mercoledì 24 aprile 2024

Casco Nolan N87

Nel mio armadietto è entrato da poco un nuovo casco, il Nolan N87. E' un casco che ho acquistato per sostituire lo Shark Spartan Carbon che, arrivato ai tempi del viaggio in Normandia, è da tempo in decadenza ed usato sempre più raramente. Questo N87 mi sembra un buon compromesso. Ho avuto modo di utilizzarlo per la prima volta recentemente in un lungo viaggio di quasi 900 km in giornata e devo dire che mi ha fatto una buona impressione. Il costo è 195€, il modello non è particolarmente recente, ma secondo me ha dato buona prova. In realtà quello ritratto nelle foto non è lo stesso che ho usato nel viaggio appena citato, perchè quello mi è stato rubato pochi giorni fa: ho dovuto ricomprarlo uguale. 
 
 
In questa vista di profilo si nota la presenza della visierina parasole retrattile. Si comanda con una levetta posta sulla parte sinistra del casco, dietro l'aggancio della visiera chiara.

 
La visiera chiara prevede la possibilità di montare la Pinlock, che viene fornita assieme al casco.
 
 
Come si vede dall'immagine, ci sono 2 prese d'aria nella parte superiore della calotta ed una sulla mentoniera.


Nel viaggio che ho fatto le ho trovate funzionali: erano giorni molto caldi quelli dei primi di aprile dopo Pasqua e le fessure, una volta aperte, procurano un buon refrigerio, chiaramente percepibile. Anche aprirle e chiuderle con i guanti risulta molto semplice.

Come si vede dalla targhetta gialla sul lato dell'imbottitura, il casco prevede la possibilità di lasciar passare agevolmente le bacchette degli occhiali: molto utile.


Sulla parte superiore della mentoniera è innestato un convogliatore del flusso d'aria, che serve per evitare l'appannamento della visiera. Ovviamente al mopmento le temperature non sono fredde e quindi non c'è il rischio di condensa: vedremo in inverno, per quanto la presenza della Pinlock già dovrebbe evitare fastidiosi appannamenti.
Il peso del casco è di 1.420 grammi, come si legge dall'etichetta apposta sulla nuca.

Ho trovato il casco abbastanza ben equilibrato: non ho avuto sensazioni di particolare affaticamento del collo e della schiena nonostante lo abbia indossato per lunghe ore ed anche a velocità autostradali. La chiusura della visiera bianca è ottimale: arriva a battuta sulla mentoniera e sigilla perfettamente. Ora, come già detto per altri caschi, verificherò la tenuta delle imbottiture e dei meccanismi dopo un uso più prolungato. Per il momento mi sembra un casco dal rapporto qualità/prezzo più che buono. Completa il tutto la chiusura micrometrica del cinturino: sicuramente molto comoda, anche se io, forse per mia fissazione, preferisco comunque quella a doppio anello. Ecco una visione del casco senza etichette.









 
 

venerdì 19 aprile 2024

Casco Hype Venturmax

Posseggo diversi caschi, anche se la testa è una sola. Tuttavia alcuni di essi mostrano i segni dell'usura: del resto non li tengo certo nell'armadio a prendere polvere. Ne ho tenuti sott'occhio diversi, ma non mi ero ancora deciso. Un paio di giorni fa ho messo la testa dentro un negozio della catena Wheelup e l'occhio mi è caduto su questo.

È un casco Hyp, una marca captive di Wheelup, prodotto in Cina, come ormai quasi tutto. Modello Venturmax in fibra, del peso di 1.650 grammi circa.

Esteticamente nulla da dire: mi è subito piaciuto. Gli ho dato una guardata attenta. 2 prese d'aria sulla mentoniera: una più grande ed una sotto, più piccina. Una presa d'aria sulla fronte. Visiera parasole interna retrattile. Aletta parasole con diverse fessure per lasciar passare i flussi d'aria, rimovibile solo con giravite. Interni rimovibili e lavabili. Come da foto sotto, è previsto uno spazio per agevolare l'inserimento delle bacchette degli occhiali e viene venduto con una visiera Pinlock (sigillata) da montare sulla faccia interna della visiera chiara. 


