sua famiglia: in giro c'è tanta umanità e per qualche oscura (..ma gradita!!) ragione ogni volta che giriamo in moto riusciamo a trovarne a vagonate nelle persone che incontriamo. Anche questo contribuisce ad alimentare la passione per questo modo di viaggiare.
Discesa verso Celano, colazione in piazza e buona strada. Scendo verso Collarmele e mi rifaccio il valico di Forca Caruso in direzione di Raiano: al mattino, da solo, senza traffico alcuno, mi fermo al valico per apprezzare il silenzio e l'aria fresca del mattino. Poi giù, seguendo il bel tracciato della Tiburtina fino a poco oltre Castelvecchio Subequo, dove faccio benzina al bivio dello scalo ferroviario. Poco più avanti mi accosto sulla destra per fotografare la bella radura che si apre sulle sponde del fiume Aterno.
 

 
Anche le Gole di San Venanzio regalano uno scenario molto suggestivo: volendo, nei pressi di una piccola galleria, ci si può fermare sulla destra al prima del ponticello che scavalca il fiume, per bere dell'acqua fresca dalla fonte e scendere sulla sponda del corso d'acqua. Raggiungo Raiano e Corfinio, con i ruderi delle mura.
 

Una lapide ricorda la gloria passata di questo paesino, capitale della Lega Italica ai tempi della guerra sociale contro Roma nel I sec. a.c. 

 
Proseguo verso Sulmona, spesso crocevia dei giri di questi giorni, e torno verso Cansano, scavallando in direzione di Campo di Giove: passo di nuovo accanto al ristorante dove ieri abbiamo pranzato e dopo aver percorso la lunga circonvallazione che gira intorno al paese, lascio Campo di Giove per tornare indietro: mi è rimasta la curiosità di visitare la località Fonte Romana, tra Campo di Giove e il bivio per Passo S. Leonardo. 
 
 
Un paio di centinaia di metri a piedi nel bosco e si raggiunge un laghetto alimentato da un torrente, nei pressi del quale si trova un ristorante. 
 

 
Leggo che proseguendo nel bosco si arriva ad una zona molto panoramica: terrò buona l'indicazione per il futuro, perchè in questo momento non sono abbigliato propriamente per fare una lunga camminata. 
 

Il posto è comunque perfetto per fare delle escursioni a piedi e per godersi momenti di tranquillità al fresco.
Ripresa la strada e passato il Passo S. Leonardo, la Majella si mostra in uno dei suoi scorci più belli: mentre guido in direzione di S. Eufemia a Majella la sagoma tondeggiante del monte, percorso dai costoloni perpendicolari che scendono a valle, regala un'immagine che mi è sempre rimasta impressa dalla prima volta che ebbi la fortuna di poterla ammirare.
 

Sfioro il pittoresco borgo di Caramanico Terme, dove un vento abbastanza teso da un po' di fastidio, e dopo qualche chilometro prendo a sinistra per Roccamorice: è un po' presto per fermarmi a pranzo all' Osteria del Belvedere, dove in altre occasioni la sosta con amici ha dato vera soddisfazione alla nostra proverbiale fame! Faccio benzina a monte del paese e salgo verso Passo Lanciano. La strada, la SP22, non ha un fondo propriamente impeccabile, ma man mano che si sale diventa molto panoramica: la vegetazione diventa molto rada e lascia il posto ad ampi spazi, puntellati qua e là da piccole capanne in pietra grigia della Majella messe insieme a secco: ricordano un po' gli igloo. E' uno scenario abbastanza singolare: la foto non rende merito alla bellezza di questi luoghi.


Continuando a salire, sulla destra si apre la vallata della falesia di S. Spirito.
 
 
Qui si trova anche l'Eremo di S. Spirito a Majella, incastonato nella roccia, dove soggiornò Angelo da Morrone, futuro Papa Celestino V, il Papa del "gran rifiuto" di Dantesca memoria. L'accesso alla strada per raggiungerlo è più a valle: merita la visita, come anche l'Eremo di S. Bartolomeo in Legio.
In cima sbuco nei pressi del piazzale dove partono alcuni impianti di risalita: non salgo al Blockhaus, dove si trova il Rifugio Mario Pomilio, perchè c'è un discreto affollamento: decido di scendere verso Passo Lanciano e mangiare un boccone là. Anche più a valle non si può dire che non sia affollato: dopo una piacevole chiacchierata con alcuni motociclisti brianzoli, attirati dalla mia Moto Guzzi, perdo moltissimo tempo per mangiare qualche arrosticino. Purtroppo non si può dire che i piccoli baretti e punti di ristoro locali siano ben attrezzati, e neppure che brillino per socievolezza: faccio conto che dipenda dall'afflusso notevole di persone e mi metto il cuore in pace. Terminato il pranzo scendo verso valle e la temperatura sale di un bel po': a Francavilla al mare la Stelvio segna 41°C!! Faccio una lunga sosta per reidratarmi, un ultimo pieno e mi godo l'ultimo, piacevolissimo stralcio di questi giorni in giro per l'Abruzzo. Me lo regala la SS16, che nel tratto tra Ortona e Vasto chiamato "Costa dei Trabocchi" sfodera una costa rocciosa meravigliosa, punteggiata di calette e Trabocchi che si stendono su un mare dai toni verdi e azzurri cristallini: non potevo chiudere meglio!!!
 
 

La Stelvio mi ha accompagnato per questa tre giorni di un migliaio di km regalandomi sempre un grande piacere di guida. Abbiamo passato i 125.000: mi avvicino sempre di più alla soglia dei 100.000 km percorsi con lei. Speriamo presto di varcarla!
 

 

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