Nasce tutto all'ultimo momento, letteralmente improvvisando la sera del venerdì. Prima l'incertezza di quale moto usare.
La Stelvio è ferma da troppo tempo, ma il recente giro di inizio giugno mi tiene in particolare sintonia con la T120. La scelta della moto condiziona anche la scelta del tipo di bagaglio: valigie laterali rigide se viaggio in Stelvio... e tutto molto comodo perchè alla fine basta buttare dentro le sacche interne mezze vuote; rullo da sella, tiranti, borsa da serbatoio se, invece, prendo la Bonnie.
Alla fine a tarda sera decido per continuare a girare in Bonnie: ho voglia di fare qualcosa di particolare, anche se non ho la minima idea di cosa sia!
So che Jules Winnfield ultimamente è sempre in giro nel fine settimana e questa volta non fa eccezione: risponde a un messaggio dicendomi che dormirà in Alto Adige, sopra Bressanone. Il percorso per raggiungere quelle zone potrebbe essere parzialmente compatibile con quello che hanno in mente di fare gli amici novaresi. Aggiudicato!
Foto al conta km per sapere alla fine quanti ne avrò percorsi
Ci troviamo sulla A4 ad Agrate e farò un po' di strada insieme agli amici: Peo e Ste Rouge.
A Brianza Sud si immortala il giro assieme
Partenza e uscita a Bergamo, per salire lungo la SS42. Costeggiamo il lago di Endine e continuiamo su, verso la parte nord occidentale del Lago d'Iseo: Lovere. La direzione è Edolo.
Facciamo colazione, ci sgranchiamo un attimo, prendiamo le provviste prima di riprendere la strada: loro andranno verso Aprica e Bernina; io andro invece verso est, sul Tonale.
Buon giro ragazzi
Del passo del Tonale preferisco il versante trentino, verso Dimàro, sia a salire che a scendere.
Dopo aver corso tra le colline ricoperte di coltivazioni di mele e gli splendidi scorci regalati dal Lago di Santa Giustina, ecco il Passo della Mendola.
La discesa dal Mendola verso Caldàro (siamo ormai in Alto Adige) è bella come strada da moto (a salire è da urlo: non si può non averla mai fatta!), ma è altrettanto fantastico poter godere del panorama e della vista mozzafiato sulla vallata che guarda verso Bolzano a sinistra e verso il Lago di Caldàro a destra.
Scorre rapida la strada attraverso Bolzano e la sua ampia viabilità: mi porta a nord del capoluogo e posso riprendere nuovamente ad apprezzare il panorama circostante.
Viaggio costeggiando l'Isarco e la A22 del Brennero. Attraverso il fiume nei pressi di Ponte Gardena.
Il castello di Trostburg, a Ponte Gardena
Percorro la valle fino al bel paesino di Chiusa.
Il Castello Branzoll e più in alto si intravede il grande complesso del Monastero di Sabiona
Le vie del centro sono ornate da tanti ombrelli delle fogge e dei colori più vari
La sosta a Chiusa è resa ancora più piacevole dall'incontro con amici di famiglia che da molto tempo vivono da queste parti. Bellissimo ricordo!
Riprendo il viaggio verso nord lasciando la SS12 dell'Abetone e del Brennero per iniziare a salire sui monti con la SP28 prima e la SP29 più avanti. Il panorama si fa decisamente "nordico": è bello muoversi in questi contesti, guardare lontano, verso i monti, mentre lo sguardo viene attirato da svettanti ed acuminati campanili che come spilli spuntano dai prati verdi.
Laggiù in fondo le montagne della Val Pusteria
Si sale e il panorama è sempre più arioso. Raggiungo Eòres e l'albergo dove soggiornerò la sera. Scarico la moto, prendo possesso della stanza. Ho ancora però qualche ora di luce a disposizione e non sono particolarmente provato dai km. Salendo ho ripetutamente letto indicazioni per il Wurzjoch, in italiano Passo delle Erbe: decido di andare a vedere di cosa si tratta.