Il prezzo è estremamente contenuto, € 179, e in tutta franchezza non mi aspetto granché non tanto in termini di sicurezza quanto,  piuttosto, di durata dei materiali: mi aspetto una perdita di compattezza dei guanciali interni, un rapido degrado dei dispositivi apri/chiudi delle prese d'aria e del meccanismo di fissaggio della visiera. Altri aspetti da valutare con l'uso: vedremo se, col caldo che ormai sta arrivando, la circolazione dell'aria sarà sufficiente; se il peso, non proprio contenuto,  rappresenterà un problema indossando il casco per molte ore; se, altresì, gli interni sapranno assorbire il sudore. Ad ogni buon conto, una volta che l'avrò usato regolarmente, valuterò se acquisti di questo genere, in cui il prezzo gioca un ruolo quasi decisivo, valgono lo sfizio.

domenica 14 aprile 2024

In Toscana, sui percorsi dell'Eroica

Mi avvio nel primo pomeriggio del venerdì.
 
 
Con la fida Stelvio le prime ore in A1 volano senza lasciare traccia, se non la voglia di cominciare a fare curve. Esco a Sasso Marconi e rifornisco al Tamoil non lontano, sulla strada della val di Setta che va verso Vado, dove la benzina è leggermente meno cara: 1,88 al litro (ormai quasi tutti sono da 1,91 a 1,94.. e parliamo del self.. in autostrada siamo, sempre col self, a non meno di 1,99.. ma più normalmente a 2,01: questi sono i prezzi di questi tempi, a futura memoria).
Non ho il tempo materiale per godermi la bellissima strada a sinistra verso Monzuno e Loiano. Proseguo verso Rioveggio e di qui salgo con la SP61 verso Pian di Lama e poi, 200 metri dopo la pompa bianca, salgo a destra verso S. Andrea, col suo inconfondibile campanile che svetta sulla valle. Belle curve, mentre si sale: peccato il fondo stradale davvero messo male. Raggiungo il valico di Montefredente.

Ancora un po' avanti e poi la strada diventa più divertente: dopo Pian del Voglio l'asfalto è meno tormentato, si gode di un'ampia vista sulla vallata e sulle gole dove corre l'autostrada, lontano in basso, con arditi viadotti. Il contesto diventa più montano, con pochi insediamenti e tanti boschi e prati, inondati dai colori della primavera. Oltre al verde, fiori gialli e viola punteggiano i campi. Passo Bruscoli (dove c'è anche un museo della Linea Gustav, che qui passava durante la II° guerra mondiale) e raggiungo il cimitero di guerra tedesco. Poco più avanti, l'immissione sulla SS65 con la rotonda che porta al valico della Futa. Io sono invece diretto verso valle, verso il Mugello e la Toscana. Poco dopo l'inizio della discesa, sulla sinistra, c'è il bivio per andare verso il passo del Giogo, ma non c'è tempo per allungare ancora la divagazione: conto di arrivare intorno alle 19-19:30: Moreno mi aspetta a Montevarchi. Mi lascio alle spalle Monte di Fo e la SS65 della Futa: volto a sinistra e scendo verso Panna (dove c'è lo stabilimento dell'acqua minerale omonima..) e poi verso Galliano. Non c'è nessuno, si viaggia meravigliosamente nei 25 gradi del tardo pomeriggio: perfetto. Torno sulla SS65 nei pressi del Lago di Bilancino, ormai nel Mugello, e proseguo verso Cafaggiolo, fino alla grande rotonda che mi porta in direzione Firenze sulla SR302 Faentina. Lo scopo è quello di evitare di attraversare Firenze e, più avanti, anche Pontassieve. Passaggio da Vetta le Croci e giù a sinistra verso Sieci, dove si passa sotto le arcate di un ponte ferroviario e si arriva sulle sponde dell'Arno. Qui, inevitabilmente, il traffico si fa più lento e sostenuto, ma non potevo aspettarmi qualcosa di diverso. Pazientemente, tra brevi incolonnamenti e semafori, aspetto di tirarmi fuori e riprendere la marcia più speditamente. Dopo Ponte a Ema comincia la SR222 Chiantigiana, alla quale miravo sin da quando ero salito dalla Faentina. Da qui ricomincia il piacere di guidare sui gradevoli saliscendi delle colline del Chianti: Strada in Chianti, Chiocchio e poi Greve in Chianti. Di qui, a sinistra, per andare verso Figline Valdarno. Prima, però, il Passo del Sugame e Dudda. 

