domenica 17 maggio 2015

17 maggio 2015 Con la Stelvio in giro tra Emilia e Lunigiana

La giornata è molto bella e la partenza è di buon mattino. A dire il vero non ho idea di dove andare, ma salto in sella alla Stelvio e parto. La prima cosa da fare è trovare un benzinaio, che a 240 km la spia della riserva è accesa da 10km: tanto vale rifornire.
Direzione sud, SS9 Via Emilia. Nei pressi di Lodi capannelli di gente di tanto in tanto: sono assiepati a bordo strada per vedere la 1000 miglia storica che è sulla via del ritorno al Nord in arrivo da Roma.
E' bellissimo vedere quanto entusiasmo ed attesa susciti ancora questa corsa, con le sue macchine che tornano fuori direttamente dal passato, col loro rombo ormai desueto, con l'intenso odore di benzina che fa da scia, con i visi abbronzati dal sole degli equipaggi. E' un rito che si ripete tutti gli anni, prima per la gara competitiva e poi per questa sue rievocazione. Non posso non fermarmi per guardare le auto che sfrecciano: hanno tanti anni sulle spalle, ma vanno ancora che è uno spettacolo. Sono velocissime!



Potrei stare tutta la mattina ad ammirarle, visto che in realtà una meta non ce l'ho, per oggi. Alla fine, tuttavia, mi dispiacerebbe perdere una giornata di moto. Quindi riaccendo il bicilindrico a V della Stelvio e riparto verso sud. La strada presenta ormai numerosi tratti a doppia corsia per carreggiata, diverse varianti a scorrimento veloce ed anche delle "bretelle" che aggirano i maggiori centri abitati. Però il traffico di questa domenica mattina non è intenso e decido di attraversare le città, invece di passarvi intorno: Piacenza, Pontenure, Fiorenzuola, Fidenza e Parma..
Dopo Parma comincio a guardarmi intorno: pur diretto a Reggio Emilia, mi aspetto da un momento all'altro l'indicazione per Canossa.
Finalmente mi imbatto nell'indicazione nei pressi di Calerno. Lascio dunque la via Emilia e, dopo un passaggio a S. Polo d'Enza, mi basta seguire le indicazioni per "Castello di Canossa", facilmente individuabili grazie al colore marrone del cartello.


A Ciano d'Enza, una deviazione a sinistra, una salita e 8 km di strada che, dopo Rossena e il suo maniero, guidano con dolci curve verso un bivio: sul colle al di là del vallone, i resti diroccati del Castello di Matilde di Canossa.


Dal piazzale ai piedi della vecchia rocca, si gode della vista sulla vallata e sui calanchi che caratterizzano la zona.



Scattate queste foto, ritorno un po' indietro, per voltare quindi a sinistra, seguendo le indicazioni per Castelnovo nei Monti lungo la SP54. La strada si snoda fino alla SS63, la statale del Cerreto. Poco dopo l'immissione, nei pressi di Felina mi accosto per scattare questa foto al monolito della Pietra di Bismantova sullo sfondo.


La SS63 è molto piacevole, proseguo seguendo le indicazioni per Castelnovo e poi oltre, verso il Passo del Cerreto. Era dal 2011 che non tornavo da queste parti: all'epoca ero con Vecchialenza per il viaggio che mi avrebbe poi portato fino in Sicilia.
La parte che porta fino al Cerreto la percorro tallonando un GS con targa austriaca. In realtà ho la chiara sensazione che potrei passarlo abbastanza agevolmente, ma non ho nessuna voglia di ingarellarmi con alcuno. Alla sommità del Cerreto ci sono numerose moto parcheggiate.
Foto ricordo anche per la Stelvio.


Entro nel rifugio accolto dal simpatico proprietario. Vuol sapere se voglio accomodarmi in una sala con la tv dove gli altri centauri stanno attendendo di guardare la moto GP, che oggi corre a Le Mans.
Preferisco restare nella sala principale, con la moto in vista.
Un bel panino con prosciutto e formaggio mi toglie la fame.