Devo dire che pensavo fosse molto più prossimo, mentre tra andare e tornare saranno quasi 40 km!
Il Sass de Putia
Sullo sfondo il Gruppo delle Odle di Funes
Che meraviglia! Scenari incantevoli, da tentarti a rimanere e allungarti sul prato!
Il Passo delle Erbe
Scavallando e andando oltre si passa dalla Val d'Isarco alla Val Badia.
Torno indietro e a Eòres sono arrivati anche Jules Winnfield e Monica: fantastico!
Birretta rinfrescante e aperitivo con speck, rafano e immancabile cetriolino!
L'albergo è frequentato da un'allegra compagnia di avventori locali, coi quali dopo cena socializziamo con la scusa della partita dei mondiali di calcio tra Russia e Croazia. Memorabile tra loro tale Erwin.
Come prima giornata del viaggio improvvisato non mi posso proprio lamentare!!!
Le moto riposano al coperto
Ho in mente l'dea di andare oltre confine, ma dal momento che non ho mete definite, posso anche concedermi tutte le divagazioni del caso. In realtà poi non sono divagazioni, ma semplicemente sfizi che posso togliermi: il percorso si crea da sè, "a sentimento".
Scendiamo verso Bressanone e Bolzano, senza restare però a valle lungo la SS12. Andiamo in direzione sud percorrendo strade di campagna a mezza costa, con la valle Isarco giù alla nostra sinistra. Prima la provinciale SP73 e poi in direzione di Renon, sulla SP135 che ci porta sulla statale della Val Sarentino e del Passo di Vizze, la SS508. In direzione di Sarentino procediamo svelti: la strada inizialmente sale, poi corre quasi su un altopiano. Dopo diversi km, appena superato il benzinaio a Rio Bianco, una curva a destra ed ecco inizia la salita del Passo Pennes.
La salita del Passo Pennes
E' abbastanza lunga, ma molto filante, con pochi tornanti secchi, anche se l'altitudine sale rapidamente.
Verso il Passo Pennes, sopra Vipiteno
Le montagne della Val Sarentino
Arrivati in cima, il termometro della BMW segna appena 11° C: diciamo che prendiamo della bella aria fresca lassù.
Le moto in cima al Pennes
La discesa verso Vipiteno è lunga, panoramica e anche divertente. Per fortuna anche la temperatura torna ad essere accettabile.
Uno scatto insieme prima di tornare giù
Un caffè in un bar al fondovalle e ci si saluta: io vado a destra, verso nord, mentre Jules e Monica sono diretti verso il Passo Giovo.
Al Brennero, lungo la statale, rimango sorpreso dal gran via vai di auto e, in generale, dalla confusione. Se non fosse per una camionetta e due Alpini che sorvegliano discretamente, si fa quasi fatica a distinguere il confine, in una ridda di ipermercati e centri commerciali: tante auto, tantissime moto che entrano in Italia e un sacco di gente che passeggia da un centro commerciale all'altro.
Ingresso in Austria
Da qui in avanti la strada non è nulla di particolare. Si va attraverso delle valli, ma non sono molto differenti da quelle che ho percorso tante volte in Italia, ai piedi della Alpi. Forse anche per via dell'intenso traffico, il paesaggio non mi suggestiona particolarmente: trovo più caratteristico quello svizzero, se parliamo di oltralpe.
Dopo lunga discesa, Innsbruck si riconosce subito dal grande trampolino Olimpico che si erge su un'altura a destra. Entro in città e passo il ponte sul fiume Inn, per poi immettermi sulla strada che porta a ovest.
Comincio ad incontrare un gran traffico in senso contrario, con auto incolonnate per diversi km. Nel mio senso di marcia invece la situazione appare abbastanza tranquilla. Delle belle curve mi portano verso il Fernpass.
