domenica 14 settembre 2025

Carugo 2025: 3 giorni in moto tra Dolomiti Bellunesi, Cadore, Friuli e sconfino in Austria

La 3 giorni del Carugo comincia venerdì 12 settembre al mattino, quando con Ric ci troviamo, secondo un'intesa ormai consolidata, alla stazione di servizio S. Giacomo Est sulla A4. Ovviamente alla prima uscita (Brescia Est) lasciamo l'autostrada per andarci a cercare strade più sensate per girare in moto. Dopo una rapida occhiata al meteo, ci dirigiamo verso il Lago di Idro risalendo la SS45 bis Gardesana Occidentale. Strada scorrevole e larga, per carità, funzionale ad un traffico automobilistico e utile a sveltire il collegamento turistico con le località di montagna più a nord, ma estremamente monotona per chi va in moto. Come se non bastasse molti tratti, almeno fino al bivio per Salò, sono ben congestionati dal traffico e dalla presenza di moltissimi camion e autotreni. Ad ogni buon conto, pagato il "dazio" dell'autostrada e di questa statale, la SP237 del Caffaro ci restituisce il piacere di girare in moto, con begli scorci tutti intorno e con il suo tracciato filante che prevede saliscendi e anche tante belle curve guidate. Dopo una breve consultazione nei pressi di rocca d'Anfo, da cui si gode una bellissima vista sul Lago di Idro, decidiamo di proseguire verso la Val Rendena invece che andare su al Passo d'Ampola e al lago di Ledro, fino a Riva del Garda. Direzione Tione di Trento, ma non per salire verso il lago di Molveno e Andalo: andiamo per Pinzolo. 
 
    La Stelvio sui tornanti appena dopo aver passato Pinzolo

I tornanti dopo Pinzolo ci portano alla bellissima vista delle Dolomiti di Brenta. Raggiungiamo Madonna di Campiglio e saliamo verso Passo Campo Carlo Magno. 

    Il valico, con le piste dello Spinale sullo sfondo

    La vista  sui campi di Campo Carlo Magno e le Dolomiti di Brenta, con il Grostè

Bella la discesa verso Folgarida e Dimaro.. e siamo in Val di Sole, a valle del Passo del Tonale. Che meraviglia. 
 
    Una focaccia per ristorarci e pianificare i prossimi chilometri
 
Direzione Malè lungo la fondovalle, che è ampia e veloce, ma per niente noiosa. Col fiume Noce che scorre là in basso a destra, guidiamo tra i monti le cui pendìci sono per larghi spazi ricoperte di campi coltivati a mele, che sono uno dei fulcri dell'economia locale. Al bivio del Castello di Mostizzolo prendiamo a sinistra (restiamo sempre sulla strada statale 42, però) e si torna ad avere belle curve e tornanti in salita, mentre sulla destra risaltano le acque del Lago di S. Cristina dall'intenso colore verde smeraldo e azzurro. Decidiamo di puntare su Bolzano per non finire troppo a nord col Passo Palade.
 