A giudizio di molti, la Stelvio è una moto brutta. Sarà forse per la bruttezza o per il fatto che non ne girano tantissime, ma mentre mangio il panino in tanti arrivano e si fermano ad osservarla con attenzione.
Riprendo la strada per scendere verso Fivizzano: il primo tratto è molto buono, poi il fondo per diversi km è rovinato ed impone una certa cautela. Poi di nuovo torna ottimale e l'ultima parte fino al distributore Esso alle porte di Fivizzano è molto divertente. Anche perchè poi la discesa si fa meno ripida e il tracciato è più filante.
Fatto il pieno, consulto la cartina. Non so se arrivare fino alla costa, oppure cominciare a tornare indietro. Alla fine decido di esplorare alcuni percorsi che non ho mai fatto. Quindi da Fivizzano seguo le indicazioni per Licciana Nardi, a 18 km.
Non potevo mai immaginare quanto fosse divertente la strada Fivizzano-Licciana! Non è molto larga, ma presenta un tracciato vario, con tanti saliscendi, belle curve anche lunghe. Certo, non spingi al massimo, perchè quasi mai si vede molto avanti, ma le condizioni di questa strada che è di campagna sono davvero perfette! E non passa una macchina! Ottimo. Parte finale con discesa verso Licciana e bivio: a sinistra Aulla, destra Comano e passo del Lagastrello.
Non l'ho mai fatto: decido di provare.
La strada, la SP74 Massese, prima è un falsopiano guidabilissimo, poi sale verso sinistra e per il passo. E' bellissima, veloce, curvosa, da terza piena e quarta. Il motore della Stelvio suona "pieno" e potente. Uno spasso! Anche il panorama, con i monti ricoperti dai boschi, è molto suggestivo.


Traffico letteralmente inesistente: i tornanti quindi li faccio con un grande senso di tranquillità, anche perchè il manto stradale è in condizioni ottime! Arrivo al Lagastrello.


Subito dopo che riparto da questo punto, dopo essermi lasciato sulla destra il lago artificiale, la strada presenta subito dei tratti senza asfalto, con pietre grosse livellate. Certo inaspettata questa situazione, vista la strada perfetta finora. Comunque dopo poco torna ad essere in buone condizioni. Sul passo avevo consultato la mappa e mi dirigo quindi verso Rigoso e Monchio delle Corti. Comunque in generale le indicazioni dicono Parma: è  la mia direzione e la seguo.
Passato Monchio delle Corti, con strada tutto sommato buona, fatta eccezione per qualche piccola sconnessione che però non disturba particolarmente, la strada risale fino al Passo del Ticchiano, sopra Corniglio.


Ridiscendo verso Corniglio. Giunto a Corniglio, godendomi i bei panorami delle vallate verdeggianti, un bivio indica Berceto verso sinistra. Imbocco la strada per località Bosco. Da qui fino quasi a Berceto SCONSIGLIO VIVAMENTE di percorrerla. E' in pessime condizioni, con improvvisi tratti del tutto privi di asfalto praticamente per nulla segnalati, anche in piena curva: da normale, improvvisamente l'asfalto letteralmente scompare per fare posto a tratti di diverse centinaia di metri ricoperti solo da detriti. Comunque lungo il tratto tra Bosco e Berceto c'è il Passo del Sillara.


Finalmente giungo sulla SS62 della Cisa. Scendo verso Berceto e continuo lungo la strada della Cisa, verso Parma. Le condizioni del fondo sono discrete: il tracciato è molto bello, ma la ghiaietta è sempre in agguato.
Continuo fino quasi a Parma e poi, guidando controsole verso Nord, ripercorro a ritroso la Via Emilia diretto a casa.
Alla fine, come spesso succede, dal non sapere dove andare, ho finito col percorrere diverse centinaia di km, scoprendo anche luoghi dove non sono mai stato.
Ecco a fine giornata il conto dei km sul display della Moto Guzzi.