Rapida sosta sul Fernpass
Quando intraprendo la discesa, il traffico riguarda il mio senso di marcia. Code lunghissime, con auto, camper, roulotte incolonnate che si muovono meno che a passo d'uomo: allora anche all'estero si creano le code! A dire il vero, non sapendo se sorpassare le file a sinistra sia consentito, cerco di essere più realista del re e me ne sto dicìsciplinatamente in colonna. Poi il passaggio di alcuni motociclisti locali mi convince a sorpassare le auto in colonna, ma ad andatura molto moderata.
In coda al tunnel di Lermoos, strada 187
Comincio ad essere stufo di questi continui rallentamenti. Finalmente trovo una grossa area di servizio e ne approfitto per fare benzina: qui in Austria costa davvero poco.
Seguo le indicazioni per Fussen. Il confine anche qua è abbastanza invisibile, ma finalmente arrivo in Baviera.
La Germania è il secondo confine che attraverso oggi
La mia meta in questo momento è il castello di Neuschwanstein (famosissimo il puzzle della Ravensburger!), situato nei pressi d Fussen, a Schwangau: rimango sorpreso di quanto sia vicino al confine con l'Austria.
Uno dei castelli più famosi del mondo
Mi trovo a Fussen sulla Romantische Strasse
Non è tardissimo e ho ancora margine per fare un'altro po' di strada di strada: purtroppo non trovo alloggi a prezzi abbordabili qui in zona e quindi prenoto ad Ulm, un paio d'ore verso nord: è la città natale di Einstein, sul Danubio.
Le sponde del Danubio, a Ulm, sono luogo per mercatini e passeggiate
Il centro storico è vivace e su di esso domina l'imponente cattedrale, col suo campanile alto ben 161 metri!
La Cattedrale di Ulm
Nel palazzo del Comune è custodito il primo prototipo di deltaplano, inventato da un sarto nativo proprio di Ulm.
Il trecentesco palazzo del Comune, Rathaus
All'esterno invece è molto bello l'orologio astronomico del 1500.
L'orologio astronomico sulla facciata istoriata del Rathaus
Alla sera sono abbastanza provato, non tanto dalla distanza percorsa, quanto dalle code trovate in Austria: dopo aver fatto un bel giro in centro e aver cenato, mi abbandono volentieri a un bel sonno ristoratore. Domani ho in mente di fare tanta strada.
Continuo a guidare verso nord, superando Heidelberg: raggiungo il Reno nei pressi di Bingen am Rhein, appunto. E' una bella cittadina, proprio nella valle del Reno. Su una collina di fronte, sull'altra sponda del fiume, troneggia imponente il Niederwalddenkmal, un monumento risalente al 1870, che celebra l'unificazione della Germania.
Provo a trovare il modo di raggiungerlo, ma si tratterebbe di allungare di parecchi chilometri fino a un ponte e poi toranre indietro fino al monumento: non ne ho molta voglia e proseguo lungo la strada che costeggia il grosso fiume.
Di tanto in tanto arrivo nei pressi di qualche castello: questa zona è famosa anche per questo.
Bacharach am Rhein
Provo a trovare il modo di raggiungerlo, ma si tratterebbe di allungare di parecchi chilometri fino a un ponte e poi toranre indietro fino al monumento: non ne ho molta voglia e proseguo lungo la strada che costeggia il grosso fiume.
Di tanto in tanto arrivo nei pressi di qualche castello: questa zona è famosa anche per questo.
Bacharach am Rhein
Il fiume è davvero largo ed è trafficatissimo: mentre guido lungo le sue sponde, vedo passare decine di chiatte e battelli, carichi di turisti o di grandissimi container. Vedere un fiume navigabile da mezzi così imponenti non è una cosa a cui siamo abituati, in Italia.
La strada 9 mi porta verso nord, sulla sponda occidentale del Reno. Raggiungo Spay e poi passo attorno a Coblenza.
Il contesto è piacevole e per niente noioso. A un certo punto, dopo aver fatto benzina, finisco col trovarmi, senza accorgermene subito, nei pressi della cittadina di Remagen.
