sabato 13 novembre 2021

Alla ricerca del sole verso la Raticosa e la Futa

Al mattino il risveglio è pigro e lento: del resto le previsioni non aiutavano a trovare le motivazioni per abbandonare il letto caldo per immergersi nella nebbia della pianura.

La Stelvio però risponde "presente!" quando vado a destarla, in garage. Accondiscendente e fedele, avvia il suo V90 e borbotta felice nell'umidità del mattino. Non so bene dove andrò a parare, ma mi metto in testa di dirigermi verso sud, fiducioso che la nebbia insista solo dalle mie parti. I km passano, ma tutto quel clima ovattato, che avvolge i campi neri e dissodati, non accenna a cambiare. 


Assorto nei miei pensieri (..la moto mi rilassa, per quanto ovviamente resti vigile...) mi ridesto che sono ormai ben oltre Modena! E finalmente la coltre di nuvole si squarcia e la luce comincia a riscaldare l'aria, ma anche lo spirito. Mi riattivo e la testa vaga alla ricerca di un obbiettivo per questa giornata, ora che lo sguardo può spaziare. Decido che sono andato abbastanza avanti da poter dirigere le ruote verso l'Appennino, tra l'Emilia e la Toscana.

Nei pressi di Casalecchio, alle porte di Bologna, mi avvio verso Sasso Marconi e e la statale della Val di Setta, fino a voltare a sinistra dove il traffico si dirada e si può cominciare a godere di un certo respiro. Eccolo, l'Appennino Bolognese! C'è una bellissima luce nel freddo del mattino, ed i colori sono molto nitidi e luminosi!

Belle curve, finalmente, ed arrivo a Monghidoro: ignoravo quale fosse stato il suo nome, in passato: Scaricalasino!

La strada che va verso la Raticosa è deserta: il bello di girare in questo periodo è che c'è pochissimo traffico e si può guidare più rilassati. Raggiungo il Passo della Raticosa.

Un centinaio di metri più avanti, nonostante non abbia incontrato nessuno salendo, è affollato di moto, come di consueto: è uno dei punti di ritrovo dei motociclisti bolognesi e toscani, che sostano prima di rientrare a valle, per prendere qualcosa al bar. Io rallento, ma visto l'affollamento preferisco proseguire: fatto 30, decido di fare 31 e raggiungo il Passo della Futa, qualche km più avanti. Ecco lo storico ristorante, in cima al passo, 200 metri prima della rotonda da cui si scende verso il Mugello.

Proprio il fatto che ci sia la trattoria mi convince a fare sosta e mangiare un boccone. Ci sono in sala alcuni avventori saliti fin quassù. Una rapida scorsa al menù mi fa propendere per quello che viene descritto come la specialità della casa: il pollo fritto. Francamente mi aspettavo qualcosa di più particolare: non mi entusiasma e anche mangiarlo è abbastanza complicato, perchè gli ossicini sono immersi nella pastella e se non si mastica con cautela si rischia di ferirsi la bocca. Ad ogni buon conto, non lascio nulla nel piatto e sono contento di aver messo qualcosa nello stomaco. Non voglio attardarmi troppo perchè le giornate cominciano ad accorciarsi e vorrei evitare di arrivare col buio, specie in questo periodo in cui non è rara la nebbia. Tornando indietro, per qualche ragione sbaglio percorso e prendo a destra, anzichè a sinistra. La strada mi porta verso valle con belle curve, mi godo veramente il tracciato, ma finisco nei pressi di Fontanèlice e seguo per Castel S. Pietro. Esco diverse decine di km a sud di Bologna: anzichè abbreviare, ho allungato di una quarantina di km!

Comunque la vista delle valli da Monghidoro spazia lontanissima, con la luce del pomeriggio che illumina l'Appennino Emiliano/Romagnolo.

Una volta sceso a valle, raggiungo Bologna e faccio benzina a Borgo Panigale, prima di mettermi in A1 e rientrare più svelto. Faccio in tempo a fermarmi a Reggio Emilia in un autogrill che raggiungo proprio appena cadono le prime gocce. Indosso l'antipioggia e proseguo senza grossi problemi. Anche oggi se fosse stato per il meteo sarei dovuto rimanere a casa, ma mi ritrovo ad essere contento della scelta fatta: da 0 km e giornata ad annoiarmi, a quasi 600. Soddisfattissimo!

Ecco qui sotto una schermata del giro che ho fatto: non so essere più preciso perchè le strade le ho prese un po' a caso, come venivano, orientandomi sommariamente col sole e aiutandomi col nome di qualche paese che conoscevo.



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