Giro in Emilia e Lunigiana


domenica 10 maggio 2015

9 e 10 Maggio. In giro con la Guzzi: Tonale e Col de Joux

Dopo i recenti km fatti in sella alla Bonnie, questo fine settimana è toccato alla Stelvio mettere le ruote in strada per macinare km.
Il meteo si preannunciava perfetto per andare in giro. Inizialmente avevo programmato di fare un giro al Parco Nazionale del Gran Paradiso, ma dopo aver appreso che il colle del Nivolet è ancora chiuso, ho dovuto cambiare i programmi.

SABATO, 9 MAGGIO
Alla fine ho deciso per questo giro:

Milano-Rivolta d'Adda-Rovato-Iseo-Passo Maniva-Bagolino-Lago d'Idro-Madonna di Campiglio-Campo Carlo Magno-Dimaro-Passo del Tonale-Edolo-Iseo-Rovato-Milano



La Rivoltana SS14 verso Brescia. Poi, dopo Chiari, su per Iseo. Ad Iseo seguo le indicazioni per Polaveno: ricordavo questa strada dopo averla fatta in discesa tornando dal Rebel di Settembre 2014. Questa volta la faccio a salire, seguendo le indicazioni per Gardone Val Trompia.
La strada è trafficata e abbastanza fastidiosa. Molte sono le moto che si incontrano: sono un po' tutti in giro per godersi le curve in questa meravigliosa giornata: chi più placidamente, chi più aggressivo. Sinceramente non amo molto questo secondo tipo di motociclisti, che scambiano la strada per una pista.
La strada della Val Trompia all'inizio è trafficata e poco entusiasmante, ma dopo Collio comincia a salire bene e curvare e comincia a diventare divertente. A dire il vero, il traffico è comunque un problema, dal momento che proprio dove sarebbe più bello arrotondare le curve e "lasciar scorrere" la Stelvio si finisce sempre col trovare un auto o, peggio ancora, un trattore. Prudenza impone di rispettare il codice e così faccio. Man mano che la strada sale si libera un po'. Le condizioni del fondo sono ancora buone. E anche la vista non è male. Là davanti il Maniva...


Supero il bivio che porta al Crocedomini, ovviamente chiuso... e proseguo fino all'ampia spianata in cima al Passo Maniva.
Alcuni enduristi con targa della Repubblica Ceca fanno numeri incredibili con le loro moto, cariche all'inverosimile..


Parcheggio la Stelvio in modo che possa godersi la scenografica vita verso la vallata del Lago d'Idro.


La discesa verso Bagolino non è un granchè: il fondo stradale è estremamente rovinato e sconnesso, oltre che spesso stretto: non è poi così divertente scendere a valle. 
Giunto al bivio in fondo alla discesa, a sinistra si sale verso il Passo Crocedomini, a destra si scende verso il lago d'Idro. La discesa, da qui in avanti, è molto divertente e scorrevole, e l'ultima parte del tracciato, affacciata sul lago, regala scorci molto suggestivi.
A Lodrone la strada si immette sulla SS237 del Caffaro, che sale verso Campiglio. Nei pressi di Tione anzichè proseguire verso destra, per la Val di Ledro, mi immetto sulla SS239. 
Nei pressi di Pinzolo, quando sono le 13.30 circa, decido di fare una sosta per mangiare un boccone.
Da fuori noto una BMW R100 color rosso, parecchio modificata: può essere solo quella di Gionny Giò
Entrato in pizzeria infatti lo trovo a pranzo con altri due motociclisti. Quattro chiacchiere, dopo la sorpresa, poi loro riprendono la strada.
Consumato il pranzo, guardo il cielo e verso il Tonale dei nuvoloni neri si addensano. Decido comunque di proseguire verso Madonna di Campiglio: poi si vedrà. Pochi km più in alto, quando delle belle curve punteggiano il tracciato, un incidente tragico tra due moto era successo da pochi minuti: un VStrom che scendeva si è scontrato da pochi minuti con una Yamaha di un centauro tedesco. In seguito, con una ricerca sul web, apprendo che il tedesco purtroppo non ce l'ha fatta.
Abbastanza toccato, proseguo tra i detriti e i soccorritori. Madonna di Campiglio è vicina.