Non sapevo fosse qui, ma subito mi viene in mente un film di guerra degli anni '60, in cui si narrava la storia del ponte sul Reno, il ponte Ludendorf, che gli alleati volevano salvare per poter proseguire la strada verso est e verso Berlino. Il ponte in realtà non c'è più: crollò nel 1945, pochi giorni dopo essere stato preso dagli Americani, e non venne più ricostruito.
Quindi non ho nulla da fotografare.Sono nei pressi di Bonn, la vecchia capitale della Germania Ovest, quando decido di "sconfinare" in Olanda. Per questo mi dirigo verso Aachen, la città di Carlo Magno.
Aachen è il nome moderno dell'antica Aquisgrana
Attraversare Aachen mi porta via un sacco di tempo: c'è un traffico incredibilmente bloccato e semafori lunghissimi. Finalmente giungo in Olanda!
Mi trovo nelle campagne, nei pressi della cittadina di Maastricht.
Maastricht, famosa in tutta Europa, è un piccolo centro abitato
Il confine con la Germania è davvero a due passi, quasi non ci si accorge di aver cambiato nazione: non un cartello o un'indicazione. La cosa che mi sorprende, mentre guido verso il centro città, è come sembri di essere in poco più di un paesino: pensavo di dover percorrere diversi chilometri per arrivare, mentre tra la campagna e il centro ci saranno poche centinaia di metri.
Arrivo in hotel, scarico la moto, mi rinfresco un attimo e decido di fare una passeggiata.
Nemmeno un km e mi ritrovo sulla sponda del fiume che da il nome alla città.
La Mosa attraversa Maastricht
La grande piazza centrale, lungo il cui perimetro si trovano molti locali con sedie e tavolini all'aperto, è occupata e resa invisibile da grosse infrastrutture posizionate per un concerto. Peccato.
Cerco comunque di immortalare qualche costruzione rappresentativa.
Le imponenti strutture della Cattedrale di San Servazio
Consumo un buon pasto lungo le rive del fiume alla "Brouwery de ridder", una birreria il cui stabilimento è monumento nazionale dal 1987.
Sono le 22 abbondantemente passate, ma il cielo olandese è ancora chiaro. Torno in albergo, per chiudere la mia giornata olandese.
Dove alloggiare: consiglio decisamente il Townhouse Hotel. A nemmeno 1 km a piedi dal fiume (5 minuti a piedi..) e altri 3 minuti dal centro storico. Inoltre anche vicinissimo alla stazione. E' pulito, di design, ben tenuto, con uno staff giovane e disponibilissimo, dotato di un garage dove la moto (o la macchina) possono essere lasciati al sicuro (invero, la zona è di una tranquillità incredibile). Colazione buona e abbondante in un atmosfera particolare.
Al mattino il cielo è decisamente chiuso e coperto. Ho in mente di andare a nord: mi stuzzica quest'idea di andare su e su ancora.
Entro in Belgio. Anche qui il confine quasi non si nota: passa in mezzo al centro abitato.
Si entra nella Fiandre
Entro in Belgio. Anche qui il confine quasi non si nota: passa in mezzo al centro abitato.
Si entra nella Fiandre
Visto il meteo decisamente nero, decido di prendere la strada più svelta per aggirare Bruxelles e proseguire verso nord.
Mi accorgo subito che il giubbotto estivo traforato con le maniche corte sotto non è sufficiente per la temperatura dei luoghi. Mi fermo forse due o anche tre volte, per indossare di volta in volta qualcosa in più: prima una camicia con le maniche lunghe, poi un altro collare (che avevo portato di riserva) sopra quello che già porto, poi una felpa, infine, per via della pioggerellina, il completo antipioggia.
Devo ammettere che solo così mi sento al caldo, anche se non è propriamente la tenuta più comoda e pratica.
Raggiungo così Bruges. Ci ero stato anni fa: bellissima.
La piazza principale di Bruges
Mi trovo anche a immortalare questa balena costruita con plastica riciclata, che sembra uscire dal canale. Pesa 5 tonnellate e spunta alle spalle della statua di Jan van Eyck, il pittore fiammingo.