Scendendo verso Figline passo vicino al camping il Girasole, dove ormai tanti anni fa era stato organizzato uno dei Rebel di Bicilindrici Frontemarcia. Da Figline è solo tanto traffico, sulla strada verso S. Giovanni e Montevarchi: un grosso incidente ha costretto a chiudere l'autostrada in entrambi i sensi e il traffico è stato deviato sulla viabilità locale. In effetti è un delirio. Per fortuna in moto riesco a procedere abbastanza speditamente: saggia scelta quella di lasciare a casa le valigie in luogo di un più pratico rullo da sella! Sono le 19:30 passate quando, saliti i 100 metri di rampa che portano all'agriturismo, noto che oltre al GS di Moreno c'è anche quello, 40° anniversario giallo e nero, inconfondibile, di Fabio! Grande e gradita sorpresa!!! Ci eravamo sentiti appena il giorno prima e si era detto impossibilitato ad esserci. Ottimo!!!

Mi cambio, mi do una rinfrescata e torno a bordo piscina: noi festeggiamo con il prosecco che Fabio ha portato direttamente da casa, mentre le zanzare si abbuffano col nostro sangue: esseri maldetti! Ho saltato il pranzo e sono abbastanza affamato. Trovo soddisfazione nell'ottima cena preparata dalle cuoche del ristorante dell'agriturismo: già la scorsa volta, nel giro di fine Febbraio, ci eravamo trovati molto bene e anche stasera il vitto è ottimo e abbondante. Perfino la musica di sottofondo che ha messo il cameriere è perfetta! Poi, verso la fine della cena, viene a trovarci anche il nostro amico Leo: non ci si vedeva da un pezzo, ma abita non lontano e appena ha saputo che eravamo qui ci ha raggiunto. Oggi un sacco di belle sorprese!

Sabato mattina ci scaldiamo per un'oretta, con le belle curve che da Caposelvi salgono verso Rendola e Montegonzi, per poi raggiungere Gaiole in Chianti. E si finisce sulle strade dell'Eroica, la gara amatoriale di biciclette famosa per tenersi su strade bianche, di cui la Toscana è piena.

Verso Gaiole in Chianti

L'intera giornata la trascorriamo sul tracciato dell'Eroica, che alterna tratti di strade bianche a tratti asfaltati, che fanno da congiunzione tra i vari "mini-percorsi". Scenari toscani che più toscani non si può!



Il fatto di essere nemmeno a metà aprile fa sì che gli scenari non siano quelli di fine giugno, come suggerirebbero le temperature intorno ai 28 gradi, ma quelli primaverili.


Colori bellissimi, papaveri, fiori gialli nei campi: fantastico!


Ogni tanto mi piace fare foto ai segnali stradali, per dare un po' il senso di dove sono in giro. Le indicazioni dell'Eroica, scritta bianca su fondo marrone, sono sempre ben visibili.

Di tanto in tanto si passa accanto a dei casali o a dei piccoli borghi abbandonati, fatti di mattoni coi tipici colori di queste zone. Intorno, quasi sempre, cipressi e ulivi.

 

Ogni tanto si fa il punto della situazione..


Il fondo stradale è quasi sempre pura strada bianca, con ghiaia, ma duro e stabile. Ci sono alcune parti con pendenze del 10-12%, debitamente segnalati. Di tanto in tanto ci sono tratti più pietrosi dove, specialmente in discesa, il peso della Stelvio mi suggerisce di mantenere un'andatura molto moderata. Tutto comunque si gestisce abbastanza bene.