Anzichè passare dal tunnel che aggira il piccolo centro abitato, preferisco scendere sulla destra e attraversarlo passsando da sotto, ai piedi degli impianti che salgono al monte Spinale.


Continuo a salire verso il passo di Campo Carlo Magno, a monte dell'abitato della prestigiosa località sciistica.


Dopo inizia la discesa. La strada è in ottime condizioni e da affidamento.
Supero Folgarida e la discesa continua verso Dimàro. Al bivio trovo a destra l'indicazione per il Passo della Mendola, a sinistra quella per il Passo del Tonale. Decido di continuare secondo il piano originario, confortato in questo anche dalle rassicurazioni di un paio di motociclisti fermi al benzinaio Repsol poco più avanti: confermano che sul Tonale non piove.


C'è prima da percorrere la fondovalle, verso il Bivio per Marilleva 900 e 1400. Poi inizia la salita verso il Passo del Tonale: è davvero una gran salita, con curve scorrevoli e filanti, tonde e ben disegnate. Si sale con paicere e la Stelvio va che è una bellezza!
Eccola al Passo del Tonale.


Il Sacrario Militare costruito nel 1936 per commemorare 847 soldati caduti sul fronte in questa zona è imponente...


Riprendo la marcia scendendo verso Edolo: anche da questo versante la strada e il tracciato sono sfiziosi e divertenti. Bella scoperta, il Tonale.
A Ponte di Legno il bivio a destra per il Passo Gavia, verso Santa Caterina Valfurva: ma non è transitabile.
Più avanti, sempre verso destra, anche il Passo del Mortirolo è chiuso.
A Edolo si pone il dilemma: salire verso Aprica e sbucare in Valtellina, oppure scendere verso sud. Il piano iniziale prevedeva il passo del Vivione e decido di seguirlo. Anche perchè non ho voglia di sorbirmi la fondovalle della Valtellina.
Peccato che dopo Malonno, alla rotonda dove inizierebbe la strada che porta  a Schilpario e al Vivione, un cartello indichi a chiare lettere che il passo è chiuso. Come me, anche altri due motociclisti devono rinunciare. Peccato. E' la seconda volta che, giunto nei pressi, devo rinunciare a fare il Vivione.
A questo punto, visto che ho tempi un po' ristretti per rientrare a Milano, faccio la noiosa, seppur scorrevole fondovalle con gallerie che porta verso Iseo e Rovato, per poi seguire la Rivoltana fino a Linate. Per oggi direi che non mi sono fatto mancare i km.

DOMENICA, 10 MAGGIO
Sveglia presto e direzione A4 fino a Marcallo. Direzione Castano Sud. Incontro con Peo.


Poi discesa verso Novara per prendere Ste Speed.


Quindi su verso Ghemme e Gattinara, con salita verso Pray da S. Maurizio. Prima a Romagnano ci incontriamo con Vale e Molli.



Cominciamo da qui a fare tutte le strade curvose che si snodano sulle montagne alle spalle di Biella, passando per Pray e Valle Mosso. Sfioriamo le zone della Panoramica Zegna e ridiscendiamo verso Ivrea. I panorami sono bellissimi, ma purtroppo non c'è modo di fermarsi per scattare qualche foto: c'è abbastanza traffico, soprattutto di moto, e fermarsi dove sarebbe opportuno non è una grande idea. Peccato. Il tracciato è davvero divertente, ma il fondo stradale non sempre è il massimo. Comunque la Stelvio si comporta ottimamente.
Sbuchiamo comunque nei pressi di Ivrea, nella zona di Quincinetto.
Da qui seguiamo la fondovalle SS26 della Valle d'Aosta: abbastanza dritta ed anche trafficata. I tratti di saliscendi e curve, tipo nella zona del Forte di Bard e un po' oltre, non riusciamo a farle come meriterebbero.
Peo fa strada e "attacchiamo" la salita del Col de Joux da St. Vincent. In basso è stretto e trafficato. Man mano che si sale però si susseguono i tornanti e il divertimento è totale! A destra la vallata offre scorci bellissimi!


Ste Speed e Peo se la godono alla grande. Arriviamo in cima..