La balena, simbolo della 2° Triennale di Bruges
Lascio Bruges dopo una sosta un po' lunga: ne approfitto infatti per mangiare un boccone e per indossare l'antipioggia, visto che comincia a piovigginare. Di qui in avanti il meteo si fa ricordare per la temperatura abbastanza rigida, per la pioviggine e per il fortissimo vento che trovo quando raggiungo Ostenda.
La T120 sul lungomare di Ostenda: sullo sfondo il Mare del Nord
Il vento è tesissimo e la temperatura non supera i 10 gradi: siamo proprio al nord! Tra il lungomare e la spiaggia corre una linea di tram suburbani che nel loro incedere sembrano galleggiare su un sottile strato di polvere di sabbia sollevata dal vento tesissimo.
Fortificazioni del Vallo Atlantico nazista a ovest di Ostenda
Continuando verso ovest, a monte della strada costiera, si possono ancora vedere i bunker e i cannoni che costitutivano parte del muro che Hitler voleva cingesse la "fortezza" Europa: il cosiddetto Vallo Atlantico.
Il confine tra Belgio e Francia sulla strada N39
Non è distante il confine con la Francia, situato tra le cittadine costiere di Duinhoek e Bray Dunes.
La zona costiera si caratterizza per l'ecosistema di dune che si trovano alle spalle delle spiagge.
Siamo a pochi km dalla città di Dunkerque, teatro di una rovinosa ritirata delle truppe Alleate nel maggio del 1940.
Un pannello racconta i fatti bellici
Sulla estesissima spiaggia, resa ancora più ampia dalla bassa marea, si pratica sport usando dei carretti a vela sospinti dal vento tesissimo che soffia da queste parti.
Anche col maltempo si trova il modo di fare sport
Lascio Dunkerque per continuare la mia strada verso ovest, lungo le coste della Francia settentrionale.
La mia idea è quella di evitare di dormire a Calais. Piuttosto mi spingo oltre la città che rappresenta il principale porto continentale sulla Manica. Con questa intenzione, passo all'interno di Calais e poi torno verso la costa, imbattendomi nella cittadina di Terlincthun, sulla strada D96E1. Sulla destra, svetta appena alle spalle della costa la Colonne de la Grande Armee, eretta all'inizio dell' '800.
La statua di Napoleone sovrasta la colonna, a Terlincthun.
Da questa collina pare si scorgessero le coste inglesi che Napoleone pianificava di attaccare.
Le spiagge e la bassa marea nella Terre de 2 caps.
Nel corso di una sosta fotografica cerco un alloggio a Boulogne sur mer, per passare la serata in un posto sul mare. Purtroppo non trovo quello che fa al caso mio (le soluzioni proposte da internet sono troppo care!!!) e quindi mi accontento di qualcosa un po' nell'interno.
Dopo un breve giro panoramico del centro di Boulogne sur mer, mi dirigo verso la campagna e dopo una ventina di km giungo a Lumbres.
Campagna.. campagna e mucche... ma per me, che non cerco la mondanità, è perfetto.
Ceno mentre in tv gli avventori della trattoria seguono la partita dei campionati del mondo di calcio tra la Francia e il Belgio. Io sono completamente disinteressato, ovviamente. Chissà cosa penseranno di me.
Dove alloggiare: il ristorante le Moulin de Mombreux è in realtà una struttura che in una palazzina ha il ristorante e in un'altra le stanze. Sono entrambe immerse nel verde della campagna, lungo il corso di un fiume, in un contesto di una quiete irreale. Le stanze forse hanno un arredamento un po' datato, ma comunque sono ben tenute e confortevoli. Se si è in moto, nessuna preoccupazione: c'è un grandissimo cortile all'aperto dove lasciare il mezzo in tutta sicurezza. Unico consiglio: prima di prenotare sinceratevi che il ristorante sia aperto per quando soggiornerete, oppure dovrete arrivare in paese, a 3 km, dove le strutture non abbondano.