Verso le 2 del pomeriggio il languore della fame si fa sentire e ci fermiamo a mangiare un boccone. Alla fine dell'anello si rientra a Gaiole in Chianti dopo aver fatto più o meno 220 km. Impolverati in modo indicibile: spesso ero il terzo del gruppo e mi sono "divertito" a prendere tutta la polvere sollevata da chi mi precedeva!


 Le moto sono a dir poco "lerce"!



Una volta tornati a Montevarchi è inevitabile cercare un lavaggio a gettoni per dare una ripulita!


Per giacca, pantalone, stivali e casco ci sarà tempo una volta tornati a casa. Che giornata stupenda però!!! Ci meritiamo una rinfrescata con del buon prosecco, direttamente dalle colline di Valdobbiadene! Per il rosso c'è la serata a cena: l'agriturismo ha una bella scelta di vini toscani e non si può non cogliere l'occasione per provarne un paio: ottimi!!!

Ecco il percorso che abbiamo fatto oggi.

In serata, altra ottima cena all'agriturismo, dove ritroviamo anche Marco con cui avevamo fatto amicizia l'altra volta e che ci aveva invitati a fare colazione nel capanno del suo papà Aldo. Si mangia bene, si beve bene e si fanno tanti piacevoli discorsi. Che bello andare in giro così! 

Domenica mattina si riprende la strada verso casa, non prima di godersi almeno altre 3 orette di curve, dal Chianti verso Firenze, poi Ponte a Ema e Vetta le croci, fino a risalire dal Mugello e da Galliano, per tornare sulla Futa e scendere da Bruscoli e Montefredente fino a Sasso Marconi. A Rioveggio, proprio al bivio per andare verso Vado, ci fermiamo a bere qualcosa in un bar. Un ragazzo con una V100 Mandello ci chiede sconsolato se abbiamo dei cavi per la batteria. Quando gli rispondo "Certo che li abbiamo.. e abbiamo anche un avviatore!" mi guarda tra l'incredulo e il felicissimo! La sua V100 Mandello non vuole saperne di andare in moto. Armeggiamo un po' con la sella, colleghiamo i cavi e, dopo qualche tentativo, finalmente la Guzzi si accende: per questa volta gli è andata di lusso e può tornare a casa, a Reggio Emilia, senza dover chiamare un carro attrezzi. Con Moreno e Fabio ci salutiamo al Tamoil, qualche chilometro più avanti, prima del casello: il prossimo incontro sarà a...??? Stay tuned, come dicono quelli bravi! Intanto, per oltre 1.000 km ce la siamo goduta alla grande!



Dove alloggiare: ci siamo trovati ottimamente nell'agriturismo Villa le vigne a Caposelvi di Montevarchi. Personale accogliente e simpatico, spazio per lasciare le moto, luogo tranquillo con ristorante interno ottimo per qualità e varietà, spazio per rilassarsi all'aperto e camere ampie e spaziose. Consigliatissimo, se si vuol girare il Chianti e spingersi fino alla Val d'Orcia e alle Crete Senesi. L'autostrada, uscita Valdarno, è a pochi km: quindi anche se si vuole raggiungere questi luoghi rapidamente, la posizione è strategica.


martedì 2 aprile 2024

Giro di Pasqua 2024

Approfittando dei giorni di Pasqua me ne salto in sella diretto a sud. 
 

Ahimè, la pioggia del giovedì santo la fa da padrona. Lascio la A1 a Fiorenzuola e la riprendo a Fidenza, con lo scopo di aggirare diversi km di coda dovuti ad un incidente. Ci sono 6 gradi e continua a piovere almeno fino a Modena sud: poi il meteo resta comunque instabile, con variabilità e scrosci che, volgendo lo sguardo a destra, verso i rilievi dell'Appennino Emiliano, non lasciano adito a esitazioni. Proseguo quindi dritto e, passata Bologna senza particolari rallentamenti, alle precipitazioni si sostituisce un vento fortissimo. Per fortuna la temperatura comincia gradatamente a salire.
 