Pensavamo di arrivare tardi, ma alla fine alle 13.30 siamo su ed è il momento di rifocillarsi alla grande!!!



In cima, ai piedi della pista da sci, si trovano due chalet dove si può mangiare ottimamente e godere del magnifico sole. Oppure ci si pò adagiare all'ombra per una pennica ristoratrice. Ci sono giochi per i bimbi e un laghetto dove imparare i primi rudimenti del golf... oppure pescare.
E' pieno di moto e motociclisti... ma quassù arriva un po' di tutto!


Prima di ripartire, un'ultima foto al magnifico panorama..


Ridiscendiamo dalla parte di Brusson. La strada, all'ombra, non è il massimo: a parte problemi di visuale dovuti ai giochi d'ombra, il fondo stradale è abbastanza malmesso e pieno di tratti con ghiaietta in traiettoria. Non mi è piaciuto molto. Anche passato Brusson, il panorama è bello, ma la strada sempre piena di tratti sporchi e abbastanza sconnessi. Scendiamo a Verrès e di qui riprendiamo la strada fondovalle verso Quincinetto. Il caldo e la voglia di rientrare verso casa portano me e Peo a prendere l'autostrada. In 1 ora e poco più siamo a casa. 
Grande giornata, con posti dove sono stato poche volte e il Col de Joux, vera scoperta, percorso per la prima volta: di sicuro un posto dove tornare, magari con la stessa bella compagnia.

Giro verso la Valle d'Aosta e il Col de Joux

domenica 3 maggio 2015

2015, Fine Aprile - Giro al Nord Est verso Trieste


Verso Trieste e Redipuglia



Si parte da Treviso con calma per andare verso Trieste. Lungo la SS14 dopo pochi Km ci sorprende la pioggia. Non inattesa, sia chiaro, ma confidavamo di poterla scampare. Le nostre qualità di interpreti del meteo lasciano evidentemente a desiderare.
La faticosa attività di indossare gli antipioggia porta via un po' di tempo.
Riprendiamo la strada. E' dritta, presenta numerosi rettilinei, attraversa campi allagati e corre verso Latisana tagliando la pianura. Nonostante numerosi cartelli mettano in guardia dagli autovelox, non mi sembra di averne rilevati. Nei pressi di Cervignano del Friuli voltiamo verso destra, per "scendere" verso Aquileia, con le sue antiche rovine che riportano all'epoca Romana. La strada prosegue dritta e attraversa la laguna grazie ad un lungo ponte che permettere di raggiungere Grado.
Attraversiamo la città costeggiando gli imbarcaderi e le pinete: il cielo è grigio, ma la laguna esercita comunque un certo mesto fascino.
Attraversiamo la zona della foce dell'Isonzo, diretti ancora ad est. Senza rendercene conto, ci sfugge la deviazione per Redipuglia. Pazienza. Continuiamo verso Monfalcone. I suoi imponenti cantieri navali si frappongono tra la strada costiera ed il mare. Qui Fincantieri ha costruito molte delle navi più grandi e più belle del mondo, che solcano i mari e portano ovunque il vanto della cantieristica navale italiana.
La strada, la SS14, comincia a somigliare sempre più ad altre vie costiere italiane, come l'Aurelia in Liguria o la strada della costiera Amalfitana, in Campania: saliscendi, curve, la roccia dal lato sinistro e sul lato destro, con alcuni strapiombi, il mare. Vegetazione tipicamente mediterranea, costituita perlopiù di ginestre e pini marittimi.
Ecco la vista da Duino.


Poco più avanti inizia la discesa verso il Castello di Miramare. In fondo, una svolta a destra porta al lungomare. Dopo aver percorso circa mezzo km a ritroso, lasciamo le moto e ci incamminiamo a piedi verso il castello, costruito su uno spuntone di roccia proteso sul mare.




Il monumento è invaso da scolaresche. I ragazzi sciamano all'interno del rigoglioso parco che circonda la struttura e approfittano per farsi degli autoscatti nei posti più scenografici.
La vista dal piccolo porticciolo è decisamente suggestiva.