La bellissima struttura del Moulin de Mombreux, sede della tappa odierna
Oggi ho deciso di raggiungere le coste degli sbarchi del 6 giugno 1944, che cambiarono la storia e i cui effetti sono ben evidenti ancora oggi a livello geopolitico.
Vado dunque verso ovest, incontrando di tanto in tanto degli scorci caratteristici.
Un mulino a vento nei pressi di Rouen
Nei pressi di Le Havre l'imponente ponte di Normandia, che scavalca la foce della Senna.
Vado dunque verso ovest, incontrando di tanto in tanto degli scorci caratteristici.
Un mulino a vento nei pressi di Rouen
Nei pressi di Le Havre l'imponente ponte di Normandia, che scavalca la foce della Senna.
Finalmente arrivo in uno dei luoghi simbolo dello sbarco delle forze Alleate in Normandia: a Benouille, alle spalle di Ouistreham, si trova un ponte mobile, su un canale, diventato famoso come il Pegasus Bridge.
Il Pegasus Bridge
E' qui che il maggiore Howard e i suoi paracadutisti inglesi atterrano nella notte tra il 5 e il 6 giugno 1944: conquistano il ponte dopo uno strenuo combattimento contro la locale guarnigione tedesca e lo difendono per ore, in attesa di essere rilevati da forze fresche (che dovranno arrivare via mare).
Poi vado verso la costa, a Ouistreham. Qui si trovava una delle tre spiagge assegnate alle forze da sbarco britanniche: Sword Beach. Qui i commandos francesi, al comando del capitano Kieffer, rimisero i piedi sul suolo patrio per liberarlo con l'aiuto degli Alleati.
Proseguo poi verso Juno Beach, qualche km più avanti dove, tra le bandiere francesi che il vento fa sventolare fieramente, si erge l'imponente Croce di Lorena, che era il simbolo della Francia libera.
In questo luogo, il 14 giugno 1944, il generale De Gaulle fece rientro in Francia.
La croce di Lorena torreggia su Juno Beach, a Courseulles sur mer
Più avanti, infine, Gold Beach, l'ultima delle tre spiagge del settore britannico, nei pressi di Ver sur mer.
La T120 davanti a un bunker, a Gold Beach
Gold beach, lapide commemorativa
Ho deciso di fermarmi nei pressi di Arromanches, ad Asnelles sur mer.
Qui si trovava uno dei due porti artificiali costruiti dagli Alleati per consentire l'afflusso di rifornimenti a sostegno delle truppe sbarcate.
Erano cassoni di cemento armato componibili. Purtroppo una terribile tempesta li spazzò via dopo pochi giorni di operazioni.
Tuttora davanti alla costa di Arromanches ci sono i resti di quelle strutture gigantesche.
I resti dei porti Mulberry ad Arromanches
Arrivo a metà pomeriggio e mi sistemo nella villetta del b&b che ho prenotato qualche ora fa.
Consumo una succulenta cena a base di cozze marinate in un ristorantino a 10 minuti di cammino. E' una buona occasione per sgranchirmi le gambe dopo tanti km in sella.
Le moules marinieres al ristorante La Cale, ad Asnelles
Torno al b&b, e pur essendo le 9 di sera, è ancora molto chiaro. Quindi decido di fare un giro con la moto lungo la costa: è un'occasione che non mi si ripresenterà facilmente e voglio sfruttarla.
L'aria è calda, la serata molto bella e il sole che si abbassa via via sull'orizzonte regala scorci suggestivi.
La T120 a Longues sur mer
Tramonto Normanno
Guido verso Omaha Beach
Autoscatto al tramonto
Guidando tra paesini e campi, raggiungo la zona alle spalle di Omaha Beach, dove si trova il Museo dell'Operazione Overlord, come il Comando Alleato aveva soprannominato lo sbarco.
Carri armati rendono più concrete le sensazioni
Non lontano, passo davanti al cimitero americano, che ovviamente è chiuso.
Seguendo la strada si scende verso la spiaggia di Omaha.