Abbigliamento: Prima della partenza ero tentato di utilizzare il completo traforato di Clover, con le trapuntine interne eventualmente da rimuovere, e con i pantaloni e la giacca antipioggia: a conti fatti, non ho sbagliato ad optare ancora per il laminato in goretex della Rev'it. Tra l'altro, la scelta ha consentito di risparmiare spazio nel bagaglio evitandomi di portare l'abbigliamento anti-acqua. 2 paia di guanti: i vecchi e stra-usati Spidi NK3, sempre validi con la pioggia e le temperature più rigide, e gli estivi traforati Rev'it Caliber, adatti appena non piove e con temperature che sono destinate a salire procedendo verso sud.
 
All'altezza di Cesena ricomincio a guardare verso ovest, ma i rilievi appaiono ancora avvolti nelle nuvole scure. E' il caso di continuare sull'autostrada, purtoppo. Ripongo le velleità di curve fino ad Ancona sud, dove esco con il proposito di fare rifornimento. Vagheggio di avviarmi verso i Sibillini, per poi scendere via Appennino, ma a questo punto la deviazione mi porterebbe via troppo tempo, senza avere la certezza di che meteo possa esserci là in cima. Quindi proseguo sulla SS16 Adriatica e già il fatto di poter guidare di più mi restituisce un po' di gusto. Costeggio la imponente Basilica della Madonna di Loreto, mentre poco più avanti il mio sguardo è catturato dal mare. A Civitanova Marche rientro per qualche decina di chilometri in autostrada, ma esco nuovamente a S. Benedetto del Tronto. Ormai la temperatura è intorno ai 20 gradi e il cielo è limpido e sereno: quello che non accenna a smettere di soffiare è il vento! Ho voglia di farmi almeno un "regalo" in questo viaggio di andata e seguo la bretella autostradale fino quasi ad Ascoli. Esco a Folignano, dove inizia la SS81 Piceno-Aprutina. L'ho fatta diverse volte e sono sicuro che mi restituirà il piacere della guida. Sotto le ruote della Stelvio scorrono i km, mentre curve, saliscendi, controcurve e pendenze si alternano in una successione continua. E' un piacere andare così, con asfalto raramente rovinato e soprattutto senza traffico alcuno!! Se questo tracciato si fosse trovato in qualche regione del nord sarebbe stato di sicuro tra i più battuti dai motociclisti e sarebbe sicuramente celebre ed annoverato tra quelli più divertenti. Invece è fuori dai percorsi più battuti, e non è detto che sia una sfortuna: ottimo così, senza doversi guardare da smanettoni senza cervello. Sulla destra mi fanno compagnia le colline dell'Abruzzo pedemontano, e più distante si staglia la sagoma imponente del massiccio del Gran Sasso, nelle zone dell'entroterra Teramano prima e Pescarese poi. C'è una luce bellissima che esalta i colori della primavera.
 
 
Proprio quando faccio per ripartire dopo aver immortalato questo splendido scorcio, la Stelvio non vuole saperne di ripartire: il quadro si accende, ma appena premo il pulsante rosso dell'avviamento, il quadro si spegne, compare la scritta "MSGC002" e tutto appare morto. Dopo altri 2-3 tentativi capisco che devo verificare cosa sta succedendo. Smonto il rullo del bagaglio dalla sella, rimuovo la sella posteriore, svito e rimuovo anche la sella anteriore, convinto di dover verificare se qualche fusibile sia "andato". Invece l'occhio salta subito alla batteria: il polo negativo si è ossidato.
 

Fa caldo e già sto sudando, con l'abbigliamento invernale. Mi rilasso, tiro fuori un giravite dal set degli attrezzi che mi porto sempre dietro e svito la virte dal morsetto. Non ho con me nè il WD40, nè uno spazzolino: provo a scrostare alla meglio la vite e il morsetto per ripristinare la funzonalità dei contatti elettrici. Per fortuna - o meglio, per quel poco di esperienza che ho - porto sempre con me una power bank appositamente per avere lo spunto per un avviamento di emergenza. L'avevo anche debitamente ricaricata e quindi la collego.
 
