domenica 30 giugno 2019

Alto Adige e passi tra Italia e Austria, fine giugno 2019

Dopo il giro dello scorso fine settimana sui monti francesi per il Rebel 2019, per par condicio si va sulle alpi ad Est.
La scorsa settimana ero con la Stelvio. Questa volta ho deciso di usare la Thruxton.

Venerdì, 28 giugno
Liberato in tardissimo pomeriggio dal lavoro, passo a casa, mi cambio e carico la moto. Sono le 19 quando entro in autostrada: nella mente tutta la voglia di raggiungere gli amici, ma anche di vedere cosa mi aspetta con le temperature eccezionalmente calde di questa parte del mese di giugno.
Il traffico sulla strada verso Verona è intenso e in qualche occasione, per via dei mezzi incolonnati, mi vedo costretto, per non lessarmi, a percorrere controvoglia la corsia di emergenza, seppure a velocità contenuta. Finalmente mi immetto sulla A22 del Brennero. La Thruxton consuma davvero poco: faccio benzina dove inizia la Mebo, dopo aver lasciato l'autostrada a Bolzano sud. Guido verso nord con le ultime luci della sera e finalmente mi unisco a Jules Winnfield, Cesco e Nolmar che mi aspettano alla birreria Forst a Merano.


Nessuno13 ci raggiungerà ancora più tardi, direttamente dove alloggiamo.
Bella la birreria, grandi risate. Una birra fresca è quello che ci vuole dopo un viaggio così, con tanto caldo.

Dal garnì dove abbiamo prenotato si gode di una bellissima vista su Merano. E l'aria è fresca: verrebbe voglia di dormire sul balcone!


Sabato, 29 giugno
Partenza intorno alle 9 verso Bolzano, ma stando "alti" sulle pendici dei monti sopra Merano. Saliamo verso Merano 2000 e poi SP98 verso Avelengo e poi SP99 verso San Genesio. Strade bellissime, al fresco, traffico nullo, viste panoramiche sulla valle e sui monti circostanti. Cavalli, fattorie, bellissimi masi con fiori sui balconi. La giornata, poi, è meravigliosa.


Da Bolzano, dopo qualche strada sbagliata, si risale la ss508 verso Sarentino. Si va verso il Passo Pennes superando una fila che forse conterà 300 Harley. Bellissimi, tutti incolonnati, con le staffette che sorvegliano l'inizio e la fine del corteo. Siccome non è il caso di trovarseli a quell'andatura sui tornanti del Passo Pennes, facciamo in modo di sopravanzarli tutti, ma ci vogliono forse 20 minuti buoni per risalire la colonna. Appena in tempo, prima che la strada inizi a curvare ed impennarsi.
Il Pennes è bellissimo: lo avevo fatto con Jules nel luglio 2018, quando con la T120 poi andai verso il Nord Europa.


In cima è affollatissimo di moto e auto.


Le avanguardie del gruppo di Harley che ci siamo lasciati alle spalle cominciano a creare lo spazio per ospitare i compagni in arrivo.
La discesa del Pennes fino a Vipiteno è lunghissima. L'idea sarebbe di prendere un caffè, ma il baretto dove ci fermammo l'altra volta è chiuso. Poichè Nolmar deve fare benzina, ne approfitto anche io. Poi, poco più avanti, prendiamo la SS44, attaccando la salita che ci porta al Passo del Giovo. Lunga e molto bella, con tratti molto panoramici.
Non avevo mai fatto il Giovo.


Ci fermiamo in cima per ristorarci un po'.

 
Io e Nessuno13 assaggiamo anche una fetta di strudel.


La vista è stupenda.


Riprendiamo la strada: la discesa dal Giovo verso la Val Passiria è divertentissima. Ad un certo punto, sopra S. Leonardo in Passiria, c'è anche una terrazza panoramica che si sporge sulla valle: si vede il fiume, con il paese e la valle.