Le immagini non rendono l'idea dello scenario in cui si dovettero muovere quei fanti sbarcati dopo la traversata, sballottati dal mare, esposti dalla bassa marea e bersagliati dal fuoco incrociato delle mitragliatrici tedesche. Difficile non provare ad immedesimarsi e trovarsi in silenzio a riflettere.
Cippo commemorativo a Omaha Beach
Nel tramonto, con quel silenzio, l'atmosfera è surreale e sembra impossibile che possa esserci stato un simile inferno in terra.
Con i fari della moto illumino il grosso scudo che riproduce il simbolo della 1° divisione di fanteria americana, quella cosiddetta del "Grande Uno Rosso", copertasi di gloria in moltissime campagne della 2° guerra mondiale.
Risalgo in sella percorrendo quei circa 30 km verso Arromanches con sensazioni contrastanti dentro, ma con un generale senso di raccoglimento.
La piccola chiesa di Colleville sur mer
Dove alloggiare: mi sono trovato ottimamente ad Asnelles sur mer, al b&b "La villa Port Winston": pulito e confortevole, in una bella villa in stile normanno a poche decine di metri dal mare. Ha un cortile ampio e recintato dove lasciare la moto più che al sicuro. Non lontano, ad Arromanches o a 10 minuti a piedi, ci sono alcuni ristorantini più che dignitosi. Il proprietario del b&b non conosce benissimo l'inglese, ma ci si capisce ed è gentilissimo.
Ormai sto pensando anche al rientro. Devo essere a casa alla sera di sabato, quindi devo conciliare quello che voglio vedere con 3 tappe che non vorrei avessero lunghezza eccessiva.. ma saranno tutte sui 500 km.. circa.
Per prima cosa faccio colazione in questa villa che si affaccia sulla spiaggia. Attraverso la finestra si vede proprio il mare: viene da pensare a quella mattina, quando le sagome delle prima navi si sono profilate all'orizzonte e le prime salve di cannone hanno investito le campagne alcuni km all'interno.
Ripercorro la strada di ieri sera per andare a visitare il cimitero americano.
La grande vasca che rappresenta le spiagge e il mare
Per prima cosa faccio colazione in questa villa che si affaccia sulla spiaggia. Attraverso la finestra si vede proprio il mare: viene da pensare a quella mattina, quando le sagome delle prima navi si sono profilate all'orizzonte e le prime salve di cannone hanno investito le campagne alcuni km all'interno.
Ripercorro la strada di ieri sera per andare a visitare il cimitero americano.
La grande vasca che rappresenta le spiagge e il mare
L'imponente memoriale, in stile neoclassico
In memoria di coloro ai quali dobbiamo l'alto gesto affinchè la ragione per la quale essi diedero la vita possa rimanere viva
Ogni croce, un uomo
La spiaggia di Omaha vista dall'alto: dovettero scalare questo costone
Il cippo commemorativo della 1° divisione americana, sulla cima del costone di Omaha
Non è possibile descrivere le sensazioni che si avvertono percorrendo queste terre, questi luoghi, vedendo queste lapidi commemorative. L'ammirazione per la grandiosità delle operazioni si mischia al pensiero delle vicissitudini dei singoli uomini che ne hanno fatto parte, che sono singoli in una moltitudine, ma ognuno di essi si staglia enorme nella durezza di quello che ha vissuto.
Proseguo, verso il mare: a Vierville sur mer si arriva proprio al centro della spiaggia, dove alla fine della giornata poterono passare i mezzi per risalire lungo la strada che portava all'interno.
Adesso la marea è alta e la spiaggia cortissima
Lascio queste coste e mi dirigo verso sud ovest.
La sagoma quasi mistica di Mont Saint Michel svetta oltre i campi
Da le Mont Saint Michel inizia una lunga traversata che in un paio di tappe deve portarmi verso casa.
Prima però un'ultima abbuffata di cozze in questo pittoresco ristoro lungo la strada: nell'aria tutte le musiche francesi più famose: full immersion!