 
Il grosso bicilindrico riparte dopo un paio di tentativi!!! Meno male!!! Lo tengo un po' su di giri, lo lascio andare un po', rimonto le due selle, fisso nuovamente il rullo col bagaglio sulla sella posteriore e riprendo la strada. So già che non potrò arrivare a destinazione senza fermarmi almeno un'altra volta per fare il pieno. Mentre il V90 ruggisce come se niente fosse accaduto, facendomi veramente divertire sulle curve della SS81, il mio pensiero resta sul momento di quando dovrò spegnerlo. Faccio il pieno, sposto la moto in un posto all'ombra, in modo da non essere d'impiccio se non dovesse riaccendersi, e dopo un bel respiro giro la chiave e premo l'accensione. Il solito borbottìo Guzzi, la solita scrollata verso sinistra, e il suono è bello pieno e tondo come piace a me!! Brava Stelvio! Si va!
Di qui in avanti, col senso dello scampato pericolo, la soddisfazione mi accompagna per tutti i km fino all'ingresso dell'autostrada a Villanova, tra Chieti e Pescara. Di qui, proseguo verso la destinazione! 

Ecco il percorso divertente di oggi: la SS81 FOLIGNANO-CEPAGATTI

Dopo qualche giorno di festa, il martedì dopo Pasqua sono di nuovo in viaggio, verso le 8:30 del mattino: si torna verso Nord! Riempio il serbatoio con la benzina a € 1,89 al litro (non poco!!) e mi metto in A14. Il tempo è molto bello: sereno e caldo: condizioni ottimali!!! "Condizioni ottimali" continuo a ripetermi, mentre i km passano: non ho nessuna intenzione di "sprecare" una giornata simile viaggiando in autostrada! Nei pressi di Pescara prendo in direzione di Roma, supero un paio di uscite ed esco a Bussi, proprio sulla Tiburtina, pronto a mettere in atto il primo obbiettivo di questa giornata. Già la strada statale mi restituisce entusiasmo. Mi godo il tracciato filante fino a Bussi, passo accanto alla chiesetta diroccata di S. Maria di Cartignano e supero il bivio per Capestrano tenendo la destra. Capestrano si staglia sulla sinistra, arroccata sulle pendici del monte. Io proseguo lungo la strada che taglia l'altipiano. Fino al bivio per Ofena.

Poco più avanti giro a sinistra sulla SP98 delle Vigne. La conosco a memoria e ogni volta è fantastico salire su per i tornanti con la vista sulla vallata e sulle montagne circostanti! un paio di tornanti secchi appena alle porte di Calascio e volto a sinistra, in direzione di S. Stefano di Sessanio. La strada provinciale 7 passa proprio sotto le rovine di Rocca Calascio, celeberrime, spesso utilizzate come set cinematografico. Un posto magico, che merita di essere visitato con calma: l'Abruzzo è pieno di questi castelli e di eremi, che regalano emozioni quasi mistiche. Consigliatissimo! Nei pressi di S. Stefano di Sessanio, un piccolo scrigno che piano piano sta recuperando dopo il disastroso terremoto del 6 aprile 2009, si volta a destra per una stradina isolata. Si snoda quasi nel nulla, con tornanti che aprono la vista su scorci spettacolari del Gran Sasso.

Qui si vede il rifugio nei pressi del Lago Racollo. fra qualche settimana qui si potranno ammirare mandrie di mucche al pascolo, che vengono ad abbeverarsi; nonchè madrie di cavalli e greggi di pecore. Un'esperienza fantastica che richiama migliaia di turisti!

Sullo sfondo, il Corno Grande, la vetta più alta del massiccio del Gran Sasso e anche la più alta dell'Appennino, con i suoi 2.912 m. Qualche km più avanti mi immergo in quelle nuvole sulla sinistra.