Quando si arriva in fondo, a destra si sale verso la SS44bis. E' la strada che sale verso il Passo Rombo. Anche questa è nuova per me e devo dire che è favolosa! Memorabile sia dal punto di vista motociclistico, perchè si guida meravigliosamente, l'asfalto è ottimo e le curve perfette; sia dal punto di vista turistico, con scorci e panorami mozzafiato.





In molti tratti c'è ancora la neve.


Prima di una galleria un cartello ci ricorda che siamo prossimi a lasciare l'Italia.


In cima al passo Rombo la temperatura è perfetta!!!


Si sta ottimamente. Ci tratteniamo a lungo. Elemento ormai caratteristico, il Museo proteso sul passo.


La pietra che segna il confine tra Austria e Italia.


Auto d'epoca di facoltosi inglesi.


Italiani, molto meno facoltosi




Prendiamo qualcosa da bere al bar del passo. Non lo consiglio: hanno pochissima scelta, non hanno nulla di fresco da bere e sono anche cari.
Ci sgranchiamo un po' e decidiamo il da farsi: scendere verso l'Italia da dove siamo saliti o, per rientrare dal Passo di Resia, aggiungere diverse ore, tanti km e il pedaggio scendendo dal lato austriaco.


Alla fine decidiamo per questa seconda opzione: in fondo non abbiamo fretta e non ci corre dietro nessuno. La discesa dal versante austriaco riserva anch'essa panorami meravigliosi, con tanta neve e torrenti di acqua gelata.



Giungiamo al grande posto di pedaggio dopo una bella discesa.

Nota: il pedaggio, dalla parte austriaca del passo, è di 14€: ti danno anche un adesivo del passo (Timmelsjoch in tedesco), un opuscolo informativo e si può anche visitare il museo delle moto che si trova in loco.

Ci dirigiamo verso Solden sulla strada 186. Solden è località di turismo invernale, ma anche estivo, con tantissimi turisti che fanno escursioni a piedi e in bicicletta.
La discesa lunghissima continua fino a Otztal dove si va a sinistra lungo la S171 in direzione di Landeck, e poi ancora a sinistra. La strada 180 fino a Schalkl è pesantina, soprattutto per il caldo.
Poi attacchiamo la salita che ci riporta in Italia, verso il passo Resia. L'avevo valicato dall'Italia verso l'Austria nel giro di Settembre 2018, ma è più bello fatto arrivando dall'Austria.


Il KTM di Nessuno13 da qualche fastidio, probabilmente per via del tipo di benzina che ha messo un centinaio di km prima: chissà cosa legge la centralina.
Riprendiamo la strada: l'ultima cosa da vedere, per oggi, è il Lago di Resia a Curon Venosta, con il celebre campanile del paese che emerge dal lago.




Poi il tratto fino a Malles lungo la SS40: è quasi tutto in discesa, con belle curve guidate. Dopodichè, il lungo trasferimento fino a Merano: un po' per il  tipo di tracciato, un po' per il traffico, un po' per la stanchezza che inizia ad affiorare a fine giro,  risulta un po' pesantuccio: la strada non ha da dire un granchè e questa sensazione è peggiorata dal confronto con le belle strade fatte oggi. Arriviamo intorno alle 19.30.
Concludiamo la serata alla Birreria Forst, come ieri.


Stinco spettacolare!


La quiete della sera.





Domenica, 30 giugno
Sono le 9 quando lasciamo Lagundo. La tentazione di puntare verso casa direttamente, viste le incognite rappresentate dal caldo e dal traffico della domenica di rientro dal Lago di Garda e dalle montagne Bresciane e Bergamasche, è forte, ma come "sprecare" almeno mezza giornata di altri giri, visto che siamo qui?
Quindi rifacciamo la strada fatta ieri mattina per raggiungere Bolzano. Stessa soddisfazione.


Inoltre a Meltina ci imbattiamo in una manifestazione religiosa che coinvolge tutto la popolazione del paesino. Vestiti con abiti tipici, sfilano in processione.