Viaggio attraverso i campi e le pianure. Devo dire che non c'è molto da vedere e comincia anche a fare un gran caldo.
Per chilometri e chilometri si corre attraverso immense piantagioni di girasoli
Dopo qualche vicissitudine, perchè non riesco bene a trovare l'indirizzo preciso del posto dove dormirò questa sera, finalmente raggiungo la bella cittadina di Amboise, vicino Tours.
Ad Amboise c'è uno dei castelli della Loira
Ad Amboise si spense, oltre a Carlo VIII, anche il genio italiano Leonardo da Vinci, che qui trascorse gli ultimi giorni della sua vita, nel 1519. La cittadina è vivace e con un bel centro storico.
Nel centro storico di Amboise
Dopo un giro nel centro storico, trovo un locale lungo la Loira per cenare.
Tramonto sulla Loira
Rientro alla struttura dove ho prenotato non troppo tardi: voglio riposare che anche domani ci sarà della strada da fare.
Oggi tappa di trasferimento, praticamente. Si tratta di dirigersi più avanti possibile, fino ai piedi delle Alpi, se riesco.
Prima però una foto alla Loira, al mattino.
Ho deciso di andare avanti fino a Lione e possibilmente oltre, in modo che per domani, ultimo giorno, non rimangano troppi km da fare, visto che tanta parte sarà nel terribile caldo della pianura padana.
Dopo 532 km raggiungo Chambery, in Savoia.
Una succulenta cena non me la leva nessuno!
Faccio anche quattro chiacchiere con una coppia inglese che è in giro in moto da 3 settimane. Stanno tornando dal lago Maggiore.
Gran bel mezzo la Yamaha Tenerè 1200 degli inglesi.. la sella in pelliccia forse meno!
Passo la serata a fare piani per domani: ho sentito Peo e domani farà il Moncenisio per venirmi incontro: poi proseguiremo il giro insieme e torneremo tutti insieme verso casa.
Oggi è il 14 luglio, festa nazionale francese! Mentre faccio colazione, in tv è una sequela infinita di collegamenti dagli Champs Elysees dove fervono i preparativi per la grande parata militare. Io invece voglio partire! Da Chambery guido verso Modane e poi salgo con la D1006.
Sulla sinistra, l'imponente fortezza Maria Teresa, qualche km prima di raggiungere Lanslebourg Mont Cenis.
La fortezza Maria Teresa
Poco più avanti ho appuntamento con gli amici arrivati dall'Italia!
Grandi festeggiamenti! Vista l'ora, ci sta un bel pranzo e racconto un pò dei giri degli ultimi giorni.
Riprendiamo poi il nostro viaggio, ma sull'Iseran il meteo che ci aspetta non è dei più favorevoli.
Una volta in cima, dopo le foto di rito, bisogna indossare gli abiti impermeabili. Comunque il morale è alto.
Cielo chiuso sul col d'Iseran
Altre foto non ne ho: la fotocamera era al sicuro nell'antipioggia.
Salendo per il piccolo S.Bernardo comunque smette di piovere e possiamo liberarci degli impermeabili che ci fanno fare la sauna!
Goliardìa nei pressi della vecchia dogana
Sosta al rifugio Riondet, sopra La Thuile
La lunga discesa verso la fondovalle della Val d'Aosta, insieme a Peo, Federico, Ste e Ale; poi l volata autostradale fino a casa, nel caldo soffocante della pianura padana: così, con l'ultima tappa in compagnia degli amici, si chiude questo viaggio improvvisato che mi ha portato in giro per mezza Europa occidentale. 3.700 km di totale autogestione che mi hanno fatto vivere una nuova esperienza: il viaggio di più giorni in solitaria.
Mi è piaciuto essere del tutto libero e autonomo in ogni scelta, ma mi è anche mancato il commento della giornata e le battute con gli amici alla sera, per rivivere tutto anche con gli occhi degli altri.
Impeccabile anche questa volta la T120, che ha recuperato un pò dei km non fatti lo scorso anno.
Grande! Complimenti Stefano :)
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