    La Stelvio alla chiesetta poco prima della sommità del Passo Mendola
 

La discesa dal Passo Mendola è sempre eccezionale e dal muretto che costeggia la strada si gode di una vista ampia e spettacolare sulla valle dell'Adige, con Bolzano sullo sfondo. 
Una volta a valle purtroppo interpretiamo male un 'indicazione e ci ritroviamo sulla MEBO (la superstrada che collega Bolzano a Merano) in direzione Merano: stiamo andando esattamente dove avevamo deciso di non andare per non allungare troppo i tempi. Infatti usciamo al primo svincolo, ma di fatto siamo a Nalles, ai piedi del Passo Palade. Pazienza.. piccola verifica del percorso e si torna indietro verso Bolzano sulla vecchia statale. Attraversiamo in parte Bolzano risalendo di qualche chilometro in direzione Brennero. Il traffico in città è molto intenso, ma per fortuna riusciamo a saltare la fila e a portarci allo svincolo per la Val d'Ega. Perfetto così. Ricominciamo a salire e a goderci le curve, godendoci la vista del Latemar e del Lago di Carezza. Rispetto al solito hanno ormai precluso con delle transenne la possibilità di accostarsi in piccoli slarghi a bordo strada per poter scattare rapidamente qualche fotografia: è evidente che lo scopo è quello di obbligare a sostare nei parcheggi a pagamento, piuttosto che quello di evitare gli intasamenti del traffico (..infatti le moto che dovessero fare brevi soste a bordo strada, nelle piccole piazzole che pure ci sono ancora, non creerebbero alcuna difficoltà alla circolazione). Quindi proseguiamo senza foto. superiamo la strada che porta al Passo Nigra e dopo il Passo Costalunga, con il massiccio del Catinaccio sulla sinistra che, avvolto dalle nuvole, dà vita a una scenografia maestosa, scendiamo verso Vigo di Fassa. L'idea che avevo in mente io era di andare verso Canazei (quindi a sinistra) e tutto ciò che da quella scelta sarebbe derivato (Marmolada o Pordoi), ma Ric è davanti e il suo navigatore decide di accorciarla un po' e punta a destra, verso la Val di Fiemme. Non è poi un gran problema, per carità. Infatti l'alternativa prevede di salire da Moena per il Passo S. Pellegrino con la SS346 che, come sempre, si dimostra una salita eccezionale, con divertimento assicurato! 
 
    Poco prima si scavallare il Passo S. Pellegrino
 
 
Come sempre, tanti gli adesivi dei motoclub sui cartelli dei passi
 
La discesa è lunghissima e molto veloce. Ci lasciamo alle spalle Cencenighe Agordino e abbiamo il monte Civetta sulla sinistra mentre raggiungiamo Agordo e la Valle Agordina, dove iniza la salita per il Passo Duràn. Anche questa a me piace sempre moltissimo, anche se un po' stretta e, soprattutto nella parte finale, con curve dalla visibilità molto limitata. Ma basta essere un po' circospetti e avere l'andatura adeguata. Va anche detto che il giorno infrasettimanale e il tardo pomeriggio contribuiscono a far sì che stiamo trovando davvero poco traffico sulle strade dei passi.
La discesa del Duràn sbuca in Val di Zoldo, a valle della salita dello Staulanza: gli ultimi chilometri verso Forno di Zoldo sono sempre un gran divertimento: tracciato in discesa, filante, veloce, con ampie curve dove è bello impostare le traiettorie.
Arrivo a destinazione con 440 km e tanto divertimento nelle ruote. 
 

E dopo 1 oretta ecco che arrivano anche Ste e Ale!
 
 
C'è tutto il tempo per regalarsi qualche spritz e cominciare questo Carugo!
 

Come da tradizione in questi ultimi anni, cena veramente buona a "La tana de l'ors" a Forno di Zoldo.
 
Qui su mappite andando sul simbolo di "condividi" e poi "esporta" si può scaricare anche la traccia GPX
  
All'indomani le previsioni davano probabili piogge un po' ovunque, sia andando ad Est, sia andando ad Ovest. Ma siccome si sa che il Carugo senza pioggia non esiste, noi abbiamo steso tranquillamente i nostri programmi. Ric ha predisposto una traccia che va verso l'Austria.
 
    Moto pronte
 
Si scende per qualche chilometro verso Longarone e poi attacchiamo la salita del Passo Cibiana. Che bello partire e subito "entrare in temperatura" con delle belle curve! Il Cibiana è deserto, eccezion fatta per alcune moto austriache che raggiungiamo poco prima di immetterci sulla ben più trafficata SS51 Alemagna. Ci sono tanti cantieri aperti per i lavori in corso, dal momento che questa è la strada principale per raggiungere Cortina, sede delle Olimpiadi invernali del 2026. Il Cadore comunque è sempre meraviglioso, con le sue montagne e il verde dei suoi prati, con i caratteristici campanili che svettano come spilloni aguzzi tra le casette di legno che si caratterizzano per i balconi ricoperti di fiori dai colori vivaci. Saliamo verso Tai e Domegge, fino alla Provinciale 619 di vigo di Cadore: a destra, attacchiamo questa strada dove il traffico si dirada rapidamente e andiamo verso paesini più isolati, in direzione del Friuli Venezia Giulia. I tornanti, spesso molto ravvicinati e chiusi, si susseguono e ci portano in quota, dove si susseguono i passi e i valichi: Sella Ciampigotto, Sella di Razzo, Sella di Rioda.
 

