Come sempre, il viaggio verso l'Abruzzo è sempre stimolante e mi porta sempre a trovare qualche ragione nuova che lo renda meno scontato di quanto si possa pensare.
In agosto partire vuol dire doversi confrontare per forza con problemi di viabilità, come tutti sanno: i fine settimana sono quasi sempre definiti, con espressione eloquente, "da bollino nero".
Parto verso le 6 del mattino in modo da regalarmi una giornata piena di marcia: ho voglia di guidare!
Benzina e via
I piani di coprire rapidamente la noiosa tratta da Milano a Bologna naufragano dopo neppure 5 km, quando i pannelli che precedono la barriera di Milano sud riportano 221 minuti per raggiungere Bologna, quando normalmente è questione di 1 ora e 50 circa.
Non entro neppure in A1: uscita Melegnano/Binasco e via di statale.
La temperatura è ancora gradevole, vista l'ora. Pur col sole basso sull'orizzonte di fronte a me, mi godo l'andatura spedita che riesco a tenere sulla strada praticamente deserta. Faccio benzina dalle parti di Casalmaggiore.
Si viaggia bene anche sulla Statale
Pensavo che per la via più breve il Tom Tom mi portasse lungo la Via Emilia: invece mi guida verso Cremona, Piàdena, Viadana. Voltandomi a destra, una volta superato il ponte, posso vedere chiaramente il campanile della chiesa di Don Camillo, a Brescello.
Il paesaggio circostante è caratterizzato dalle tenute agricole, dove i contadini sono già alacremente impegnati nel loro duro lavoro.
Raggiungo Bologna da nord est e la supero imboccanndo la strada per la Toscana dalle parti di Ozzano: da Idice la SP7 passa per Castel de' Britti e Monterenzio, fino a salire con belle curve fino al Passo della Raticosa. Nella salita mi incollo a una Ducati Multistrada 950 e la Stelvio risponde molto bene. Nessuna imprudenza, intendiamoci: però la strada va su divertente.
Ero sempre arrivato alla Raticosa da Pianoro: per me è stata una strada nuova.
Non mi fermo al chioschetto in cima al passo, già affollato di "smanettoni": preferisco proseguire, vista la lunga strada che mi aspetta.
Dalla Raticosa si scende fino al bivio per la SP503: prendo a sinistra per Firenzuola e mi godo il tracciato che porta, tra saliscendi e panorami sull'Appennino Tosco/Romagnolo, fino al Passo del Giogo.
Si prosegue verso Sud
Il paesaggio circostante è caratterizzato dalle tenute agricole, dove i contadini sono già alacremente impegnati nel loro duro lavoro.
Raggiungo Bologna da nord est e la supero imboccanndo la strada per la Toscana dalle parti di Ozzano: da Idice la SP7 passa per Castel de' Britti e Monterenzio, fino a salire con belle curve fino al Passo della Raticosa. Nella salita mi incollo a una Ducati Multistrada 950 e la Stelvio risponde molto bene. Nessuna imprudenza, intendiamoci: però la strada va su divertente.
Ero sempre arrivato alla Raticosa da Pianoro: per me è stata una strada nuova.
Non mi fermo al chioschetto in cima al passo, già affollato di "smanettoni": preferisco proseguire, vista la lunga strada che mi aspetta.
Dalla Raticosa si scende fino al bivio per la SP503: prendo a sinistra per Firenzuola e mi godo il tracciato che porta, tra saliscendi e panorami sull'Appennino Tosco/Romagnolo, fino al Passo del Giogo.
Si prosegue verso Sud
Prima del viaggio dello scorso Giugno non ero mai passato di qua: ora è già la seconda volta.
Del resto, la strada è davvero bella: l'avevo apprezzata allora e ho voluto rifarla espressamente. Personalmente il ritmo migliore l'ho trovato negli ultimi km che salgono verso il Giogo.
Scendo verso il Mugello, incontrando molti motociclisti che vengono in salita: alcuni sono abbastanza invasati. Non li riesco a comprendere: mettono a rischio la vita propria e altrui e screditano l'intera categoria agli occhi degli altri utenti della strada. Pur essendo entrambe condotte disdicevoli, fa più impressione un motore che urla di un telefono cellulare alla guida: si parla quindi sempre di motociclisti pericolosi, e questo comportamento non aiuta a rendere cordiali e rispettosi i rapporti con gli automobilisti.
Intorno all'Autodromo non c'è il macello che avevamo trovato a Giugno, il sabato delle prove della MotoGP: oggi è tutto più tranquillo e l'accesso al circuito è libero.
Immortalo la circostanza e mi sgranchisco un po' guardando alcuni piloti intenti a girare sulla famosa pista.
La Stelvio al Mugello
Scendo verso il Mugello, incontrando molti motociclisti che vengono in salita: alcuni sono abbastanza invasati. Non li riesco a comprendere: mettono a rischio la vita propria e altrui e screditano l'intera categoria agli occhi degli altri utenti della strada. Pur essendo entrambe condotte disdicevoli, fa più impressione un motore che urla di un telefono cellulare alla guida: si parla quindi sempre di motociclisti pericolosi, e questo comportamento non aiuta a rendere cordiali e rispettosi i rapporti con gli automobilisti.
Intorno all'Autodromo non c'è il macello che avevamo trovato a Giugno, il sabato delle prove della MotoGP: oggi è tutto più tranquillo e l'accesso al circuito è libero.
Immortalo la circostanza e mi sgranchisco un po' guardando alcuni piloti intenti a girare sulla famosa pista.
La Stelvio al Mugello
Riprendo la strada e passa davanti all'ingresso principale, con il famoso arco. Poi proseguo in direzione di Vicchio.