Molto interessante vedere come conservino fieramente queste tradizioni.
Riprendiamo la strada che scende con curve stupende verso Bolzano. Poi un breve tratto di SS12 fino a Prato Isarco, dove imbocchiamo la salita della SP24 (qui, essendo bilingui, la chiamano anche LS24). Questa strada è fantastica!!! Porta verso il paesino di Tires e in alcuni punti si para davanti lo spettacolo del massiccio dello Sciliar e del Catinaccio.


Poi si raggiunge il Passo Nigra. Strada indimenticabile: ci tengo a ripeterlo.


Dopo il Nigra, proseguiamo verso il Passo di Costalunga.


Qui cominciano a vedersi i devastanti effetti del tornado che ha colpito queste zone: foreste completamente distrutte dalla furia del vento, milioni di alberi sradicati e spezzati. Lo scenario è quello della caduta di una bomba atomica.
Dopo il passo di Costalunga ci sono molti lavori in corso per ripristinare la viabilità a seguito di questa devastazione: semafori e percorrenza alternata. C'è da fare code. Fortunatamente, il traffico è soprattutto nella direzione contraria.
Ricordo nelle precedenti occasioni che il lago di Carezza era nascosto dai boschi: bisognava fermarsi perchè non lo si vedeva dalla strada. Ora, invece, la foresta è distrutta e il lago, con il suo bellissimo colore, è visibile direttamente.
Seguiamo la strada per Nova Levante e si va con la SS620 verso il Passo Lavazè.


La goliardia non manca mai.


Bello anche questo, anche se il fondo stradale è un po' rovinato. La forcella della Thruxton non è proprio il massimo e filtra poco le asperità: la fluidità della guida ne risente un po'.
Scendiamo verso Varena e Cavalese, con la temperatura che sale man mano che si perde quota. Abbiamo passato mezzogiorno da un pezzo: il dubbio è se andare verso casa per evitare il traffico in autostrada o proseguire il giro. Alla fine optiamo per salire sul Passo Manghen. Quindi raggiungiamo la SS48 delle Dolomiti che attraversa la Val di Fiemme. Dopo pochi km prendiamo a sinistra per la SP31 del Passo Manghen. All'inizio la strada sale bene. Poi diventa stretta e piena di tornanti secchi e ciechi: personalmente non mi trova entusiasta, soprattutto per via dell'attenzione continua che va posta a chi scende in senso contrario. Soprattutto nei tornanti a destra, la carreggiata stretta costringe ad andare pianissimo e a non allargare per niente, non essendoci modo di vedere se qualcuno sta scendendo.
Siamo proprio in mezzo alla zona devastata dal tornado: alberi distrutti ovunque, foreste spianate competamente: una vera desolazione.
Finalmente la sommità del Manghen.


E' affollatissimo e non abbiamo voglia di trattenerci.
La discesa è lunga, l'asfalto non bellissimo, sempre tanti tornanti e strada stretta: basta incappare in un auto e devi stargli dietro per chilometri. Se un'auto sale, bisogna accostarsi completamente a destra.
Finalmente arriviamo a Telve, in Valsugana. Breve tratto di SS47 prima di prendere da Levico Terme  la SP133 (detta Kaiserjägerstrasse) del Passo del Menadòr. Il nome gergale di questa strada costruita dagli austriaci prima della 1° Guerra Mondiale è dovuto al fatto che in parte ricalca il tracciato di un'antico sentiero percorso dai menadòri, cioè dai portatori di legna, che la usavano per scendere dai boschi fino a valle. 8 km di strada stretta e piena di tornanti secchi, con lo strapiombo da un lato. La vista che si ha sui laghi di Levico e Caldonazzo è stupenda. Ero stato qui con Jules Winnfield nel giro fatto a Marzo 2019 con la Stelvio.
Da lì raggiungiamo il passo Vezzena, non distante. La malga che aveva in mente Jules è sovraffollata e non è il caso di provare a pranzare là.
In compenso, percorrendo a ritroso la strada verso il Vezzena e scendendo di 1 km, in un tornante ne troviamo un'altra.