Tornati alle moto, decidiamo di lanciare una sfida al cielo "Non pioverà più!", ci ripetiamo per auto convincerci. A riprova della nostra fiducia, sfiliamo gli antipioggia e li riponiamo nel capiente bauletto della Ducati di Nessuno13.
OVVIAMENTE, fatti non più di 500 metri, riprende a piovere. I pochi km che ci separano da Trieste li facciamo quindi sotto l'acqua.
Finalmente arriviamo in città. Non ci ero mai stato: conosco ormai molti luoghi della nostra meravigliosa penisola, ma queste zone mi sono del tutto nuove e questo da al giro di oggi anche un senso di novità e di scoperta.
Ecco la meravigliosa Piazza dell'Unità d'Italia, affacciata direttamente sul mare.


Sulla destra l'edificio del Lloyd Triestino, di fronte il Municipio e sulla sinistra il palazzo della Luogotenenza austriaca (attualmente sede della Prefettura).
Qui sotto, la vista verso il mare, coi due pennoni di 25 metri sovrastati da due alabarde, simbolo di Trieste.


Impossibile non scattare una foto alla statua del Bersagliere: immortala il Bersagliere che il 3 novembre 1918, davanti alle ragazze di Trieste, porta sotto San Giusto la sospirata bandiera tricolore d'Italia, simbolo della libertà della città dalla dominazione austro-ungarica. Sulla destra il molo Audace, così chiamato dal cacciatorpediniere che il 3 novembre del 1918 attraccò in città a guerra conclusa. Più indietro, appena visibile sulla collina, il Faro della Vittoria.


La Randagia anche a Trieste!


Dopo uno spritz, è il momento di rimettersi in marcia.



L'idea di partenza sarebbe di andare verso l'Istria, ma il cielo non promette nulla di buono in quella direzione. Decidiamo quindi di salire sulle colline alle spalle della città per andare a visitare un luogo di grande importanza storica e di grande impatto emotivo. La Foiba di Basovizza, sulle alture che sovrastano Trieste, è monumento nazionale. 
Durante i giorni dell'occupazione Jugoslava, nel maggio del 1945, i partigiani comunisti di Tito utilizzarono questo vecchio pozzo minerario per gettarci dentro, spesso ancora vivi, prigionieri, civili, militari, poliziotti. Venivano giustiziati sommariamente, spesso seviziati, legati tra loro col fil di ferro e precipitati nella voragine.




Riprendiamo la strada con un grande senso di mestizia.


Arriviamo a Lipica e passiamo il confine con la Slovenia. Benzina a 100 ottani a 1,40€!


Oltre non ci spingiamo, dal momento che il meteo non promette nulla di buono. Inoltre dobbiamo rientrare a Treviso per cena.
Un breve raccordo autostradale non a pagamento ci riporta rapidamente verso Monfalcone.
Di qui, lungo la SS55, si arriva al Sacrario Militare di Redipuglia, in provincia di Gorizia. Il monumento è segnalato solo a partire da pochi km prima di giungervi: non molte indicazioni aiutano a raggiungerlo: un vero peccato.


Una volta sul posto, arrivando da Monfalcone, sulla destra si trova questo immenso memoriale che scende dalla collina.


Dal 1938, quando venne costruito, custodisce i resti di 100.000 soldati italiani morti nella Grande Guerra, quella del 1915-1918. I gradoni si susseguono, costellati dai nomi dei caduti. Ben 60.000 sono i militi la cui identità rimane ignota. Qui sotto la tomba del Duca d'Aosta, comandante della III° Armata.


Alle sue spalle, la scritta PRESENTE ci ricorda che chi è caduto per la Patria non muore mai.


L'iscrizione sulla lapide rinnova l'invito ad aver cara la Patria, in ricordo e per rispetto di quanto sono caduti per Lei.


Lasciata Redipuglia, ci dirigiamo verso la cittadella di Palmanova, in provincia di Udine. Fermiamo le moto al limitare della piazza centrale: oltre non si può andare in quanto l'area è chiusa al traffico veicolare.