    Sella Ciampigotto
 

   Sella di Razzo 
 
    Sella di Rioda
 
Nonostante le nuvole e il cielo minaccioso, la vista sui monti circostanti è affascinante.
Poco prima di Sauris entriamo in Friuli Venezia Giulia e con la strada provinciale 73 raggiungiamo il Lago di Sauris.
 
    Mi fermo per catturare alcuni scorci
 
Il lago è dovuto alla diga che sbarra il torrente Lumiei. Si può percorrere in moto e raggiungere alcune gallerie scavate nella roccia. 
 

 
La strada a questo punto è una e bisogna proseguire con svariati tornanti, tra i boschi. E si sale fino al Passo Pura. siamo nel bel mezzo della Carnia.
 

Sempre guidando tra i boschi e senza incrociare quasi nessuno, raggiungiamo il paese di Ampezzo, dove ci immettiamo sulla SS52 statale Carnica, che costeggia il fiume Tagliamento fino a Villa Santina. Da qui prendiamo a nord, la strada Regionale 355 della Val Degano (dal fiume che ha creto la valle), fino ad Ovaro, dove inizia la strada che porta al Passo Zoncolàn. Soffermarsi su cosa rappresenti lo Zoncolàn per la storia del ciclismo è quasi superfluo: qui si sono scritte pagine epiche del giro d'Italia e si sono guadagnati un posto nella storia i più grandi campioni del ciclismo. 
 
    Si susseguono le foto dei campioni che hanno scalato lo Zoncolàn: qui Pantani
 
Appena la salita attacca, sui muri dele piccole abitazioni campeggiano scritte che chi pedala non può non leggere: "Lasciate ogne speranza", "Qui si va nell'etterno dolore" e via di questo tono. Ed in effetti, proseguendo, ci si rende contro che queste rampe devono essere devastanti per chi ci pedala. Non solo c'è la pendenza, ma spesso è anche prolungata e non interrotta da alcun falsopiano.. anzi: ci sono tornanti che si susseguono anche a brevissima distanza che devono essere davvero "spezzagambe". Anche in moto, sebbene la fatica non sia minimamente paragonabile, serve un gran lavoro di cambio e di frizione per mantenere il movimento ed evitare che il peso considerevole ti trascini a terra in un rovinoso capitombolo.
 
    La vista dalla salita del monte Zoncolàn è mozzafiato
 
 
Una volta arrivati in cima, per quanto con i cavalli vapore e non con la forza delle gambe, la soddisfazione non manca.
 
    Il monumento ai ciclisti, sulla cima
 
E' il momento di fare il punto della situazione e quindi cogliamo l'occasione anche per mangiare un boccone in un piccolo rifugio molto caratteristico, che offre formaggi e salumi del posto.
 
 

    Colpisce anche la presenza di alcuni alpaca
 
Stiamo accarezzando l'idea di andare sul Grossglockner e quindi ci dirigiamo verso valle raggiungendo Sutrio e riprendendo la SS52 Carnica che ci porta verso la Carinzia. Prima, però, si deve affrontare la salita verso il Passo di Monte Croce Carnico. E' molto bello e i tornanti sono guidati e ben tracciati. Ci sono anche alcuni tunnel in curva da percorrere prima di arrivare in cima.
 
    Si entra in Austria
 
Come mi succede sempre quando passo il confine ed entro nel sistema viario di un altro Paese, regolato da un codice della strada differente, cerco di essere "più realista del re" e di mantere un contegno ancora più ligio del solito. Osservando gli altri, si capisce come muoversi, cosa è consentito e cosa è tollerato.
Scendiamo fino a Mauthen e poi ancora dritto per Oberdrauburg (letteralmente, paese sulla Drava. La Drava è il fiume che scorre qui). A dire il vero, qui siamo in Carinzia, rimango meno colpito da ciò che ci circonda: monti, verdi prati, ma in molte valli Svizzere e anche in diversi luoghi del Cadore e dell'Alto Adige le suggestioni sono molto più intense. Poco prima di Lienz facciamo una sosta per capire cosa fare.
Mettiamo sul tavolo gli elementi: sono le 15, la strada per il Grossglockner è ancora lunga e va raddoppiata perchè bisogna anche tornare indietro, lassù il meteo è sicuramente brutto e per rientrare alla sera in albergo c'è ancora parecchio. Decisione finale. Si torna verso l'Italia: sarà per un'altra volta.
Da Lienz percorriamo la Pustertal strasse (la strada della Val Pusteria austriaca) seguendo le indicazioni per Sillian e il confine italiano.
 