La temperatura è crollata dai 22 gradi della partenza ai 2 gradi dell'altopiano di Campo Imperatore. Qui non si vede, ma nella direzione in cui procedo il cielo è nerissimo e non lascia presagire nulla di buono. Sono in ballo, però: ballo, visto che non ci sono strade alternative da percorrere per proseguire il viaggio. Appena scavallo inizia la lunga discesa verso il Nido dell'Aquila e Fonte Cerreto: curve ampie e aperte, che spesso permettono un'ampia vista sulla valle aquilana. In lontananza, lungo il pendio, si intravvedono i piloni rossi della funivia del Gran Sasso. Al bivio seguo la strada provinciale 86 del Vasto, a destra. L'ho già percorsa qualche volta, solo che non sempre la scelgo perchè in varie circostanze ci si imbatte nelle greggi che la attraversano: oltre al fondo stradale spesso sporco per via degli escrementi degli animali, si rischia di ritrovarsi in mezzo alle pecore o, peggio, alle mucche e ai cani pastore abruzzesi, che possono avere strane reazioni. Soprattutto queste ultime non sono situazioni che amo e preferisco non andare a cercarmele. Comunque per il momento è l'unica opzione per andare avanti senza dover fare un giro molto più largo. Proseguo e il fondo stradale è perfetto. Cerco sempre di stare a centro strada, per essere pronto a regaire ad eventuali animali: tanto non passa neppure una macchina! Questa volta è andata bene: nessun intoppo per questi 20 km fino al passo delle Capannelle! 

Allego il link al percorso appena descritto: SP86: FONTE CERRETO-PASSO DELLE CAPANNELLE 

Come si vede nella foto qui sopra, il cielo è molto nuvoloso nella zona. Infatti mentre mi dirigo sulla SS80 verso il lago di Campotosto il rischio di prendere pioggia è molto concreto. Sembra di essere lontanissimi da quella situazione di sole e clima mite che per la giornata di oggi sembrerebbe insistere un po' su tutta la penisola! Ma sono attrezzato. L'asfalto della strada SR577 che dalla SS80 va verso il lago è molto rovinato: non solo sconnesso, ma anche pieno di buche e ghiaietta: guido con prudenza e circospezione. Breve sosta nei pressi del baretto dove solitamente ci fermiamo quando passiamo di qua.

Riprendo il viaggio e in una 20ina di km sono ad Amatrice. Non ci ero più tornato dopo il terremoto: ricordo che ci eravamo passati poco prima che avvenisse e ci eravamo anche fermati a pranzo. Passo proprio vicino al Castagneto, il ristorante: è ancora in piedi e funzionante. Purtroppo tutto intorno i segni della devastazione sono ancora molto evidenti, soprattutto nella parte del centro storico che, per quanto ho potuto vedere, non presenta wuasi più cumuli di macerie, ma è rasa al suolo. Solo un campanile è in piedi. Tutto intorno, casette prefabbricate che ospitano gli abitanti. Non me la sono sentita di scattare foto, anche se lo scopo sarebbe stato solo quello di documentare: ma mi è sembrato inopportuno. Solo una prova del mio passaggio.

Faccio il punto della situazione e scendo verso la SS4 Salaria: ho bisogno di fare benzina. Passo accanto al lago di Scanderello e poco più avanti, in direzione di Posta, trovo un benzinaio. Rifornisco e torno indietro seguendo le indicazioni di una deviazione per Ascoli Piceno. Ovviamente non arrivo fin là: supero Accumoli e nei pressi di Arquata del Tronto mi immetto sulla SS685 Tre Valli Umbre per raggiungere Norcia. Avrei potuto salire su per Forca Canapine e magari dare una sbirciata alla piana di Castelluccio di Norcia, ma ho ancora tanta strada da fare e non posso vedere tutto. Supero Norcia e mi dirigo verso Borgo Cerreto. Questa strada ogni volta è uno spettacolo: per certi versi mi ricorda la fondovalle della Val Borbera, ma è più lunga! Poi seguo per spoleto, ma prima una breve sosta per un panino nei pressi di Piedipaterno.

Ci voleva. Anche per decomprimere un po'. 