Come mostrato dal manifesto che ho fotografato, è caratterizzata da una cinta muraria che le conferisce una caratteristica forma a stella.


Sulla via del ritorno per fortuna non solo non piove più, ma addirittura spunta un bel sole che ci accompagna verso Codroipo. Per la precisione, a Rivolto. Qui, oltre a far base la Pattuglia Acrobatica Nazionale dell'Aeronautica Militare (le Frecce Tricolori) si trova la meravigliosa ed immensa Villa Manin, dimora dell'ultimo Doge di Venezia.


Prima del rientro a Treviso, un altro memoriale lungo la strada. In alto i versi finali della "Canzone del Piave": non passa lo straniero!


Purtroppo nei giorni seguenti il tempo non è stato dalla nostra parte: non tanto il freddo, quanto la nebbia ci ha, di fatto, precluso la possibilità di andare in moto sull'Altopiano di Asiago e in altri luoghi che hanno fatto la storia della Grande Guerra.
Abbiamo quindi privilegiato l'aspetto... enogastronomico. 
Sosta all'osteria Varaschin a Ponzano Veneto, per un aperitivo decisamente "da campioni"!




Poi verso Possagno, paese natale di Antonio Canova, su cui veglia l'imponente Tempio. Purtroppo era chiuso e non abbiamo potuto visitarlo.


Come si vede, il meteo non è dei migliori. Tuttavia siamo saliti in auto sul Monte Grappa, dove le testimonianze sono innumerevoli. Sul Col Moschin ho scattato queste altre due immagini.



Il 2 maggio invece il meteo permane incerto, ma sembra che non piova. Optiamo allora per un giro in zona Valdobbiadene, tra le vigne dove nasce il prosecco. 
Sempre bello fare il percorso del Montello che da Nervesa della Battaglia porta a Montebelluna con un percorso di una decina di km caratterizzato da un po' tutte le tipologie di tracciato: tornanti, curve aperte, salite e discese.
Pre-pranzo sotto Valdobbiadene. Veramente avremmo anche potuto finire qui la giornata!!!



Si riparte! On board camera!


Ci dirigiamo verso Feltre e consumiamo il pranzo nella grande Birreria di Pedavena. Il Croce d'Aune con le sue belle curve, appena sopra Pedavena, non promette nulla di buono. Decidiamo di scendere verso Valdobbiadene nuovamente. Poi, molto piacevole e scorrevole, percorriamo la SP36 verso Combai e Cison di Valmarino. Poi diventa SP35 e porta verso Revine. Di qui, SS51 che costeggia la A27. La salita del Fadalto, verso il Lago di S. Croce, è davvero fantastica. Non è lunghissima, ma è larga e costellata di curve ampie e ben disegnate: ricorda alcuni passi svizzeri, seppur in piccolo. Al curvone con vista sul lago ci sono molti motociclisti: sono soliti fare sosta qui dopo le pieghe del Fadalto.
Ad uno chiediamo di scattarci una foto di gruppo.


Proseguendo lungo la SS51, poco dopo la fine settentrionale del lago si sale a sinistra, per andare al Nevegal.


Una strada che è quasi bianca ci porta da Nevegal al Passo San Boldo..


L'inizio della discesa dal S. Boldo. C'è un semaforo che regola il traffico, perchè i tornanti in galleria della strada costruita in appena 100 giorni dagli austriaci sono troppo stretti.


Una volta a valle, torniamo verso Follina per il rientro verso casa.
Ecco qui sotto il giro della giornata.

Valdobbiadene, Fadalto, Nevegal e Passo di S. Boldo



Sono stati giorni di incertezza meteo, nonostante si sia in avanzata primavera. Le intenzioni erano di fare molta più strada e di vedere i luoghi che hanno fatto la storia della I° Guerra Mondiale in Italia. Sebbene non tutti, i posti visti sono stati comunque molti, belli e suggestivi. La compagnia e l'ospitalità degli amici è stata incomparabile e al tirar delle somme ci siamo divertiti tantissimo. Speriamo presto di completare il giro con i luoghi non visti questa volta!

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