Questa volta sto molto attento nei presi di Sagginale, dove in occasione del Giro Toscano di Marzo un velox del quale non mi ero minimamente reso conto mi aveva affibbiato una "bella" multa per aver guidato a 70 orari. Passo accanto al famigerato strumento non senza un moto di fastidio.
Comunque la giornata è bella e non sto incontrando intoppi: nei pressi di Londa supero la ferrovia e mi diverto un mondo per la strada che sale al Valico Croce ai mori. Ormai è un passaggio usuale e gradito e anche questa volta non fa eccezione. Nella mente rimane comunque la "lavata" che presi in occasione del viaggio di Pasqua in Bonneville.
Sempre bella la Londa-Stia
Sempre nel giro di Marzo avevo scoperto il Valico della Scheggia, che porta verso Anghiàri: lo rifaccio volentieri: si "attacca" prima di raggiungere Arezzo.
Mi trovo così ad Anghiàri: ogni volta che ci sono passato l'ho raggiunta da un punto differente e ne vedo dunque uno scorcio nuovo. Stavolta mi trovo a seguire il navigatore che per farmi scendere verso valle mi porta in cima a una ripida discesa: la vista su questa striscia di asfalto che finisce là in fondo sulla pianura è davvero scenografica: bello!!!
La SS3bis Tiberina è rapida e velocemente mi porta verso sud: sfilano via via Città di Castello, Umbertide e Perugia. Supero Assisi e a Foligno guardo in alto: sui Sibillini è pioggia sicuramente, come è successo l'altra volta.
Non mi interessa: da Foligno proseguo sulla SS77var (..è la variante, moderna, della "vecchia" SS77, molto più divertente e curvosa..) della Val di Chienti, veloce e comoda, con le nuove gallerie. Raggiungo lo svincolo di Muccia e proseguo per Pieve Torina. Questa strada si immette su quella che facemmo nel 2010 al Raduno Modern Classics. Passo dal punto dove ebbe la disavventura Maci e, poco oltre, mi ritrovo dove venne depositata per qualche settimana la sua moto. Allora c'era il velox..
...e oggi anche!
Battute a parte, forse il velox è l'unica cosa rimasta, perchè le zone sono state duramente provate dal terremoto del 2016 e la situazione, anche con tutti gli sforzi che si stanno facendo, non è facile.
Attraverso paesi diroccati e man mano che salgo riconosco i posti attraversati in moto altre volte. Inizia a piovere, mentre la strada sale: di tanto in tanto dei semafori regolano il flusso alternato dei veicoli, per permettere di effettuare i lavori.
Salgo senza riuscire a capire se davvero la strada che porta verso Castelluccio di Norcia è aperta o la troverò chiusa da un certo punto in avanti.
Questo mi crea un po' di apprensione: se davvero fosse chiusa, dovrei tornare indietro e fare un giro lunghissimo, che non mi permetterebbe di arrivare a destinazione in serata.
Mi accodo ad alcune auto e per fortuna a Castelluccio ci arrivo. E' bellissimo vedere come, nonostante il terremoto abbia lasciato segni profondi, i commercianti si adoperino per accogliere al meglio i turisti che ricominciano timidmente a riaffacciarsi quassù. Non faccio foto, perchè avrei la sensazione di fare del turismo da sciacallo. Mi soffermo a fare quattro chiacchiere con della gente del posto e approfitto per capire se posso scendere da Forca Canapine o da Forca di Presta.
"Per la Salaria scendi da Forca di presta.." mi dicono.
Così faccio: la breve serie di tornantini che scendono a Piano Grande e poi mi avvio a sinistra.
Castelluccio di Norcia in alto
Indosso l'antipioggia: il clima è praticamente autunnale andando verso il valico.
Nebbia a Forca di presta
La lunga discesa attraversa Arquata del Tronto, dove i segni del sisma sono impressionanti. Con mestizia proseguo verso la Salaria. Una volta a valle anche il clima torna più consono al mese di agosto. In direzione di Ascoli mi fermo ad una stazione di servizio e mi libero dell'antipioggia.
Una rapida occhiata all'orologio: mi persuado di poter arrivare a destinazione quando ancora c'è luce. Mi sto divertendo talmente tanto, che non ho intenzione di avviarmi sull'autostrada.
Da Ascoli salgo verso Folignano e di qui mi godo le curve continue della SS81. Asfalto impeccabile, curve tonde e guidate, saliscendi che riprendono l'orografia delle colline abruzzesi e traffico pari a zero. Passo sotto Civitella del Tronto, arroccata là in alto a sinistra e raggiungo Teramo. Di qui proseguo verso sud sempre lungo la SS81 Marrucina, attraversando paesini come Cellino Attanasio e, un po' più avanti, Penne. Che meraviglia di strada: la consiglio a chiunque abbia tempo e voglia evitare l'autostrada adriatica.
Ammetto che da Penne in avanti perdo un po' l'orientamento e guido a senso, con lo scopo di raggiungere Spoltore, sui colli pescaresi, e di qui la variante della SS16 Adriatica che mi porta sulla costa.
Nella luce del tramonto da Ortona a Vasto, passando per la incantevole Costa dei Trabocchi, arrivo a destinazione dopo qualcosa come 14 ore in sella.
Ma ognuno degli 886 km è valsa la pena: la stanchezza è normale, ma quando ci si diverte in questo modo si recupera più facilmente.
Un lungo viaggio di sole statali
La Stelvio è stata grandiosa accompagnando ogni km col suo rombo cupo e potente, districandosi magnificamente sul misto e sui tratti più veloci, sostenendo senza apparente sforzo il suo peso, con tanto di carico. Magnifico sentire il motore ruggire rabbiosamente in certi tratti e frullare "liscio" e "tondo" in altri più filanti.
Viaggio indimenticabile!
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