Abbigliamento: il casco nella foto è un Nolan N87. All'andata avevo uno Shark in carbonio. Ho cambiato e finora le impressioni su questo casco sono positive: forse non sarà un top di gamma, ma mi sembra ben fatto e ben pensato, migliore dello Shark che ho lasciato giù, e in questo viaggio sta facendo egregiamente il suo lavoro. Vedremo con l'uso se si confermerà.

Il viaggio prosegue e dopo S. Anatolia di Narco (luogo di una mitica sosta mangereccia con Peo nel viaggio di luglio 2023 presso la BOTTEGA DELLE CARNI) passo a nord di Spoleto per andare ad intercettare la SS3 Cassia e proseguire oltre le Sorgenti del Clitunno (vale la pena di una breve sosta per visitarle: ci ero stato per la prima volta con Vecchialenza nel viaggio attraverso l'Italia del 2011) e Foligno; poi ancora svelto oltre Spello e Assisi e ancora, tra diversi cambi di corsia per lavori in corso, lungo la SS3 Cassia bis fino a Umbertide. Là esco, per fare un po' di vecchie statali (di fatto, parallele alla Cassia bis) e raggiungo Sansepolcro. L'idea che ho è quella di raggiungere Bibbiena passando da Anghiari. Sempre scenografica la salita drittissima in fondo alla piana, che porta in cima alla cittadina. Poi iniziano le curve che cercavo sulla SP43 della Libbia, verso Scheggia. Ecco il valico della Scheggia al quale puntavo, scoperto per caso anni fa.

Da allora, non manco di passarci se se ne presenta l'occasione. Strada pressochè perfetta, pochissimo traffico e tracciato molto divertente. E' già pomeriggio, ma posso contare sull'ora legale che aumenta le ore di luce: avanti verso Chiassa Superiore, poco a nord di Arezzo, dove mi immetto nella SR142 che "sale" verso Bibbiena, prima, e Poppi, poi. Infatti ormai ci ho preso gusto e ci metto dentro un altra bella strada: quella che da Stia attraversa il Parco delle Foreste Casentinesi e sbuca a Londa. Nel mezzo, il Valico Croce ai Mori.

Purtroppo qualcuno ha rimosso il cartello del valico: ora c'è solo un palo. Peccato.

Devo andare avanti: la strada da Londa comincia a pesarmi di più, perchè molto più trafficata. Dicomano, Borgo S. Lorenzo e S. Piero a Sieve sembra non  mi passino più. Finalmente il Mugello con il lago di Bilancino, e mi avvio in direzione Bologna sullla SS65 della Futa. Sempre fantastica! Inoltre non c'è letteralmente nessuno: posso guidare con il massimo piacere fino alla rotonda in cima.

Come si vede le ombre stanno cominciando ad allungarsi. Prendo a sinistra la SP59, in direzione del cimitero di guerra tedesco, per passare poi da Bruscoli. Non scendo a Pian del Voglio per prendere la A1, ma continuo con la SP61 verso Montefredente e S. Andrea, fino a oltre Rioveggio, dove mi immetto a destra sulla SP325 della Val di Setta. Dopo Vado è il momento di terminare questa lunghissima divagazione appenninica, tutta per vie statali. Faccio benzina al Tamoil a 1 km dal casello. Il sole sta ormai tramontando, non è più il caso di cercare curve e la A1 fino a casa è un porto più sicuro. Entro a Sasso Marconi e in un paio di orette, dopo 14 ore di viaggio, senza neppure tanto traffico, arrivo a destinazione, con oltre 860 km sulle spalle (oltre 550 di statali, per fortuna!!!).

Super, la Moto Guzzi Stelvio, che passa abbondantemente i 178.000 km e, a parte la piccola defaillance del viaggio di andata, mi regala tanto piacere di guida!

Che figata poter fare questi giri: un po' faticosi, ma una boccata ristoratrice per lo spirito!!!

Ecco il totale del percorso di oggi (autostrade escluse): GIRO DI OGGI

 

I post più cliccati