Percorsi 200 metri di strada sterrata, ci accomodiamo e a un prezzo veramente economico mangiamo tagliere di affettati e formaggi di malga.




Ottima conclusione di un fine settimana motociclistico pieno e bellissimo.
E ottimo anche lo spirito di gruppo, che ti fa accettare anche di viaggiare fino alle 11 di sera per 2 giorni in compagnia.

Giro della domenica



Dove alloggiare: se si è dalle parti di Merano e non si vuole alloggiare in città, ci siamo trovati benissimo sulla collina, a Lagundo, al Garni an der leit. Gentili, ottima colazione, tranquillissimo e fresco, con posto anche per le moto. Non fanno servizio ristorante, ma la birreria Forst è sulla via per Merano, 2 km più a valle. Altrimenti in città ci sono posti per tutte le tasche.

Considerazioni personali sull'assetto da viaggio con la Thruxton
E' il primo viaggio di più giorni che faccio con la Thruxton 1200, da quando l'ho presa a novembre: esperienza nuova che è un'incognita sotto tanti punti di vista: da come organizzare il bagaglio, a come fissare la sacca alla sella in modo sicuro e stabile, a testare se fisicamente girare più giorni con questa moto non mi affatica eccessivamente. Parlando solo delle Thruxton 1200, anche con la precedente Black Pearl, avevo fatto già qualche giro di 500 km in giornata, ma la stragrande maggioranza dei miei circa 210.000 km in moto li ho fatti sulle Bonnie (2 865EFI e una T120 1200), che come comfort non saranno le grosse Tourer o la Stelvio con le valigie rigide, ma con le quali avevo raggiunto un compromesso funzionale accettabilissimo.
La Thruxton ha un serbatoio bellissimo, lungo, ma molto stretto, con il tappo tipo monza che sporge di quasi 1 cm sopra la superficie e posto sul lato destro, in posizione asimmetrica. Quindi non si addicono a questo serbatoio le borse con base magnetica, perchè sono più larghe del serbatoio e quindi non aderirebbero stabilmente; e non si addicono neppure le basi e i supporti per borse da serbatoio aftermarket, che hanno tutti il buco al centro, dove sulla stragrande maggioranza delle moto è posto il tappo del serbatoio. Risultato: poichè per ragionamenti miei sulla sicurezza non uso lo zainetto, o prendo la borsina da serbatoio Triumph, studiata appositamente, che costa un occhio e per i miei gusti è troppo fighetta e neppure troppo funzionale, o giro senza borsa da serbatoio, ma devo trovare un altro modo per portarmi appresso tutte quelle cose che normalmente uso per i giri: la mappa, l'antipioggia, qualche attrezzo, il cellulare, il portafoglio.
L'inconveniente è la mancanza di un rapido accesso ad antipioggia o cellulare in caso di necessità ed anche, banalmente, un posto dove riporre i telepass o, se non lo si ha, dove riporre al volo il biglietto dell'autostrada o dove mettere la carta di credito o il denaro per pagare al casello. Certo, esistono le tasche, ma bisogna averne un buon numero: i capi estivi (l'estate è la stagione in cui si gira di più) non sono provvisti di molte tasche. Inoltre, essendo tutto contenuto in una sacca più grande, il giorno in cui si gira senza bagaglio, non è pratico girare con la sacca grande praticamente vuota fissata alla moto, con giusto 2 cose dentro e comunque di non rapido accesso. Per chiudere il discorso, quindi: montato rullo da sella, e va benissimo, ma va accettato il compromesso: rinunciare ad altri contenitori e mettere tutto nel rullo, accettando il fastidio di doverlo aprire se serve qualcosa. Al limite, mettere nel rullo da sella anche una borsa da sella più ridotta, da montare se al mattino si parte e si rientra nello stesso posto dove si è lasciato il rullo da sella più grande (penso a giri di più giorni con base sempre nello stesso posto). A parte queste considerazioni funzionali, per il resto la Thruxton va benissimo. Spero di essere utile a chi legge.

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