    Sulla Strada100 il traffico è abbastanza intenso 
 
Rientrati in Italia da S. Candido, seguiamo la SS49 della Val Pusteria fino a che, giunti a Dobbiaco, prendiamo a sinistra per la SS51 Alemagna seguendo le indicazioni per il Lago di Landro e Cortina. Si torna a viaggiare fra le Dolomiti, non lontani dalle Tre Cime di Lavaredo. Continuiamo seguendo per il Lago di Misurina, dove decidiamo di prendere un caffè.
 
    Il Lago di Misurina è suggestivo anche col cielo coperto
       
Inevitabilmente bisogna tornare verso Cortina. Per fortuna, dopo aver superato il Passo Tre Croci ed essere arrivati in paese, riusciamo a sfilare abbastanza rapidamente dal traffico dovuto anche ai lavori stradali per le Olimpiadi dell'anno prossimo. Seguiamo quindi prima le indicazioni per il Passo Falzarego e poi per il Passo Giau e Selva di Cadore.
 


    Sul Giau
 
Passiamo sul Giau con le nuvole basse, diretti a Selva di Cadore. Ci arriviamo per fare una sosta benzina appena prima del paese, ma non prima di aver dovuto stare dietro per diversi chilometri a un grosso autobus turistico che  ha avuto parecchio da tribolare per affrontare tutti quei tornanti. Per fortuna a un certo punto almeno io sono riuscito a liberarmene. Agli altri è servito più tempo, in attesa di trovare lo spazio per poter superare in sicurezza.
Tempo di rientrare da Selva di Cadore e dal Passo Staulanza, dove un idiota con un grosso SUV rischia di ribaltarsi con una staccata al limite in curva per sorpassare a velocità ben oltre quella consentita: mai abbassare la guardia.
Alla fine, giungiamo a destinazione senza aver preso una sola goccia d'acqua: al carugo eravamo abituati a ben altro!! 
 

    Una birretta a fine giro fa tanto bene!
 
Solo alla sera, mentre siamo a cena, piove un po'.
 
 
Ovviamente a fine serata non si può che chiudere con il carugo, origine e ispirazione di ognuno degli incontri in questi 13 anni!
 
Dal link al sito di mappite si può scaricare anche la traccia GPX 
 
Domenica mattina e la strada che prendiamo è verso valle, in direzione di Longarone.
Però nei pressi di Limana seguiamo la strada che sale per la collina, verso Valmorel. Strade isolate e poco trafficate, ma che regalano degli scorci bellissimi da scoprire, riservando anche qualche chicca particolare.
 
 
Continuando sulle colline, arriviamo appena prima del Passo S. Boldo.
 
 
Questa strada che scende a valle di Vittorio Veneto e verso il fiume Soligo è detta la via dei 100 giorni: il tempo che ci misero gli austriaci per costruirla, con i suoi tornanti e le sue gallerie. Oggi si percorre a senso unico alternato.
 


Prima di rientrare alle rispettive destinazioni, passiamo a salutare il nostro amico Fabio, storico cuore e anima del Carugo e di tanti giri su queste montagne. Questo giro lo abbiamo voluto portare avanti noi, ma solo in attesa che si ristabilisca e possa tornare a ricoprire il suo ruolo, con la consueta allegria che lo contraddistingue!
 
Ecco il percorso fino al passo S. Boldo:  Forno di Zoldo-Valmorel-Passo S. Boldo
Qui su mappite si trova anche la traccia GPX 
 
Alla fine della giornata saranno altri 400km che andranno ad aggiungersi ai tanti percorsi in compagnia della mia mitica Moto guzzi Stelvio. Dopo qualche piccola defaillance che sembrava mettere in dubbio la sua affidabilità, venire qui in sella all'aquila è stato anche un test, e la Guzzona lo ha superato a pieni voti!!
 

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