domenica 8 luglio 2012

Sul massiccio della Majella - 7 luglio 2012

Dai monti della Svizzera ai monti dell’Abruzzo: non si può dire che il passo sia breve, ma non saranno 8-900 km a scoraggiare. E così il giro di oggi mi ha portato a fare il periplo del massiccio della “Majella madre”, come la chiamano gli abruzzesi. Montagna brulla, selvaggia, ma ricca di scorci e panorami affascinanti, per lo spettacolo naturale e per le suggestioni che suscitano gli eremi sui crinali aguzzi e gli stazzi dei pastori sugli altipiani.


Visualizzazione ingrandita della mappa

SS16 Adriatica fino a Fossacesia. Il caldo della costa rimane soffocante anche lungo la SS652 della Val di Sagro, diretta verso l’interno della regione. Esco a Casoli e, dopo Selva d’Altino, la situazione migliora. Seguo le indicazioni per Fara S. Martino: il paese della pasta, patria della famosa De Cecco e della Del Verde, dal nome del fiume che proprio lì ha le sorgenti. Ecco gli stabilimenti, davvero imponenti.



La montagna comincia ad aprirsi con le sue spaccature.



Lasciata Fara S. Martino, il cui nome tradisce le origini Longobarde, proseguo sulla SS263, che poco prima di  Lama dei Peligni si immette sulla SS84. Poco dopo aver superato il paesino, proprio prima dell’imbocco di una galleria, seminascosto, intravvedo un cartello che segnala come lì si trovi il Sacrario di guerra della Brigata Majella. Questa brigata è l'unica ad essere stata decorata con la Medaglia d'oro al Valor Militare alla bandiera: dopo essersi formata per combattere l’occupazione nazifascista della zona, ha risalito la penisola insieme agli alleati (fu una delle poche brigate partigiane ad essere inquadrata nell'esercito Alleato) contribuendo a liberarla, battaglia dopo battaglia, fino al trionfale ingresso a Bologna.
Queste foto sono un tributo doveroso a quei valorosi che hanno sacrificato la vita per la libertà del suolo patrio.


Lungo il muretto che costeggia il vialetto di accesso sono elencate tutte le battaglie sostenute dalla Brigata. Qui si legge "Bologna". Prima ancora Brisighella. E giù al fiume Chienti, fino alle prime battaglie in Abruzzo.







Dopo la galleria di cui dicevo, si arriva alla deviazione che porta ad una piccola funivia, alla sommità della quale si possono visitare le Grotte del Cavallone, di dannunziana memoria.
Tuttavia io proseguo lungo la SS84, direzione Palena, avendo la montagna sulla destra e la vallata sulla sinistra. Una decina di km dopo Palena una deviazione sulla destra, quasi a gomito, propone la scelta tra Gamberale e Pizzoferrato da una parte e Campo di Giove dall’altro. Scelgo Campo di Giove e poco dopo si raggiunge il Passo della Forchetta, a 1276 m.



Una discesa di 300 m.: proseguendo dritto si va a Roccaraso, mentre a destra, attraversato l'ampio piazzale della stazione, si prende la strada per Campo di Giove. La Majella e il Monte Amaro, con la sua mole scura, rimane sulla destra, mentre a sinistra le pianure e i boschi la fanno da padroni. Dopo aver superato Campo di Giove, con alcuni impianti di risalita, la direzione da seguire è quella di Caramanico Terme. Prima, però, si giunge al passo di S. Leonardo, 1282 m. Sembra di essere sugli altipiani svizzeri, e non solo per le mucche che pascolano.




Dopo Caramanico Terme, stazione climatica molto frequentata, ho deciso di andare fino a La Majelletta. Devo quindi seguire le indicazioni per Roccamorice.



La strada propone alcuni scenari quasi lunari.. mi soffermo a girare un filmatino con il telefono. Alzando lo sguardo, la zona dove sono diretto appare avvolta dalle nubi.



 La strada sale, alle volte anche molto stretta. Il fondo è spesso ricoperto di leggera ghiaia che non rende tranquilli, soprattutto nell’affrontare i tornantini o i tratti all’ombra, tra gli alberi.
E’ una strada nuova: avevo sempre raggiunto la zona della Majelletta/Passo Tettone arrivando da Pretoro. Mi sorprendo quando alla fine della strada sbocco proprio a monte del piazzale dove si trova l’albergo “Mamma Rosa”: di solito l’inverno questa zona è sommersa di neve la strada non è percorribile.


La nebbia, nella zona degli skilift di Passo Tettone, 1650 m.


…e i ravioli caserecci al ragù!!



Il rientro avviene seguendo la strada che scende a Pretoro, ma poi prendo per Fara Filiorum Petri, Bucchianico e Chieti. Infine, discesa verso Villanova di Cepagatti, per tornare sulla costa a Pescara.  La calura torna prepotente e gli ultimi 70 km di SS16 sono abbastanza pesanti, tranne il gradevole tratto della costa dei Trabocchi, tra Ortona e Rocca S. Giovanni.

Nota finale: purtroppo va detto che le strade non sono il massimo: i tracciati sono bellissimi, ma non altrettanto si può dire del fondo stradale. Quest'ultimo non è “amico” dei motociclisti: è certo. Dove non vi sono forti sconnessioni dovute al cedimento del fondo stradale (..molti tratti ricordano la SS45 della Val Trebbia, se qualcuno ce l’ha presente..), si trovano sempre e comunque rattoppi dell’asfalto fatti alla bell’e meglio, tombini profondissimi, diversi tipi d’asfalto anche all’interno delle stessa carreggiata, segnaletica orizzontale spesso assente. Il paragone con le strade sarde dove me la sono spassata alcune settimane fa è impietoso. Speriamo che qualche amministratore locale appassionato anche di moto si interessi a questi aspetti.

4 commenti:

  1. gran bel giro! e bravo il mio ciccio :)
    Ale

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  2. Grande, Ste!
    Credo proprio che te lo copierò tra una ventina di giorni.
    Enrico

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    Risposte
    1. Merita. Come anche il giro dalle parti del Gran Sasso. Da Sulmona dovresti fare le gole del Sagittario.

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